Untitled – Viaggio senza fine: verso la libertà

Untitled – Viaggio senza fine è un nostos, un ritorno alle origini dell’uomo.
Ogni cosa è mostrata nella sua interezza in questo viaggio che Michael Glawogger ha affrontato e amato.

Questo documentario nasce dalla voglia del regista di vedere il mondo nell’arco temporale di un anno, durante il quale filmare tutto, senza filtri, senza oscurare nulla, in nome della verità.

Untitled – Viaggio senza fine è l’inno della libertà, del desiderio più ancestrale dell’uomo, quello di conoscere.
Glawogger conduce lo spettatore attraverso posti meravigliosi e, allo stesso tempo, desolati, dove la povertà è una piaga aggravata dalla violenza.

 

In una scena, su un cumulo di immondizia, un bambino lotta con un suo coetaneo per accaparrarsi un secchio, mentre due capre, poste accanto ai due, combattono per delle scorze d’arancia.

La violenza della mafia dell’acqua in Sierra Leone, dove i bambini percorrono miglia su miglia, ogni giorno, lungo pericolose strada per trasportare in pesanti taniche l’acqua che rivendono per sopravvivere.
La luce elettrica, ballerina e instabile, è accolta da grida di felicità quando torna, dopo un lungo blackout durante il quale alcuni bambini continuano a studiare alla fioca luce del cellulare.

Conosciamo il dolore di coloro che dovettero abbandonare le proprie case, il 21 Agosto del 1962, ad Apice, un comune nella provincia di Benevento. L’ abbandono è letto attraverso gli occhi di una signora che rientra per la prima volta in quella che fu l’abitazione della sua giovinezza.

Michael Glawogger mostra le ferite che ancora lacerano i Balcani, dove i morti sono tuttora pianti e molti scheletri di case non permettono alla memoria di divenire passato.

In Untitled – Viaggio senza fine siamo guidati come bambini alla scoperta di un mondo fuori dalla nostra realtà, senza filtri e senza perbenismo. Non c’è morale, solo immagini che penetrano in profondità turbandoci, con crudezza e, delle volte, con una crudeltà che abbiamo dimenticato.

In questo suo capolavoro postumo, però, Michael Glawogger mostra una sequenza di infinita dolcezza: un allevatore di capre che fa pascolare in una discarica a cielo aperto e costruisce, con due buste di plastica rimediate dal cumulo di immondizia, altrettanti mantelli per proteggere dalla forza del temporale che sferza la valle due cuccioli appena nati.

Il viaggio di Glawogger sarebbe dovuto durare un anno, ma finì dopo sei mesi a causa del suo improvviso decesso, causato dalla malaria cerebrale non diagnosticata per tempo. Ad accompagnarlo in quei mesi c’erano il cameramen Attila Boa e l’operatore del suono Manuel Siebert, e, insieme, hanno sperimentato una forma di documentario nuova, inviando ogni due settimane il materiale a Monika Willi, che a Vienna si occupava di montare il girato.

Alla morte di Glawogger, la Willi prese la decisione di creare lo stesso il documentario pensato dal regista, basandosi sulle idee che le aveva esposto e sul concetto di serendipity.
Così veniamo condotti nella vita di animali e di persone, sparsi per il mondo, inseguendo la visione, a tratti folle, che il documentario mostra.
Per lo più senza parole, o con pochi dialoghi nelle lingue madri dei vari paesi, alcune scene sono accompagnate dalla voce fuori campo della cantante e scrittrice Nada, la quale legge i pensieri di Michael Glawogger lasciati nei suoi diari, scoprendo, così, una parte ancora più intima dell’uomo.

Untitled – Viaggio senza fine è un volo pindarico attraverso cui Glawogger è stato capace di accompagnarci alla ricerca della libertà, scoprendo la verità in luoghi desolati dove le parole non servono, dove nulla serve, se non guardare.

 

Mara Carlesi