Mondospettacolo incontra il rocker Emil Spada

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Mondospettacolo incontra il rocker Emil Spada, uno degli artisti sicuramente più interessanti nel panorama musicale italiano.

Ciao Emil, benvenuto su Mondospettacolo, musica rock, musica che entra dentro, la tua, ti ho ascoltato e mi hai colpito, in particolare il brano Cosa di lamenti, per due mesi in classifica della top ten degli emergenti…

Ciao Ilaria, grazie a te, è sempre un piacere poter condividere il proprio pensiero e le proprie emozioni fino ad arrivare al cuore delle persone; credo sia il motivo per cui ogni artista “regala” al prossimo un pò della propria anima. “Cosa ti lamenti?” è il pezzo più “Old school” dell’EP, e volevo arrivare diretto alle persone, senza troppi giri di parole, per questo la scelta per il lancio è ricaduta su questo brano.

Il tuo incontro con la musica è avvenuto che eri giovanissimo, anche grazie ai tuoi genitori: vuoi parlarcene?

Certo; fin da piccolo la passione per l’arte e la musica sono stati il motore trainante, mi ricordo le gite domenicali in auto con il “mangianastri” a tutto volume, e le centinaia di cassette dei nostri cantautori, da Battisti a De Andrè, da Guccini a Dalla… ma anche i “classici” come Buscaglione o Carosone …insomma, diciamo che già dall’infanzia, l’infarinatura anche se involontariamente è arrivata alla grande grazie a miei genitori! Da li agli anni adolescenziali, il passo è stato breve, ero immerso sempre nell’ arte, era il mio rifugio personale, ed ogni giorno andavo in un negozio di dischi sotto casa per scoprire qualche nuovo “mostro sacro”, arrivando così al rock inglese e alla musica anni 60/70 d’oltreoceano…ovviamente ascoltavo la radio come tutt’ora faccio e conoscevo gli “idoli” del momento, ma mi è sempre piaciuto fare a modo mio ed evitare di seguire le mode, perché ti rendono “standard”, ed è un termine che odio perché ognuno di noi è speciale a modo suo.

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Grandi collaborazioni, quella che hai all’attivo: Marcello Romeo, in particolare, con cui hai scritto il tuo nuovo lavoro, con cui partecipi ad Area Sanremo 2016, collaborazione con Romeo e con Nicola Venieri…

Sì, negli anni ho avuto la fortuna e l’onore di collaborare con nomi che nella mia adolescenza credevo inarrivabili e in cui ho riscontrato sempre una grande dote, l’umiltà, che li ha portati a vette altissime… parlo di personaggi come Pape Gurioli e Pier Foschi che erano rispettivamente tastierista e batterista di Jovanotti, di Andrea Mingardi ma anche ed ovviamente di Vincenzo Pastano, Andrea Innesto e Claudio Golinelli attualmente chitarrista, sassofonista e bassista di Vasco Rossi, cioè, capisci che per me, lavorare con loro è un pò come stare in un sogno… e pensare che il disco attualmente in promozione è stato registrato nello studio di Rossi, con questi musicisti…beh trasforma il sogno in leggenda, leggenda personale si intende, non voglio certo lodarmi. Con Marcello ci siamo conosciuti al teatro del Navile, quello di Lucio Dalla per intenderci, dove mi ha invitato ad esibirmi, in quanto lui è direttore artistico di alcuni format che si svolgono all’interno del teatro stesso… che dire, è un vero artista che è diventato in pochissimo tempo un amico sincero con cui condividere anche questa emozione; un giorno è arrivato, mi ha proposto un brano da portare ad “Area Sanremo” perché lo “sentiva” adatto alle mie corde e alla mia personalità, siamo andati in studio da Rossi, e insieme a Nicola Venieri, altro nome storico dell’entourage del Blasco nazionale, abbiamo cominciato a lavorarci in modo maniacale…ed è uscito questo brano che per il momento è ancora in gara..vedremo il proseguio, l’importante è aver dato il massimo comunque vada.

