LE RECENSIONI DI JOHN TAG: NO.TA – “SIAMO STATI NOI”

La coscienza del rock

NO.TA – Siamo Stati Noi

Sono qui a parlarvi dell’album Siamo Stati Noi, realizzato dal gruppo rock milanese NO.TA, capitanato da Francesco “Tano” Gaetano, cantante e autore dei brani e vero “deus ex machina” della band, affiancato da Rino Zizzo al basso, Corrado Zerni alla chitarra elettrica e Jvan Tagliabue alla batteria.

Un disco, distribuito da Zimbalam, che è stato prodotto, tra il 2012 ed il 2013, negli studi milanesi di Mario Riso, noto batterista e fondatore del progetto socio-musicale Rezophonic.

Siamo Stati Noi è un lavoro caratterizzato da un sound poco ricercato, senza fronzoli e certamente non innovativo, ma di buona fattura. Un rock, quindi, diretto, denso, caustico ed aggressivo. Quello dei NO.TA è un modo di fare musica che ci riporta agli anni 80/90 e a gruppi come Litfiba e Timoria, ad artisti come il buon vecchio Vasco o il rocker emiliano Ligabue. Il contenuto dei loro testi, sempre diretti, semplici e non criptici, è carico di rabbia, disagio, nostalgia, speranza, amore e voglia di cambiare tutto ciò che non è giusto che sia. 10 brani che scorrono veloci e che si lasciano ascoltare gradevolmente, alcuni dei quali, però, lasciano un segno indelebile nelle nostre coscienze:

Tra questi mi sento di segnalare:

–         Tentazioni: un brano che nei testi e nella musica ricorda molto il primo Vasco Rossi;

–         Il Sole è ancora a metà: un pezzo intimo,  malinconico e riflessivo;

–         Siamo Stati Noi: title-track rabbiosa e tiratissima;

–         Sentire che manca: brano in cui si parla di disagi psicologici e problemi introspettivi e, come lo stesso autore afferma, “una canzone molto personale, ma in cui allo stesso tempo possono identificarsi tutti quanti”.

Ma in particolare, qullo che più mi ha colpito è Dimentica,  terzo video ufficiale estratto da Siamo Stati Noi e che anticiperà una serie di singoli che vedranno la band meneghina sicura protagonista per tutto il corso di quest’anno. Dimentica è un calcio nello stomaco, un pugno in pieno viso, un grido di rabbia che ci riporta alla dura realtà, mostrandoci una natura violentata dalla nostra sete di potere e dal nostro egoismo, una terra devastata dalle guerre, da sopraffazioni, dall’inquinamento che, purtroppo, i nostri figli, incolpevoli, dovranno ereditare: “Dovrei pensare di più a quelli che verranno…Cercare di sporcagli meno questo mondo, che dopo tutto, sono anche figli miei e ci metteranno radici in questo fango e mi malediranno quando ci troveranno, tutti gli scarti miei…”. Ma forse una coscienza ce l’abbiamo, sperando possa prendere il sopravvento sul nostro istinto di autodistruzione.

Voto 8/10

John Tag

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