Maestro: l’opera seconda di Bradley Cooper

L’ambizioso attore statunitense Bradley Cooper, entrato di diritto nel firmamento hollywoodiano grazie ad alcune prove recitative ricche di charme ed empatica scioltezza, si cimenta per la seconda volta in veste di regista incline alla suggestione scenica ed espressiva.

Dopo A Star is born, ennesimo remake in chiave moderna e mélo del celebre musical imperniato sull’imprevedibile mondo dello spettacolo, anche la seconda fatica realizzata dietro e davanti l’indocile macchina da presa, Maestro, su Netflix dal 20 Dicembre dopo l’uscita in cinema selezionati, trae partito dall’emblematica correlazione tra arte ed esistenza.

Maestro. Bradley Cooper as Leonard Bernstein (Director/Writer/Producer) in Maestro. Cr. Jason McDonald/Netflix © 2023.

La scelta del bianco e nero nella prima parte, contraddistinta dall’interazione tra interni rivelatori ed esterni catartici, con le frecce di Cupido scoccate all’insegna del saldo dinamismo narrativo, innesta un appeal sul versante formale in grado di suscitare parecchia curiosità. Sia agli spettatori attratti dal consueto surplus di fronzoli e orpelli delle liaison in cui s’incrociano consorzi domestici ed epos collettivo sia ai ben più avvertiti cinefili. Abituati ad anteporre la polpa contenutistica ai gelatinosi ammiccamenti dei biopic a sfondo romantico. Ad accrescere le legittime aspettative in merito alla storia d’amore che travolge festosamente il direttore d’orchestra Leonard Bernstein e l’attrice di origine costoricane Felicia Montealegre contribuisce l’intenso via vai della novella coppia negli androni dei palcoscenici, delle sale da concerto, dei luoghi adibiti ad accogliere il tripudio di timbri sinfonici ed empiti melodici. L’effigie degli evocativi corridoi, il fulgore dei teneri sguardi d’intesa, le schiene poggiate l’una sull’altra, nell’ambito dell’ordine naturale delle cose rappresentato dal teatro a cielo aperto dei parchi newyorchesi, riflettono l’ascendente esercitato dai dotti ed emozionanti film d’atmosfera.

Maestro. (L to R) Bradley Cooper as Leonard Bernstein (Director/Writer/Producer) and Carey Mulligan as Felicia Montealegre in Maestro. Cr. Jason McDonald/Netflix © 2023.

Quella carezzevole sospensione del tempo, connessa al mix di trasporto ed entusiasmo racchiuso nel gioco fisionomico del riverito maestro mentre indica con le impeccabili bacchette la somma esecuzione delle opere rimaste nella memoria cosmopolita, cede però presto spazio ai colpi di gomito delle componenti manieristiche. Aliene al teorema di gesti e suoni prospettato nell’incipit. Le schermaglie casalinghe, dispiegate quindi in modo discordante e monocorde rispetto al fluire delle varianti rivolte ai fidi strumentisti dal marito fedigrafo, appaiono distanti anni luce dalla forza significante dell’aura contemplativa. L’apologo sul piacere d’inventare, nonché sul bisogno di condividerne l’ebbrezza con l’anima gemella, salvo poi svilirla sulla scorta dell’incerto orientamento sessuale, traligna l’opportuna poesia nell’infecondo poeticismo. Il passaggio al colore, conforme alle tecniche luministiche in voga all’epoca della fantasia al potere, cementa l’infelice scontro della grazia dei sentimenti condivisi in seno alla famiglia coi reiterati inganni. La sensibilità figurativa, nonostante l’indubbia professionalità degli scenografi e dei truccatori, che con l’innesto del naso posticcio rendono la maschera di Bradley Cooper pressoché identica a quella originale, risulta solo ed esclusivamente di facciata.

Maestro. Carey Mulligan as Felicia Montealegre in Maestro. Cr. Jason McDonald/Netflix © 2023.

La penuria d’un’autentica padronanza dei vari contesti, divenuti strazianti col mesto crepuscolo della sfortunata consorte, avvezza nondimeno all’autoironia, e degli appositi confronti introspettivi nei momenti-chiave innesca l’inane egemonia degli accenti lacrimevoli da telenovela sul denso sottosuolo dei semitoni. La pur magistrale performance di Carey Mulligan nelle vesti della coriacea ed estatica Felicia, col viso da eterna bimba solcato dall’impietoso incedere dell’orribile malattia, non basta di per sé ad approfondire i chiaroscuri psicologici dell’anima gemella a un tiro di schioppo dal trapasso. Pure l’istrionismo temperato a mestiere del poliedrico Bradley Cooper stenta a sopperire all’esilità del racconto di Maestro. Che dapprincipio fa sperare in qualcosa di meglio dell’ovvio omaggio a un gigante del passato, non esente da infauste debolezze, per poi disperdere gli eterogenei spunti nelle scollature del kolossal intimistico dai piedi d’argilla.

 

 

Massimiliano Serriello