Le Foto di Gioia di Lamberto Bava

Dopo i due classici del terrore Dèmoni e Dèmoni 2… L’incubo ritorna del biennio 1985/86, Lamberto Bava ci regala una serie di thriller quali Morirai a Mezzanotte del 1986, Le Foto di Gioia del 1987 e Body Puzzle del 1992. Oggi voglio parlarvi proprio del secondo di questi tre film, ormai considerati dei cult dagli estimatori del regista romano e del giallo all’italiana. Basandosi su una sceneggiatura di Luciano Martino, che già aveva lavorato col padre di Lamberto, Mario, nel classico con Christopher Lee del 1963 La Frusta e il Corpo, e auto citando più volte il suo La Casa con la Scala nel Buio del 1983, Bava jr. ci regala un prodotto divertente e patinato, ambientato nel mondo delle riviste per soli uomini, dirigendo un cast che vede sopra tutti l’allora trentenne Serena Grandi, accompagnata da nomi del calibro di George Eastman, David Brandon, Karl Zinny, Capucine, Daria Nicolodi e persino Sabrina Salerno, allora al suo massimo apice di popolarità. Girato interamente a Roma, il film è prodotto dalla Dania Film dello stesso Luciano Martino.

La pellicola si apre con le sensualissime foto della desnuda Serena Grandi, alias Gioia, che mostra le sue grazie sul bordo della piscina, indicandoci subito come la sottotrama erotica sarà presente e costante per tutta la durata del film. Gioia è un ex fotomodella hard che eredita dal marito una famosa rivista per soli uomini , Pussycat, ed un ingente patrimonio che l’uomo le lascia dopo la morte. La donna non posa più senza veli ma dirige la rivista, contornata dai suoi fedeli collaboratori come il fratello Tony, il fotografo omosessuale Roberto, la governante Evelyn, e tutta una serie di modelle e soubrette che gravitano intorno alla sua lussuosa villa. Davanti a lei abita un ragazzo paraplegico, Mark, che passa le sue giornate a spiarla col cannocchiale e a chiamarla per manifestarle la sua ammirazione, talvolta anche un po’ spinta. Una sera Mark chiama Gioia per informarla di aver assistito al delitto di una modella proprio davanti alla sua piscina; la donna, appoggiata anche da Evelyn, non dà peso a quelle che pensa siano le farneticazioni di un uomo malato, ma qualche giorno dopo si scoprirà che la giovane è morta davvero, e comincerà così una scia di sanguinosi delitti che riguardano modelle appartenenti alla scuderia di Gioia. Il sadico assassino, prima di far ritrovare i corpi delle vittime, invia alla donna delle foto che ritraggono i cadaveri messi in posa davanti ad alcuni vecchi scatti hard del passato di Gioia, proprio quelli che scorrevano davanti ai nostri occhi all’inizio. Si tratta di una minaccia? Perché quei delitti collegati a quelle fotografie? L’ispettore Corsi e la sua squadra si troveranno ad indagare ma brancolano nel buio, finchè la verità non verrà a galla da sola, lasciando tutti sbigottiti grazie all’ottimo colpo di scena finale, molto ben architettato da Bava.

Le foto di Gioia non è certamente il miglior film del Maestro, ma guardandolo si torna a respirare tutta quell’atmosfera che mi fa capire come mai i nostalgici come me si sentano ancora tanto legati ai prodotti Anni Ottanta. La musica, gli abiti con le spalline, le soubrette, i balletti, un certo tipo di glamour, tutto concorre a rendere la visione decisamente gradevole. E laddove i maschietti apprezzeranno senz’altro le curve abbondantemente ostentate senza alcun velo dalla Grandi e dalla Salerno, io mi compiaccio maggiormente dei bellissimi espedienti visivi che ci mostrano le vittime attraverso gli occhi dell’assassino, con volti mostruosi e deformi di grande forza, eseguiti dalle sapienti mani di uno dei mostri sacri del trucco scenico, il napoletano Rosario Prestopino, noto per aver prestato la sua opera a registi del calibro di Lucio Fulci, Michele Soavi, Ruggero Deodato. Nel comparto tecnico di questo film si noteranno poi altri grandi nomi, come quello di Antonello Geleng alla scenografia e di Simon Boswell alle musiche. A proposito di musiche, una piccola curiosità: ad interpretare il tema principale del film, scritto e musicato appunto da Boswell, è la stessa Serena Grandi, che qui sfoggia quindi non solo le sue evidenti doti fisiche, ma anche quelle attoriali e canore, sebbene sicuramente meno d’impatto!

E non importa se il film pesca a piene mani dai clichè del genere, come ad esempio  il paraplegico che spiando diviene testimone oculare di un delitto, di fin troppo immediata hitchcockiana memoria, o i finti morti, o i depistaggi verso quelli che sembrerebbero gli assassini più probabili per allontanare il pensiero da quello vero; quel che conta è che Bava è riuscito pienamente nell’intento di regalarci un thriller con una discreta tensione, un notevole tasso erotico e un intreccio appassionante e non scontato né prevedibile.

