L’apparenza delle cose: la ghost story Netflix con Amanda Seyfried

Disponibile su Netflix, L’apparenza delle cose si svolge nel 1980. Catherine (Amanda Seyfried), restauratrice, e suo marito George (James Norton), professore di storia dell’arte, lasciano Manhattan con la giovane figlia Franny (Ana Sophia Heger) per trasferirsi in un remoto villaggio di campagna della Hudson Valley, nello stato di New York, dove lui ha ottenuto una cattedra in un college privato.

Catherine sembra sinceramente contenta di assecondare la carriera del marito e fa di tutto per trasformare la casa ottocentesca in cui si sono trasferiti, in una splendida cornice per sua figlia e il suo matrimonio. La felicità, solo apparente, è destinata però a svanire quando la donna e la piccola Franny cominciano a percepire una presenza oscura tra le mura domestiche.

Things Heard and Seen (L-R) Amanda Seyfried as Catherine Clare, F. Murray Abraham, as Floyd DeBeers, in Things Heard and Seen. Cr. Anna Kooris/NETFLIX © 2020

Convinta che la casa sia infestata e aiutata dal capo di suo marito George, la donna partecipa a una seduta spiritica e scopre che la misteriosa presenza che avverte è quella di Ella Vayle. Ella, precedente inquilina della casa morta in circostanze tragiche per mano del marito Calvin, sta cercando di proteggere Catherine, ma è ostacolata da un altro spirito, quello del suo assassino.

Mentre si ostina a far luce sui segreti che la sua dimora racchiude, Catherine non si accorge dell’oscurità che si è impossessata di suo marito George e delle verità che nasconde.

Ispirato ad un romanzo di Elizabeth Brundage, L’apparenza delle cose, diretto da Shari Springer Berman e Robert Pulcini, è una combinazione di thriller psicologico, dramma familiare e ghost story che nulla attinge però alle atmosfere horror, fatte di suspense e spaventi facili, cui cinema e serie contemporanee ci hanno abituati.

Gli spiriti non sono che una presenza sbiadita che ha poco o nulla di spaventoso. I fantasmi si vedono poco e si sentono ancora meno. Nonostante il racconto voglia puntare sul legame profondo che esiste tra mondo spiritico e mondo reale, quali dimensioni che convivono in piani distinti nel qui e ora, L’apparenza delle cose non riesce a creare un vero collante tra i due universi, né a giustificare l’intersecarsi della storia dei vecchi abitanti della casa e quella dei suoi nuovi inquilini.

A questo si aggiunge che i registi provano ad arricchire il puzzle della vicenda con una serie di elementi che, apparentemente importanti all’inizio, perdono via via forza e non trovano una giustificazione logico-narrativa nel plot. A cominciare dalla bulimia di Catherine o dal legame tra la casa e i delitti che si consumano al suo interno.

Il rischio, soprattutto in un film che dura due ore piene, è quello di perdere le fila del racconto e di trovarsi lungo la strada confusi e annoiati, senza provare quei brividi che si aspettano da una storia ambientata in una casa stregata.

 

 

Valeria Gaetano