Go Dante go go go!: un film di… generi!

Lascia pensare faccia in un certo senso riferimento al ritornello del capolavoro del rock’n’roll Johnny B. Goode il titolo Go Dante go go go!, rappresentante il secondo lungometraggio a firma dell’indipendente Alessio Nencioni.

L’Alessio Nencioni che si era occupato nel 2015 dello spassoso Possessione demoniaca, a suo modo ironico omaggio – con tanto di occhi cavati a mani nude, sbudellamenti e bevute di acido – allo splatter cult La casa di Sam Raimi.

L’Alessio Nencioni che punta stavolta direttamente alla commedia rendendone protagonista una sorta di alter ego dal nome Dante Nencini, giovane e scalcinato studente di cinema fuoricorso interessato a diventare regista impegnato, ma che non riesce ad avere consensi né da parte del suo professore, né dalla sua compagna, desiderosa che si trovi un vero impegno professionale.

Il Dante Nencioni cui concede anima e corpo il Giacomo Dominici che già fu tra gli interpreti del citato film precedente e che, in cerca quindi di rivalsa, decide di prendere parte ad un concorso riservato a cortometraggi. Ma decide di prendervi parte con la malsana idea di girarne in meno di un mese dieci, ognuno appartenente ad un diverso genere cinematografico.

Ed è proprio grazie a questo folle soggetto di partenza che Nencioni mette in piedi una ancor più folle oltre ora e mezza di visione che, dal sapore fortemente cinematografico nel fornire un’evidente presa in giro della maniera in cui non bisognerebbe approcciarsi ad una produzione indipendente in fotogrammi, procede all’insegna dell’assoluta anarchia.

Perché, con il cineasta toscano Michele Coppini – autore della commedia Benvenuti in amore e del documentario Ora non ricordo il nome – coinvolto in una partecipazione speciale nei panni di un imitatore di uccelli, Go Dante go go go! poggia in maniera principale sulla vasta galleria di personaggi sopra le righe tirati progressivamente in ballo; man mano che sguazza in maniera divertita da un filone su celluloide all’altro.

Nel mucchio abbiamo arti marziali, momenti a suon di rap, una situazione da western e, senza dimenticare sensuali fanciulle pronte a denudarsi e, addirittura, inquadrature pubiche maschili (!!!), quelli che sono forse i due segmenti maggiormente assurdi e memorabili dell’intera operazione: uno ambientato in un campeggio alla Venerdì 13 con in agguato una creatura anfibia che sembra direttamente derivata dal fanta-classico di Jack Arnold Il mostro della laguna nera; l’altro in stop motion, con incluso un grottescamente fallico Dottor Penis (!!!).

Se non vi basta, Go Dante go go go! dovete vederlo.

 

 

Francesco Lomuscio