In blu-ray la Tomas Milian Collection, comprendente il documentario I tarantiniani

Con un booklet di ventitré pagine incluso nella confezione, Koch Media rende omaggio a colui che abbiamo conosciuto soprattutto grazie al ruolo dello sboccato Monnezza (doppiato da Ferruccio Amendola) attraverso la Tomas Milian collection, cofanetto blu-ray dispensatore di quattro lungometraggi appartenenti alla vasta filmografia del grandissimo attore cubano e del documentario del 2013 sul cinema di genere italiano, I tarantiniani.

Se sei vivo spara, Tepepa, La vittima designata e Squadra volante sono i quattro titoli recuperati in alta definizione dal curriculum del cosiddetto “Cubano de Roma”, che, nato nel 1933 e scomparso nel 2017, ha saputo destreggiarsi all’interno di ogni genere, tra drammatico, commedia, poliziesco, erotico, giallo e thriller, ponendo la sua inconfondibile mimica e lo sguardo magnetico al servizio di importantissimi nomi quali Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni, Sergio e Bruno Corbucci, Lucio Fulci, Bernardo Bertolucci, Oliver Stone, Steven Spielberg, Tony Scott e Steven Soderbergh

 

Se sei vivo spara (1967)

Appropriatosi del bottino dopo un colpo ai danni di alcuni soldati dell’esercito, un gruppo di criminali composto da messicani e americani vede questi ultimi tutt’altro che intenzionati a dividerlo con i compagni del sud, tanto da decidere di condannarli tutti a morte. Trovandosi poi, però, a dover fare i conti con l’unico messicano (Milian) che, gravemente ferito e unicamente pensante alla vendetta, esce vivo dal massacro, tratto in salvo dagli indiani che lo credono una sorta di miracolato ribattezzandolo Hermano e seguendolo in capo al mondo.

Tra i più feroci e crudi spaghetti western, il film di Giulio Questi si rivela ancora oggi una visione difficile da affrontare, grazie a quei momenti estremamente spietati che lasciano il segno; da quello dell’indiano cui viene tolto lo scalpo all’operazione per estrarre le schegge d’oro dal corpo di Milian, fino alla suggerita violenza carnale sul giovane Evan interpretato da Ray Lovelock. Un compendio di situazioni che mettono a nudo l’occhio veritiero del regista, ispiratosi ai ricordi nella “resistenza” durante la Seconda Guerra Mondiale e che, oltre a far reggere al caro vecchio Tomas l’animo rivoluzionario dell’opera, gli affianca il già citato Lovelock e, nei panni della combattiva Flory, la bella Marilù Tolo.

Dieci minuti di intervista a Milian, quattordici a Lovelock e dodici a Questi nella sezione extra.

 

Tepepa (1969)

Scontento del governo dell’ex rivoluzionario Madero, il messicano Tepepa (Milian) fa perennemente sentire il suo dissenso al proprio paese, rendendosi protagonista di varie lotte insieme ad un gruppo di suoi fedelissimi e ritrovandosi condannato a morte sotto la responsabilità del temuto colonnello Cascorro (Orson Welles); per essere però salvato in extremis dal dottore inglese Henry Price (John Steiner), il quale ha più di un conto in sospeso con lui, in quanto reo di aver indotto al suicidio una ragazza che ha violentato e che il medico amava.

Appartenente al periodo post-sessantottino che tanto ispirava la cinematografia del nostro paese, la pellicola di Giulio Petroni è un grido di libertà che raramente si è visto nel panorama western italiano, tra echi leoniani comunque di grande ispirazione anche per lo stesso autore di Per un pugno di dollari (il successivo Giù la testa mostra qualche punto in comune con Tepepa) e un sottotesto politico che rispecchia il movimento rivoluzionario di allora. Su un solido script a firma di Franco Solinas e Ivan Della Mea, poi, il lungometraggio vanta continui faccia a faccia senza eguali tra tre emblematici interpreti destinati a porre in evidenza altrettante diverse tipologie di recitazione: Milian, la leggenda Welles (che, a quanto pare, sul set poco sopportava la presenza del collega, tanto da chiamarlo spesso “quel cubano”) e l’intenso Steiner.

Otto minuti di intervista a Milian, sedici a Petroni e undici a Steiner fanno da contenuti speciali.