Protagonista indiscussa della pellicola l’attrice bolognese Serena Grandi, allora in splendida forma, le cui curve abbondanti erano già una garanzia nel cinema italiano, essendo state mostrate e valorizzate, tra gli altri, dal re del cinema erotico del Bel Paese, Tinto Brass, nel suo Miranda del 1985. La Grandi però non si era dedicata solo all’hard, avendo preso parte a film di registi quali Dino Risi, Umberto Lenzi, Eriprando Visconti, Roberto Benigni, Sergio Martino, Luigi Cozzi, ed aveva già avuto il suo battesimo nell’horror nel 1980, nel cult immortale di Joe D’Amato Antropophagus. Si dà il caso che il feroce cannibale che nel film di Massaccesi le estirpava il feto dal grembo per mangiarselo fosse interpretato proprio dall’attore che qui interpreta il suo amante, e col quale la Grandi ci regala una scena nella vasca ad alto tasso erotico: George Eastman, alias Luigi Montefiori, che interpreta Alex, un amante appassionato ma avvolto da luci ed ombre. Altro nome iconico del Genere italiano è quello dell’irlandese David Brandon, che con la Grandi aveva già recitato in Malamore di Eriprando Visconti del 1982. Molto noto nel cinema italiano dell’epoca, Brandon è legato a film quali Deliria di Michele Soavi (1987), La Casa 5 di Claudio Fragasso (1990), e Per Sempre dello stesso Lamberto Bava (1987). Qui nel ruolo di un fotografo omosessuale, Brandon, come tutti gli altri, avrà buoni motivi per essere inserito nella lista dei sospettati. Ad interpretare il giovane paraplegico Mark troviamo Karl Zinny, la cui somiglianza col leader dei Rolling Stones Mick Jagger è impressionante e gli regala un certo fascino malsano. Zinny è ricordato per aver preso parte nel 1985 a quello che è considerato a furor di popolo il capolavoro baviano per eccellenza, Dèmoni, dove faceva da spalla ad Urbano Barberini. Altera e malevola è Flora, l’avversaria di Gioia, che vuole sottrarle a tutti i costi la sua rivista per sbaragliare la concorrenza, ma anche perché soffre a causa del suo amore non corrisposto per la bella rivale; ad interpretarla l’attrice e modella francese Capucine, che morì tre anni dopo le riprese. Ed infine non si può non ricordare nel ruolo di Evelyn, la devota governante factotum di Gioia, la meravigliosa Daria Nicolodi, che aveva già lavorato con Lamberto sul set di Schock di Mario Bava (1977), dove lui era aiuto regia. Il suo personaggio austero e glaciale ricorda quello di Frau Brückner, da lei interpretato solo due anni prima in Phenomena di Dario Argento. Insomma, un cast assolutamente notevole, in cui Bava decide di inserire anche la stella nascente della televisione e della musica disco italiana Sabrina Salerno, rigorosamente senza veli, appena ventenne, nel ruolo di una delle modelle che finirà nel mirino dell’assassino.

Oltre ai famosi studi De Paolis di Roma, come location principale del film è stata utilizzata l’elegante villa Olgiata 2, che è considerata un luogo iconico del cinema italiano per essere stata set di moltissimi film tra cui ad esempio Al Lupo al Lupo di Carlo Verdone o Romanzo Criminale di Michele Placido. Le riprese si sono svolte interamente a Roma. Le Foto di Gioia è forse il più eroticizzante tra i film del Maestro romano, e la sceneggiatura è scritta su misura per esaltare le giunoniche forme delle sue protagoniste, strizzando l’occhio al mondo della moda reso già celebre nel thriller di Carlo Vanzina del 1985 Sotto il Vestito Niente. Qualche atmosfera che si potrebbe definire argentiana c’è, ma, a differenza di Dario, Lamberto non ama focalizzarsi troppo su omicidi truci e sanguinolenti, puntando più sulla costruzione della pista che dovrebbe portarci, tra un trabocchetto all’altro, alla tanto sospirata identità dell’assassino, o assassina che dir si voglia.

Sebbene non sia ricordato per essere uno dei capisaldi della filmografia di Bava Jr., Le Foto di Gioia rivela comunque le buone capacità registiche del maestro, la sua estrema confidenza con la macchina da presa, la sua ottima capacità di dirigere gli attori e di realizzare delle belle composizioni narrativo – visive. Inoltre di questo film si ricorderanno senz’altro gli effetti, mostrati attraverso luci distorte molto fluo che ci trasportano quasi in un mondo surreale, quello in cui, a quanto pare, vive l’assassino, come se egli stesso si distaccasse dalla realtà e la vedesse distorta solo nei momenti in cui decide di compiere un delitto. Insomma, se avete voglia di un bel giallo sexy d’autore, circonfuso di un erotismo soft e mai volgare, a firma  di un regista che sa il fatto suo, immergendovi in un clima che più eighties non si può, ecco, allora questo fa sicuramente al caso vostro. Lasciatevi trasportare dall’estro visionario di Lamberto Bava, dalla sensualità delle sue interpreti e dalla follia ossessiva del killer, e non potrete che rimanere soddisfatti da questo piccolo film sicuramente non scevro da difetti, ma che si fa ancora voler bene dopo quasi 40 anni.

https://www.imdb.com/title/tt0093043/

Ilaria Monfardini