Beppe Dettori & Raoul Moretti: senza tempo e senza confini

Senza tempo. Senza geografia. Senza simmetria predicibile a priori. Questo nuovo lavoro di Beppe Dettori in compagnia del grande arpista italo-svizzero Rauol Moretti è un lavoro di impressionanti visioni in bilico tra la psichedelia e la spiritualità, tra l’antico sapore medioevale e la frontiera industriale moderna, tra il velo acustico di antiche tradizione e il piglio digitale delle nuove forme. Ascoltiamo questo “S’incantu e Sas Cordas” e ci lasciamo trasportare senza troppo restare ancorati alla terra…. fluttuano questi suoni, d’Africa e di Sardegna, nei flussi sonori e negli istinti… un disco che vive d’istinti, per quel poco che la codifica popolare ha sensibilità di percepire. “S’incantu e Sas Cordas” è una bellissima esperienza dell’anima…

Ritroviamo Beppe Dettori e questa volta in compagnia di Raoul Moretti. Ecco iniziamo ripescando questo nostro bisogno di parlare di bellezza. Per voi, per questo incontro musicale, per questo disco: cos’è e in quale misura trova spazio la bellezza?
(Beppe Dettori)
La bellezza e la fortuna di poter incontrare anime che vanno aldilà dei propri corpi…me e Raoul. La bellezza e la fortuna di avere sintonia e sinergia artistica. La bellezza e la fortuna di poterla esprimere dal vivo nei concerti e fermarla in una registrazione. La fortuna e la bellezza di collaborare ed accogliere musicisti, amici e sconosciuti che entrano in connessione e in propriocezione con la nostra urgenza espressiva.

(Raoul Moretti)
La bellezza sta proprio nell’incontro e nel dialogo: prima di tutto musicale e umano tra Beppe e me, e poi nella musica che esprimiamo, tra provenienze geografiche diverse, tradizioni e sperimentazioni sonore, suono acustico ed effettistica.

Nella ricerca culturale ed estetica di queste nuove forme da dare a brani di antiche tradizioni… quanto il vostro concetto di bellezza ha influito sulle scelte artistiche finali?
(Beppe Dettori)
Affinità e gusti molto simili hanno facilitato questo aspetto sulle scelte finali e convinto chi ha voluto collaborare con noi, cioè il teatro actores alidos che ha prodotto e sostenuto il lavoro, i Tecnici del suono e assistenti alla produzione e infine le nostre compagne e famiglie. L’onestà dei nostri intenti ha fatto il resto.

(Raoul Moretti)
Una volta individuato l’essenza del progetto nella contaminazione e dialogo tra lingue e luoghi, tra tradizioni e sperimentazioni, il suono, la ricerca sonora, sono stati la cifra estetica delle scelte.

E alla fine del lavoro, riascoltando, credete di aver rispettato la bellezza che era propria delle versioni originali?
(Beppe Dettori)
SI…perché non vi è competizione con le versioni originali. Il rispetto di chi ha scritto e interpretato la tradizione ci ha ispirato la rilettura che speriamo possa risultare gradevole nella sua diversità.

(Raoul Moretti)
C’è bellezza nelle tante versioni più o meno vicine alla tradizione, così come nelle tante rivisitazioni, e spero anche nella nostra che rispecchia un nostro modo di sentire. Penso il rispetto derivi dalla coerenza con il nostro percorso e dalla passione che ci abbiamo messo nel realizzarlo.

Che poi c’è del vostro dentro queste scritture. Se non ho capito male accade spesso nell’ascolto del disco di imbattersi in rivisitazioni ma anche in scritture originale che facciano da collante a tratti presi da brani celebri… e non solo della tradizione…
(Beppe Dettori)
Esatto, è così che abbiamo concepito il progetto. La valutazione dell’insert di parti originali che contaminano ed esaltano brani molto conosciuti di diverse tradizioni.

(Raoul Moretti)
Oltre le tradizioni, ci sono anche strutture musicali elaborate da brani di colleghi amici arpisti, oltre che a testi originali e musiche originali. Il collante siamo proprio noi, con la nostra idea di contaminazione e dialogo, la ricerca sonora, lo stile elaborato negli anni suonando insieme.

La necessità di contaminare la terra sarda di un resto del mondo ampio e lontanissimo… un modo come un altro per evadere da un’isola o per sognare di vederci approdare tutto il mondo che passa solo altrove?
(Beppe Dettori)
La terra sarda è una terra molto antica, troppo forse, per stabilire quante contaminazioni ha potuto incontrare. I sardi dell’era moderna hanno nel loro DNA quello che detenevano anche gli antichi, Amore, Visione e Determinazione. Siamo e stiamo al centro del mediterraneo occidentale e siamo stati e siamo una piattaforma meravigliosa, disalberata ma magnifica, ricca di cultura ma sobria e mai sfrontata. Il mondo passa sia altrove che in profondità, forse perché non vi è necessità di primeggiare. Ma è palesemente li, di fronte ad occhi aperti o chiusi. La contaminazione era già presente, l’abbiamo solo evidenziata.

(Raoul Moretti)
È un po’ un ragionamento all’inverso (che trattavo anche nel mio disco solista IsolaMenti), l’isola non è luogo di esilio o di approdo da cui evadere, ma luogo di contemplazione verso l’interno e verso l’esterno, da dove poi mettersi in connessione perché ogni direzione è possibile nella stessa maniera.