Massimo Barri con la sua nuova produzione “Feel it in my soul” con la featuring di Giangi Bonsaver

Massimo Barri nasce artisticamente come Dj radiofonico nel 1979, con le prime radio locali come: Radio Antenna 1, Radio Reporter, RV1, etc. Nel 1981, dopo qualche anno di esperienza radiofonica, approda nelle discoteche e locali fino al 2005 come Dj resident tra cui: Chez Nous, Top, Sistina ed altri.  Lungo questo percorso incomincia a produrre e collaborare con diverse etichette discografiche incidendo dapprima mix in vinile e poi cd compilation con label come: Dig-It, Lombardoni Disco Magic, Baby Records, Black Zone e altre. Ultimamente è molto presente da anni nel panorama musicale Soulful-house con produzioni che vengono pubblicate su tutte le maggiori piattaforme digitali da etichette come: Baci Recordings, Morenloud, Hsr Records, Moiss Music House.

Potrebbe sembrare una domanda banale e magari lo è: ”Dove sta andando la musica? E dove sta andando la tua musica?

La musica oggi è cambiata molto si è evoluta, come tutte le cose di questo terzo millennio, ma nello stesso tempo abbiamo perso le idee, soprattutto nella dance, molte cose campionate ritmiche tutte uguali mancano di originalità. Purtroppo, è così, ma nel rovescio della medaglia la tecnologia è avanzata di brutto e oggi veramente si può fare di tutto, la cosa che devi avere però e il talento, l’idea, l’emozione che hai dentro e quello che ti esce dall’anima musicale che ogni artista ha. Io cerco nei miei lavori dance, in particolare, di dare emozioni, d’inventare, di non essere mai banale o ridicoli, dare quel qualcosa che molti non danno copiando a destra o a manca.

Quali sono i tuoi piani più immediati?

Fare dance di qualità sia commerciale che più di nicchia per pochi, tipo soulful cantato stile americano, garage e mi piace anche la deep raffinata; infatti, il prossimo lavoro verterà su quella sonorità.

Come è nata la collaborazione con Giangi Bonsaver?

Con Giangi ci conosciamo da un po’, però non abbiamo mai fatto un brano prima di questo “Feel it my soul” io ho fatto la musica e poi lui ha tirato giù la melodia, cercando di collaborare poi insieme nella stesura e direi che è venuto un ottimo brano che in alcuni passaggi ricorda uno stile dance anni 90 cercato apposta.

Quanto è importante per te internet nell’ambito musicale? Si rimpiange il passato in cui i social e selfie erano solo utopia o, meglio, proiettarsi verso il futuro abbracciando le nuove, seppur fredde, forme di comunicazione?

Come ho già detto il mondo è in continuo movimento ed evoluzione; quindi, io sono assolutamente contento di questo e abbraccio qualsiasi forma di proiezione verso il futuro.

C’è differenza tra ciò che ascolti e ciò che in realtà componi?

Sì, io ascolto tanta musica diversa da quella che faccio e come una carta assorbente prendo ispirazione da tutti i generi, quelli belli naturalmente, e poi tiro giù quello che mi dà emozione e ispirazione in quel momento.

Tanta musica sulle spalle, palchi, club e sudore in onore alla dea musica. Con l’esperienza e la concezione raggiunta della musica, cosa consiglieresti a dei giovanissimi per intraprendere un percorso artistico e discografico?

Allora qui il discorso sarebbe lungo, tutto questo l’ho fatto e ottenuto con tanti anni di passione per la musica, dedizione nel suonare uno strumento e vedere la gente cosa vuole e cosa le piace; quindi, ai ragazzi giovani di oggi dico: avete la tecnologia al vostro fianco, sappiatela sfruttare al meglio e guardare quello che vi circonda partendo dal basso, per poi raggiungere posizioni sempre più alte che vi permetteranno di migliorare e crescere.

Chi vorresti ringraziare per chiudere questa intervista?

La mia passione e voglia di fare musica a 360 gradi, anche se all’inizio nessuno credeva in me, nelle mie capacità, solo tanto lavoro, e non ascoltate quelli che ti dicono: ma dove pensi di andare con la musica, tanto non farai nulla di buono. Tirare avanti come un treno e non curarti di loro.