Coincidenze d’amore: Meg Ryan e David Duchovny coppia scoppiata

Meg Ryan, interprete di film di successo ad alto tasso di sentimento, regina indiscussa delle commedie romantiche, da Harry ti presento Sally a Insonnia d’amore, da French kiss a C’è post@ per te, torna nella doppia veste di protagonista e regista di un film stavolta tratto da un testo teatrale di Steven Dietz: What happens later, tradotto in italiano come Coincidenze d’amore.

Accanto a lei David Duchovny, iconico interprete televisivo di Fox Mulder nella serie X-Files e di Hank Moody in Californication.

Un duo inedito che funziona come coppia scoppiata che si incontra anni dopo la fine della storia; un ritorno dal passato che costringe i due, Willa e Bill, a fare i conti con “quel che succede dopo”. Lo scenario è quello di un improbabile aeroporto, in un luogo imprecisato sperduto nel nulla, dotato di un’anima propria, oltreché di una singolare voce proveniente dall’alto che pare dialogare con i due protagonisti. A causa di una tempesta di neve, tutti i voli sono stati dirottati lì e bloccati in attesa di poter riprendere la propria rotta. Così è per Wilhelmina e William: Willa vive ad Austin ed è diretta a Boston, Bill, viceversa, vive a Boston ed è diretto ad Austin per lavoro. Le loro vite sono destinate ad intrecciarsi e separarsi come in passato, nonostante il sentimento tra i due sia tutt’altro che sopito.  E mentre, a poco a poco, i voli vengono ripristinati e i passeggeri appaiono e scompaiono come in un girotondo infinito, William e Wilhelmina rimangono infine soli, ad affrontare un chiarimento troppo a lungo rimandato.

Se l’ambientazione aeroportuale ricorda in un certo senso The terminal, nel suo complesso Coincidenza d’amore non convince del tutto. Commedia agrodolce, con due protagonisti in parte, tuttavia non persuade fino in fondo sia per la mescolanza di generi, che non dà al film una vera e propria identità, sia per la mancanza di approfondimento dei tanti temi sfiorati. La fantasia romantica si intreccia con un realismo magico. La coincidenza che ha fatto ritrovare i due ex amanti nello stesso piccolo aeroporto è il pretesto per una anatomia di un amore a tratti farraginosa, nonostante non manchino gli argomenti per renderla interessante: le pratiche new age, la figlia data in adozione e ritrovata, la difficoltà a trovare il proprio posto, da uomo di mezza età, in una società lavorativamente giovane, le incomprensioni su amore libero e fedeltà, un matrimonio in crisi.

La Ryan e Duchovny sono i mattatori di una storia che fatica a prendere il volo, proprio come i rispettivi aerei. Nonostante alcune trovate brillanti come la voce dall’alto che potrebbe quasi essere quella di Dio che ha concesso loro una possibilità di chiarirsi e – eventualmente – riunirsi, il lungo cilindro cavo che riproduce lo scrosciare dell’acqua per la purificazione, la sequenza finale che ricorda tanto il citato Insonnia d’amore e l’Empire State Building illuminato a cuore, il film, che la Ryan dedica alla compianta cineasta Nora Ephron, manca di mordente. Peccato, perché le idee sono buone e la coppia funziona, ma Coincidenze d’amore è una storia che non decolla, come non è decollato l’amore tra i due protagonisti, sebbene lasci una flebile speranza nel futuro.

 

 

Michela Aloisi