Senza fine: a tu per tu con Ornella Vanoni

Se dal 1961 Senza fine è uno dei popolarissimi brani contenuti nell’album d’esordio del cantautore genovese Gino Paoli, che lo scrisse ispirato da Ornella Vanoni, con la quale ebbe allora una relazione, sessant’anni dopo fa da titolo ad un documentario che la cineasta Elisa Fuksas – autrice, tra l’altro, di Nina – dedica proprio a colei che ci ha regalato, tra le altre, Tristezza e L’appuntamento.

Canzone, quest’ultima, che, a quanto pare, la Ornella nazionale non apprezza affatto, stando a ciò che afferma nel corso della circa ora e venti di visione immersa in una località termale, in un hotel anni Quaranta dove la macchina da presa fuksasiana indaga sulla sua intimità.

Mentre ricorda come sui vent’anni fosse timidissima e ci parla sia del rapporto con il proprio cagnolino che della depressione, da lei definita una gabbia terribile.

Ma sempre con la consueta ironia che l’ha fatta a suo modo distinguere nel mondo dello spettacolo; di cui, tra gli altri, ricorda i compianti colleghi Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci. Oltre a dispensare l’esilarante racconto dell’incontro con il sopra menzionato Paoli.

E, nel mucchio, sono Eternità, Un’ora sola ti vorrei, Una ragione di più e, ovviamente, Senza fine a caratterizzare parte della colonna sonora che accompagna una circa ora e venti di visione cui prendono parte, inoltre, i cantautori Samuele Bersani e Vinicio Capossela impegnati a scherzare con la Vanoni sulle loro armi di seduzione.

Una Vanoni che rivela come fagociti piatti di pasta di notevoli dimensioni quando è molto nervosa e che, vivendo sola da quando, a sessantadue anni, ebbe una delusione, non nasconde affatto di sentire la mancanza della tenerezza.

Man mano che all’intervista vengono alternati vecchi filmati in bianco e nero e che, nell’immortalare anche la maniera in cui la stessa Fuksas riesce a rapportarsi non senza difficoltà con la cantante, la camera comincia a far assumere al tutto un forte sapore metacinematografico.

Rendendo Senza fine un non troppo coinvolgente elaborato in fotogrammi che, sicuramente interessante più agli occhi dei fan vanoniani che a quelli del resto degli spettatori, sembra individuare il proprio maggiore punto di forza nel curioso e, a suo modo, strambo personaggio spesso fuori controllo che da sempre è l’artista stessa… con il momento maggiormente riuscito e poetico nella sequenza in cui la vediamo osservare su uno schermo se stessa, da giovane, che si cimenta in un’intonazione di Domani è un altro giorno.

 

 

Francesco Lomuscio