ONDANUEVE STRING QUARTET: questione di contaminazione

Non potevamo che accogliere con entusiasmo il suono di un quartetto d’archi che da tempo ha scritto e suonato importanti colonne sonore del nostro cinema, argomento per noi di estremo interesse. Ma qui siamo chiamati anche a fare un passo a latere… questione di contaminazione appunto. E cosa significa è presto detto: anime apolidi nel senso musicale del termine, che da una radice probabilmente comune si sono sviluppate ed evolute per ritrovarsi in un luogo comune, un non-luogo come quello della musica ove solo il potere visionario e la sensibilità di ognuno determina forme e significati. E se il punto di partenza è la musica classica allora il punto di arrivo potrebbe essere qualunque. Ci troviamo in Spagna, tra le vie di Siviglia, dentro i colori che definiremmo gitani, dentro il credo popolare e la passione femminile per la vita. Ci troviamo tra le organze estetiche e melodiche di queste 5 composizioni inediti per archi firmate dagli ONDANUEVE STRING QUARTET che disegnano così questo disco dal titolo “Mutazioni” in una splendida pubblicazione della RadiciMusic: perché in fondo la lingua espressiva diviene il cuore di una mutazione che non sempre siamo capaci di arginare e anzi, mai come ora ne siamo interessati. Paolo Sasso e Andrea Esposito ai violini, Luigi Tufano alla viola e Marco Pescosolido al violoncello con la collaborazione di Riccardo Schmitt alle percussioni. “Mutazioni” è un disco fatto di polvere e di percezione, di suoni che danzano in un respiro solo. Bellissimi ascolti di terra…

Noi parliamo spesso di estetica. Voi che significato dareste a questa parola?
In musica come in ogni forma d’arte l’estetica, il bello, è sempre molto soggettivo. Quello che noi cerchiamo di fare, indipendentemente dai gusti personali, è qualcosa che “funzioni” in relazione al contesto e che trasmetta emozioni.

In questo disco l’estetica (intesa come il risultato visibile a tutti) è assai curata anche nel disco fisico e nella sua grafica. Quanto avete avuto bisogno di questo per lasciar veicolare anche i dettagli più di fino?
Diciamo che abbiamo voluto creare una coerenza tra l’immagine e la musica che facciamo cercando di trasmettere un’idea secondo i nostri gusti personali. Dopotutto anche l’occhio vuole la sua parte.

E a proposito di questi: ci dite qualcosa che assolutamente merita di scoprire? Sarete consapevoli che il 90% del pubblico non avrà l’orecchio educato per andare oltre la buccia – appunto – dell’estetica… vero?
Noi pensiamo che dietro ogni orecchio più o meno educato ci sia un’anima sensibile capace di recepire, seppur in modo inconsapevole, quello che vogliamo trasmettere oltre la “buccia”. Quello che è importante è la sensazione che si lascia dopo un concerto o l’ascolto di un disco. Nel frattempo cerchiamo anche di andare alla fonte, educando in un certo modo all’ascolto i più giovani tramite concerti nelle scuole ed il nostro insegnamento come docenti nelle scuole medie e superiori ad indirizzo musicale.

Le origini sono classiche. Ma nella vostra carriera, derive di tipo moderno e leggero – se mi consentite la sintesi – sono quasi la maggior parte del vostro lavoro, non è così?
Adesso sì. Dopo moltissimi anni nella musica classica abbiamo deciso di dare ascolto ed importanza a quest’altro aspetto della musica.

Parliamo di musica ma parliamo soprattutto di pubblico, di dedizione all’ascolto, di attenzione. “Mutazioni” ha bisogno di tutto questo. Secondo voi il pubblico oggi quanto può celebrare un lavoro di scrittura come il vostro?
È ovvio che ogni lavoro ha bisogno del suo contesto dove le persone sono più predisposte ad ascoltare un genere di musica rispetto ad un altro. Ma le persone secondo noi non sono impreparate all’ascolto, sono solo poco abituate a ricevere stimoli diversi da ciò che viene proposto maggiormente sul mercato.

Quanto cinema nella vostra vita. Paolo Sorrentino, Ferzan Ozpetek, Antonio Albanese e tantissimi altri… ad oggi, quale dimensione si è rivelata più congeniale a voi? Quella vincolata di un cinema o quella libera di un disco?
Entrambe. Ogni aspetto ha il suo fascino e i suoi stimoli musicali. E noi siamo sempre attratti da nuovi stimoli.