Bob Marley – One love: Nesta e il suo messaggio di pace

Reduce dalla regia di Una famiglia vincente, con un oscarizzato Will Smith, Reinaldo Marcus Green regala pubblico Bob Marley – One love, opera che descrive una fetta di vita del noto artista reggae, interpretato per l’occasione dall’attore Kingsley Ben-Adir, visto recentemente nel successo mondiale Barbie.

Con sceneggiatura scritta a più mani, tra cui quelle dello stesso Green e del Terence Winter di The wolf of Wall Street, un lungometraggio che vuole quindi rappresentare un atto d’amore soprattutto verso il lato umano del noto cantautore che, nato in Giamaica col nome completo Robert Nesta Marley, dopo il grande successo della propria musica in giro per il mondo torna verso gli anni Settanta nella sua terra natale per combattere le tensioni politiche che la gente del luogo vive. E lo fa a suon di canzoni pacifiche, parte di un’eredità culturale della Giamaica stessa.

Nel 1976, dopo un attentato alla sua vita, decide di trasferirsi a Londra con l’intenzione di realizzare un nuovo album. Ciò che l’artista apprende da questa esperienza è l’importanza dell’amore per i propri amici, come anche della propria famiglia, composta dai figli e dalla sua compagna di vita Rita (Lashana Lynch), la quale, nonostante determinate difficoltà, lo sostiene sempre di fronte a qualsiasi situazione complicata. Una serie di vicissitudini che, in mezzo a tutto ciò, vedono poi la nascita di un album importante quale è Exodus di Bob Marley and the Wailers.

Con fare molto classico e senza osare in chissà quale tentativo di incidere sul discorso politico e musicale della vita del grande cantautore, Bob Marley – One love è un biopic che, nonostante l’argomento, sente di dare agli spettatori – soprattutto ai fan dell’opera musicale di Marley – l’essenziale in fatto di teatralità, ritagliando spazi drammatici e veritieri nel contesto descritto. Non che tale materiale non necessitasse di una certa attenzione, visto che il regista Green non sembri impegnarsi più di tanto, ma fortunatamente il tutto neanche si rende patetico in ciò che racconta, rimanendo uno spettacolo senza infamia e senza lode che mostra l’indispensabile.

Il protagonista Ben-Adir è forse poco adatto a ricoprire il ruolo del Marley anni Settanta, in quanto in possesso di una faccia fin troppo pulita e da fotomodello per ricreare il volto vissuto dell’artista, tanto che la sua performance risente proprio di questo aspetto, sebbene in fatto di emotività riesca a regalare qualche buon momento. Alla Lynch spetta invece il duro compito di contraltare femminile forte e deciso, come sembra essere stata Rita Marley, e riesce a regalare dei bei duetti con Ben-Adir (anche perché il film si incentra parecchio sul loro rapporto).

Insomma, lungometraggio che funge da promemoria per l’importanza pacifista lasciataci dal buon “Nesta” della musica, Bob Marley – One love  è un film che più di questo non offre, soprattutto se pensiamo che un tempo per lanciare determinati messaggi venivano realizzati album storici come, appunto, Exodus.

Oggi, nel XXI secolo, Hollywood sembra invece accontentarsi di biography moderati come questo.

 

 

Mirko Lomuscio