Giulio Spagnolo: la bellezza di questa beata società

Giulio Spagnolo, da Lecce, nuova voce e nuova bellezza da restituire alla musica italiana che nasce nuova in questo tempo altrettanto nuovo… nuovo di una società sempre più spesso messa alla gogna del giudizio critico, intelligente e artistico dei cantautori. “Beato chi” sembra essere un disco ricco di spirituale emancipazione, di accettazione… dentro un suono per niente vecchio, per niente umile a volte… sa il fatto suo, sa bene come mettere a nudo l’uomo e questo dannato tempo che viviamo.

Noi iniziamo sempre parlando della bellezza cercando anche di andare 
oltre. Per Giulio Spagnolo, vetrine a parte, cos’è la bellezza?
L’ho sempre intesa come l’ingrediente segreto di una ricetta, segreto perché preferisco la bellezza nascosta nell’anima della persona, quella che non compare subito e che bisogna indagare un po’ di tempo per scoprirla. La bellezza esteriore è a portata di qualsiasi occhio.

Questo disco la indaga molto e parliamo di bellezza sociale… la 
beatitudine forse è un momento in cui si raggiunge la bellezza secondo te?
Il punto principale è un “dipende”, dipende da cosa vogliamo fare apparire per bello e per cosa viene intesa la bellezza nella società, essendo strettamente soggettivo il concetto di bellezza credo che solo la stessa società possa sfatare questo dubbio.

E in fondo il titolo ci chiama la domanda: secondo te oggi chi è beato?
Questo brano è stato il modo pseudo ironico per affermare che paradossalmente sono beate tutte quelle persone che non si pongono uno scrupolo, chi vive avvolto nel proprio materialismo, chi non ha alcuna responsabilità e che per conseguenza vedrà annerire la propria anima senza alcuna consapevolezza.

E se l’estetica conta, queste luci scure, questo blu che torna… ha un 
senso?
Le luci sono l’atmosfera, per il contesto scenico che ha l’album credo che siano davvero ben equilibrate nel concetto rappresentativo, un mood molto teatrale che passa dalle allegorie circensi ad una ciurma di pirati per poi scoprire suoni quasi futuristici. Ci ho tenuto molto a questa scelta dei colori per il blu del mare e per il rosso delle taverne piratesche.

E che bello il video… anche le maschere e il teatro hanno il loro 
ruolo nella vita come nella tua musica?
Decisamente si, sono del parere che la nostra identità sociale venga ogni giorno mascherata da noi stessi, il tutto si suddivide per due categorie: i pessimi attori e gli ottimi attori.
Con la musica si possono mandare messaggi molto forti ma anche camuffarli, distorcerli, mi piace teatralizzare un brano in contesto audiovisivo.

https://open.spotify.com/album/4TGyhIi4obNN7OXh2L34sp?si=fc10bda3d8484309