LE RECENSIONI DI MONDOSPETTACOLO: STAR TREK INTO DARKNESS

Per poter seguire l’ennesima espansione dell’universo di Star Trek occorre fare un breve riassunto dello Star Trek precedente…
Dovendo inserire attori nuovi e giovani nella saga (quelli originali ancora viventi hanno un’età compresa tra i 70 e gli 80…) e dovendo soprattutto affrancarsi dalla sorveglianza occhiuta dei trekkers (ormai era diventato impossibile scrivere qualunque cosa su Star Trek senza che qualcuno trovasse contraddizioni o incongruenze con le precedenti produzioni, televisive o cinematografiche), gli sceneggiatori hanno astutamente creato l’espediente dell’”universo parallelo”: ovvero, l’universo di Star Trek che vediamo in questo film (e in quello precedente) non è quello che conosciamo, ma è il frutto di una alterazione temporale provocata da Spock (e proprio quello originale interpretato da Leonard Nimoy) in un fallimentare tentativo di salvare i Romulani da una catastrofe. Pertanto, se capita (e capita molto spesso) di vedere avvenimenti che non collimano con la saga (per chi la conosca a fondo, ovviamente), è perché siamo appunto in un’universo parallelo dove la storia, per così dire, ricomincia da capo (con sollievo degli sceneggiatori e disappunto dei trekkers che hanno così perduto il potere di critica o veto sulle ultime produzioni).


Fatta questa lunga premessa, cominciamo. In realtà non si può raccontare molto, in quanto il film è ricco di sorprese e citazioni della serie classica, e non si possono rovinare.
In poche parole, in questo nuovo episodio il capitano Kirk (Chris Pine) e il suo equipaggio devono affrontare la minaccia di un pericoloso terrorista dotato di forza e intelligenza sovrumani… che poi si rivelerà per essere un altro personaggio ben noto della saga, che anche nell’universo parallelo si dimostrerà più infido che mai. La vicenda, articolata e rocambolesca, servirà anche ad approfondire la natura dei rapporti tra Kirk e Spock (Zachary Quinto), ma anche tra Spock e Uhura (Zoe Saldana, che in questo universo è la sua compagna).
Il cast è quello del film precedente, decisamente azzeccato: l’impressionante Dr. McCoy di Karl Urban, Scott interpretato da Simon Pegg (forse un po’ troppo macchietta, d’altra parte l’interprete è quello di “L’alba dei morti dementi” e “Paul”…), lo spiritato Chekov di Anton Yelchin e il timido Sulu di John Cho (forse l’unico un po’ incolore).
Diciamo subito cosa non va del tutto in questo film: non va, proprio narrativamente parlando, la palese e dichiarata immaturità del capitano Kirk, un capitano a tratti quasi adolescenziale e troppo impulsivo. Non si capisce infatti come si possa fare una carriera così rapida (è bene ricordare che in marina o… flotta stellare un capitano è l’equivalente di un colonnello dell’esercito), perdipiù con un equilibrio caratteriale così scarso: già era una pecca del precedente film, e qui si persevera nell’errore.


Di positivo invece i dialoghi particolarmente frizzanti e infarciti di battute al fulmicotone: prassi dei film di qualche decennio fa, nei film odierni sembrano pressoché scomparsi salvo rari casi, e per fortuna questo film è uno di quei rari casi.
Tutto sommato un film che riesce a farsi perdonare il male oscuro e comune a molte produzioni odierne, ovvero la enorme difficoltà ad inventare qualcosa di veramente nuovo e rivoluzionario.

Giuseppe Massari