Parliamo del brano dal titolo “Macerie”, presente come anche “Cosa ti lamenti”, nell’album “Post-atomico”: perchè, macerie?

Volevo semplicemente usare una metafora per esplicare il concetto della vita, o meglio di ciò che la vita ci insegna; alla fine di una relazione, di un rapporto, di un sistema sociale, rimangano solo le macerie che sono però condite da un bagaglio di esperienza, raccogliendo queste nostre macerie e con tutto ciò che abbiamo imparato, possiamo ricostruire con cognizione di causa, senza perciò ripetere gli errori del passato… se poi andiamo ad analizzare tutto l’EP, stiamo qui una giornata, perché entriamo nel mondo del “Concept”,…come detto prima, scrivo e vivo in modo non convenzionale, perciò non voglio tediarti con le mie divagazioni.

Cosa significa fare musica in Italia, oggi?

L’imperativo che domina l’Italia è il “lamentarsi”, con nessuno però che fa nulla per cambiare la propria situazione, la musica non fa eccezione. Credo però che bisogna distinguere il “fare musica” dal “vivere la musica”, vedo troppi “operatori del settore” e pochissimi “artisti”, sento tantissime persone che “vogliono arrivare” ma pochissime che si domandano “perchè vogliono arrivare?”. La musica e l’arte sono un modo di vivere, sono una missione, non va preso come un lavoro d’ufficio; oggi in Italia vedo tanti “artisti” fotocopia, se accendi la radio, non li distingui uno dall’altro, si sta uccidendo l’originalità, e almeno per me, essere originale in un mondo che premia l’omologazione diventa alquanto difficile, ma non dispero, come una parabola così come nella vita, tutto ciò che scende prima o poi risale.

Dammi una tua definizione di rock, il tuo genere, la tua musica…

Diciamo che il rock è il genere che preferisco, perché fisicamente mi trasmette quella carica che altri generi non riescono a darmi, questo però dipende anche dai BPM ( battute per minuto ) che lo contraddistinguono, ma nemmeno ora voglio divagare e arrivare al motivo scientifico per cui la musica rock ci fa alzare dalla sedia … comunque io non vedo la musica in modo settoriale, mi piace divagare, spesso nei miei spettacoli inserisco anche una versione personale di “Caruso” il brano di Lucio Dalla, guarda, prenderei una frase di Celentano per spiegare la mia visione: “Tutto ciò che è bello è Rock, tutto ciò che non è bello, è lento”

La tua personale opinione sui talent show…

Partecipai alle selezioni di X-Factor nel 2010 o 2011 se non sbaglio, perché ero curioso di vedere dall’interno com’era… consiglio a tutti gli aspiranti artisti di provare, perché li scoprirete la vostra vera anima, saprete se vivete per la musica o vivete per lo spettacolo… la linea è molto sottile e vi metteranno davanti a delle scelte… io ero arrivato negli ultimi 60, e sono tutt’ora felice di aver scelto nel modo giusto: “La musica è vita e gavetta, non luci e cotillons”!

Come facciamo a seguirti?

Sul campo social e multimediale sono molto attivo, c’è il canale You tube, la pagina e il profilo personale di facebook, Twitter, Instagram,… e poi c’è il sito ufficiale www.emilspada.it…comunque basta andare su un motore di ricerca qualsiasi e digitare Emil Spada, premere invio, ed il gioco è fatto… il modo migliore però è venire ai live, perché è li che l’energia si trasforma in condivisione e nasce la magia.

Siamo in chiusura: lascia un messaggio ai nostri lettori…

Innanzitutto ringrazio te Ilaria per la piacevole chiacchierata, ringrazio chi ha letto e mi ha sopportato fino a questo punto e infine vi saluto con una frase di una leggenda dello spettacolo, Charlie Chaplin: “..Il mondo appartiene a chi osa! La Vita è troppo bella per essere insignificante.”

ILARIA GRASSO