 

La vittima designata (1971)

Pubblicitario milanese di origini venezuelane, Stefano (Milian) è in viaggio di piacere a Venezia insieme all’amante Fabienne (Katia Christine) e incontra casualmente il misterioso Matteo Tiepolo (Pierre Clémenti), il quale si propone di uccidergli l’odiata moglie Luisa (Marisa Bartoli) se lui, in cambio, gli eliminerà il fratello.

Al servizio di una trama dagli evidenti echi hitchcockiani (i riferimenti al caposaldo Delitto per delitto – L’altro uomo non sono del tutto casuali) scritta da Fulvio Gicca Palli in collaborazione con Fabio Carpi e Luigi Malerba su soggetto di Aldo Lado, Augusto Caminito, Antonio Troiso e il regista Maurizio Lucidi, il buon Tomas Milian regala con consueta professionalità sprazzi di ambiguità al suo uomo comune Stefano, spalleggiato da un funzionale Clementi dal capello lungo, misterioso quanto minaccioso in un thriller dai risvolti ben congegnati, che aggiorna agli anni Settanta gli stilemi del grande cinema di tensione del passato. Un thriller che poggia, appunto, sulle fragili psicologie dei suoi protagonisti, corrotti da un malsano desiderio di andare contro il buon senso pur di ottenere il giusto idillio esistenziale; in quanto è l’avidità a smuoverne le coscienze, trascinandole, come di consueto, alla rovina.

Il supporto blu-ray comprende come extra un’intervista di dieci minuti a Milian e una di undici minuti a Lado.

 

Squadra volante (1974)

Tomas Ravelli (Milian) è uno degli uomini migliori della Interpol, un ispettore integerrimo che, giunto da Marsiglia a Pavia, è sulle tracce del famigerato criminale con cui ha un conto in sospeso molto più personale di quel che sembra: il “Marsigliese” (Gastone Moschin), rapinatore affiancato dalla sua combriccola, con la quale si rende anche responsabile dell’uccisione di un poliziotto.

Prima esperienza per il futuro maresciallo Giraldi del grande schermo nell’ambito del poliziottesco, il film di Stelvio Massi rientra a pieno titolo tra i classici del genere, compendio di tutti gli ingredienti necessari a tal proposito: violenza, inevitabile morale reazionaria e una galleria di caratteristi di contorno indimenticabili (Giuseppe Castellano, Guido Leontini, Marcello Venditti, tanto per citarne alcuni). Insieme a La polizia ringrazia di Steno, uno dei primissimi esempi del filone, che il buon mestierante Massi, includendo nel cast Stefania Casini, Ray Lovelock e un fenomenale Mario Carotenuto, concretizza in una potente corsa tra guardie e ladri; senza risparmiare eventuali colpi bassi, come anche un certo umorismo capitolino tipico del suo cinema.

Con extra rappresentati da otto minuti di intervista a Milian e dieci allo sceneggiatore Dardano Sacchetti.

 

I tarantiniani (2013)

Il giornalista e critico cinematografico Steve Della Casa racchiude in cinquantanove minuti di visione, insieme a Maurizio Tedesco, un documentario incentrato sulla storia della celluloide di genere italiana, dallo spaghetti western dei primi anni Sessanta fino ai vari horror e film fantascientifici di vent’anni dopo.

Un interessante estratto attraverso cui è possibile ascoltare dichiarazioni e interventi di nomi noti ed esperti del settore che vanno dai registi Sergio Leone, Umberto Lenzi, Fernando Di Leo, Tonino Valerii, Alberto De Martino, Mario Caiano, Sergio Martino, Lamberto Bava, Marcello Avallone, Ruggero Deodato, Riccardo Freda, Romolo Guerrieri ed Enzo G. Castellari agli attori Franco Nero e Barbara Bouchet e, appunto, Tomas Milian. Più i produttori Luciano Martino e Massimo Vigliar. Diverse generazioni di artigiani e maestri della Settima arte tricolore che hanno saputo imprimere l’importanza di un panorama capace di aver dato molto al cinema mondiale. Ne è tutt’altro che trascurabile testimonianza l’esaltazione nei loro confronti da parte dell’ex enfant terrible di Hollywood Quentin Tarantino.

 

Mirko Lomuscio