In blu-ray Qui rido io con Toni Servillo

Con il cortometraggio ‘a morte dint’ ‘a capa ‘ Don Felice e quasi sette minuti di backstage nella sezione extra, approda in blu-ray per Eagle pictures Qui rido io, visto nelle sale cinematografiche a Settembre 2021.

Un lungometraggio attraverso cui il cineasta napoletano Mario Martone racconta sullo schermo un vero e proprio monumento della teatralità partenopea: Eduardo Scarpetta, ovvero colui che ci regalò Miseria e nobiltà.

Uno Scarpetta affidato all’istrionismo di Toni Servillo e che troviamo in questo caso ai primi del Novecento, impegnato a calcare le scene con la sua compagnia, riscuotendo moltissimo successo in giro per l’Italia. Al suo seguito, svariati familiari comprendenti figli riconosciuti e non, come i piccoli Titina (Marzia Onorato), Eduardo (Alessandro Manna) e Peppino (Salvatore Battista), avuti dalla giovane Luisa De Filippo (Cristiana Dell’Anna), nipote di Rosa Scarpetta (Maria Nazionale), sua moglie. Uno Scarpetta che riscuote grande successo grazie alla maschera di Felice Sciosciammocca, protagonista, appunto, di Miseria e nobiltà, ma che, al fine di divertire il proprio vasto pubblico, s’ingegna continuamente per rinnovarsi; fino al momento in cui assiste all’opera teatrale La figlia di Iorio di Gabriele D’Annunzio, dalla quale deriva la parodia Il figlio di Iorio, prendendo in giro un autore intoccabile e, di conseguenza, valicando l’invalicabile. E, nonostante l’iniziale consenso, D’Annunzio fa causa ad Eduardo, spingendolo verso una crisi artistica che lo vedrà alle prese con atti legali e futuro incerto.

Il tutto, in un lungometraggio di cui, di sicuro, andrebbe fiero lo stesso Scarpetta, in quanto l’autore di Noi credevamo L’amore molesto confeziona con Qui rido io un biopic che colpisce nel segno (e neanche poco). Perché, tralasciando l’immensa bravura di un Servillo in evidente ricerca di premi e riconoscimenti, bisogna notare la coerenza narrativa con cui si decide di affrontare questa parentesi delicata dell’indimenticato Eduardo, analizzando perfettamente la dimensione artistica dell’epoca e la validità del teatro nel mondo dell’intrattenimento.

Con un cast di volti validi e imponenti della recitazione napoletana (tra gli altri, abbiamo Iaia Forte, Gianfelice Imparato, Maria Nazionale, Antonia Truppo, Roberto De Francesco), un’opera che parla di famiglia dentro e fuori le scene, togliendo ogni linea di confine tra chiunque entri a far parte dell’universo scarpettiano. Intenso, infatti, è il rapporto tra il noto autore e i fratelli De Filippo (interpretati dai bravi Onorato, Manna e Battista), altro centro nevralgico su cui Martone, insieme alla co-sceneggiatrice Ippolita di Majo, tende a focalizzarsi.

Il Martone che concretizza con Qui rido io uno dei suoi migliori film, trasudante toccante amore nei confronti dell’arte e dei propri cari, nonché mirato a ricordare che la vita è un teatrino senza fine e che nulla sarà in grado di fermarlo.

 

 

Mirko Lomuscio