L’agenzia dei bugiardi: Alibi.com all’italiana

Quando si hanno sia una moglie che un’amante, non bisogna mai mentire a tutte e due. È il consiglio che Giampaolo Morelli, titolare di un’agenzia che fornisce alibi ai propri clienti in quanto fermamente convinto che una bella bugia sia meglio di una brutta verità, dà ne L’agenzia dei bugiardi al proprio cliente Massimo Ghini, a sua insaputa padre della Alessandra Mastronardi con cui ha appena iniziato una frequentazione amorosa, rivoltosi a lui per nascondere alla moglie Carla Signoris una scappatella con la giovane Diana Del Bufalo, aspirante cantante decisamente poco dotata.

Un Giampaolo Morelli affiancato dall’esperto di tecnologia Herbert Ballerina (all’anagrafe Luigi Luciano) e dall’apprendista narcolettico Paolo Ruffini, i quali si trovano a dover lavorare non poco per far sì che la realtà dei fatti non venga allo scoperto dal momento in cui, per uno scherzo del destino, il citato cliente finisce con la propria amante nello stesso albergo in cui alloggiano sia la consorte che la figlia.

Da qui, tra un Antonello Fassari monsignore e sfegatato tifoso calcistico della Roma e un’esilarante apparizione per il leader dei Litfiba Piero Pelù nei panni di se stesso, prende progressivamente forma il remake italiano della commedia d’oltralpe Alibi.com, diretta e interpretata nel 2017 da Philippe Lacheau.

Remake a cura del Volfango De Biasi che, reduce dal sentimentale Nessuno come noi, su sceneggiatura dello stesso insieme a Fabio Bonifacci sembra per lo più limitarsi a ricalcare senza troppa fantasia situazioni e intreccio narrativo già alla base del lungometraggio originale, compresi i dialoghi fedelmente riproposti.

Situazioni che vanno dal cagnolino utilizzato come palla da bowling manco si trovasse in una pellicola di Bobby e Peter Farrelly (artefici di Scemo & più scemo e Tutti pazzi per Mary, per intenderci) alle pericolose conseguenze cui può portare il furto di una zebra da circo.   

Situazioni che, se, in realtà, già si rivelarono difficilmente capaci di strappare risate allo spettatore sfruttate all’interno del tutt’altro che esaltante film di riferimento, appaiono molto poco divertenti anche in questa rilettura tricolore, , oltretutto penalizzata da altalenanti performance attoriali, soprattutto per quanto riguarda il comparto femminile.

Quindi, con inclusi nel mucchio un cameo di Nicolas Vaporidis e una chiara presa in giro del videoclip di Da zero a cento di Baby K posto durante i titoli di coda, la noia non tarda a farsi sentire e L’agenzia dei bugiardi non fatica a manifestare i connotati del non indispensabile rifacimento nostrano di un già non indispensabile prototipo francese.

 

 

Francesco Lomuscio