Recensione: Parliamo delle mie donne, Claude Lelouch e la famiglia

Parliamo delle mie donne

Torna Claude Lelouch con il dramedy Parliamo delle mie donne, storia di rimpianti, perdono, riconciliazione e famiglia. Grande il cast con protagonista Johnny Hallyday.

Pensare solo al lavoro, una scelta poi rimpianta

In Parliamo delle mie donne, il settantenne Jacques Kaminsky (Johnny Hallyday) è un fotografo di guerra di fama internazionale (da giovane è stato a Cuba a ritrarre Castro dopo la baia dei Porci, per poi volare in Algeria) e la sua vita è stata solo sua; è stato quindi un padre assente per le sue quattro figlie chiamate Primavera, Estate, Autunno e Inverno, avute con altrettante differenti donne e a distanza di sette anni l’una dall’altra. Stanco di Parigi e forse di un certo modo di vivere, si trasferisce da solo in uno chalet lontano dal mondo a Praz-sur-Arly, ai piedi del Monte Bianco, lasciando la sua ultima moglie che non vuole rinunciare alla Ville Lumière. La sua intenzione è di rallentare con la vita di sempre e trascorrere una lunga pausa dal lavoro (la scelta di fotografare per una mostra pacifiche mucche e non più guerre ne è un esempio), sentendo di essere arrivato a un momento della vita in cui deve per l’ultima volta risolvere il rapporto con le figlie. Appena si stabilisce nello chalet inizia una relazione amorosa con l’agente immobiliare che glielo ha venduto (Sandrine Bonnaire), una vedova simpatica, ancora ferita della perdita del suo compagno. Ma per Jacques è riconciliarsi con le sue figlie il desiderio reale, difficile da attuare e che lo fa soffrire, perché le quattro donne provano un senso di profonda rabbia per non aver mai vissuto col lui e perché tra loro non c’è una particolare simpatia. Jacques le chiama in continuazione per invitarle nella nuova casa ma loro rispondono alle chiamate con distacco, se non con freddezza. Nello chalet giunge quindi il suo più caro amico e medico personale, Frédéric (Eddy Mitchell) assieme alla famiglia; comprendendo da subito la sofferenza dell’amico e prendendo l’iniziativa (solo in parte irrazionale), il dottore riesce a far arrivare le figlie di Jacques, il quale le avrà davanti per la prima volta tutte assieme. Ma il risentimento delle donne verso il padre non tarderà ad emergere…

Una dramedy che non segue un tema preciso

Quarantaquattresimo film dell’ottantenne Claude Lelouch, giunge oggi in Italia con un ritardo di 3 anni e dopo la realizzazione di ben altre due pellicole. Una sua pellicola in uscita è sempre un piccolo evento, anche se è da Uomini & donne – Istruzioni per l’uso che il cineasta parigino non realizza un film del tutto convincente. Ma Lelouch è un regista che ha del vero talento, tipico della vecchia scuola del secolo scorso, e riesce a catturare quasi sempre l’interesse dello spettatore, anche se appartiene a un pubblico più che maturo. Parliamo delle mie donne è un film su due vecchi che conservano l’istinto della gioventù, pieni ancora di quella vita che sanno godere perché conservano l’innocenza; due anziani amici per la pelle che si conoscono da sempre e che nulla potrà separare. Ma è anche una storia che parla del bisogno di perdono, di riconciliazione e di famiglia.. anche se questa è disastrata e piena di livore da parte di figlie che non hanno mai avuto accanto un padre. Perché Jacques, un grande fotografo di fama internazionale, ha vissuto la vita sempre come un funambolo irresponsabile, volando di paese in paese, di cuore in cuore, con la leggerezza di un trapezista e l’egoismo di chi ha bisogno di vivere senza pesi, lasciando sulla strada della vita tante figlie avute da donne differenti. Anche questa volta un perfetto cast d’attori in stato di grazia e la solita ottima regia d’autore alla francese, però risulta un po’ irritante come il regista intenda la vita e come ce la rappresenti attraverso la Mdp. In questo caso c’è anche una colonna sonora troppo dichiarata e plateale, così come risulta un po’ ridondante il pensiero che hanno le figlie del padre, bastardo, ti vogliamo bene, dove c’è nella prima parola tutta la rabbia inespressa e nella seconda lo svelamento di un dolore: donne che però, mentre detestano la figura del padre, hanno invece degli ottimi rapporti con gli uomini. Il talento di Claude Lelouch come regista è però innegabile, come il raccontare lo spirito di famiglia allargata e borghese in cui traspare con eleganza un calore genuino, riuscendo a trascrivere con naturalezza i rapporti umani. In questo è aiutato anche da un magnifico scenario naturale ai piedi del Monte Bianco francese e dall’interno di un lussuoso chalet di montagna. Ma a volte non tutto quello che appare risulta sincero e naturale, e in alcune scene si ricade in una specie di mulino bianco o in uno spot turistico, mentre anche alcuni dialoghi che scivolano bene sui volti di Hallyday, della Bonnaire e di Mitchell sono quasi previsti, prevedibili ed evidenziato un lirismo poco lirico.

 
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Grande cast di attori consumati

Un cast perfetto per sintesi, naturalezza e compattezza narrativa: Johnny Hallyday regge bene il suo ruolo anche se sembra che lotti per non rappresentare se stesso e la sua vita e qualche volta va troppo a ruota libera perdendo un po’ di credibilità, Sandrine Bonnaire è al solito molto brava e credibile, anche se qualche sorriso in meno non avrebbe guastato, mentre è molto efficace, per naturalezza, Eddy Mitchell. Un peccato per la brava Irène Jacob, che risulta quasi trasparente e la si ricorda più perché nel film viene a volte citata per aver scritto un libro sul padre, in cui lo distrugge. Una menzione spetta al piccolissimo ma efficace ruolo di Valérie Kaprisky, che conferma il suo talento qui purtroppo limitato da una partecipazione.

Abbiamo visto Parliamo delle mie donne, regia di Claude Lelouch. Con Johnny Hallyday, Sandrine Bonnaire, Eddy Mitchell, Irène Jacob, Pauline Lefèvre. Titolo originale: Salaud, on t’aime. Genere Commedia drammatica – Francia, 2014, durata 124 minuti. Uscita al cinema: giovedì 22 giugno 2017 distribuito da Altre Storie.

Voto 6,5

di Domenico Astuti