Mondospettacolo incontra Antonio Desiderio, uno dei più importanti manager dello spettacolo

Tra i più importanti manager dello spettacolo italiano per quanto riguarda l’Opera e il Balletto, Antonio Desiderio collabora da anni con i teatri più importanti italiani ed internazionali, come La Scala di Milano, l’Opera di Roma, il San Carlo di Napoli e il Bolshoi di Mosca.

Da Gennaio è anche Docente presso l’Istituto di Alta Formazione Coreutica sotto il MIUR a Genova, diretto da Irina Kashkova, e, nell’attesa di riprendere ad organizzare eventi in Italia e nel mondo, ha in progetto una serata di Gala in Spagna con il Conservatorio de Danca Mariemma di Madrid e le coreografie di Kristian Cellini. Lo abbiamo incontrato per un’intervista.

 

Ciao Antonio, come mai hai scelto di lavorare nello spettacolo e, di tanti settori, in quella che viene definita da molti l’arte alta con opera e balletto?

Io sono vissuto a pane e teatro, perché mio padre era un dipendente del Teatro dell’Opera di Roma e, fin da bambino, sono stato abituato alla lirica, al sinfonico e al balletto. Già da quando ero molto piccolo, quindi, ho sentito la necessità di studiare il pianoforte, con il quale ho lavorato durante gli anni dell’università come pianista accompagnatore di danza in importanti centri appositi di Roma, la mia città. A questo settore sono affascinato da sempre perché penso che il canto e la danza siano le forme artistiche che, attraverso udito e vista, arrivano dirette al cuore dello spettatore. Le emozioni, le sensazioni e cio che queste arti possono dare sono sempre un infinito benessere per chi le riceve e di cui poi non se ne può piu fare a meno. Almeno nel mio caso.

 

Quanto lavoro occorre per preparare un tuo spettacolo?

Sicuramente mesi sicuramente. Poi io sono molto perfezionista e attento ad ogni singolo particolare, e, conoscendomi, parto sempre con un anticipo incredibile in fase progettuale. Inoltre, lavoro sempre con una costante nel cervello: la qualità alta che per me ripaga sempre e a lungo.

 

Come cambia il tuo lavoro dalla gestione di un intero spettacolo a quella dei singoli artisti?

Si tratta di due cose molto diverse. Se devo creare un evento, uno spettacolo completamente nelle mie mani, il coinvolgimento è totale e i tempi più lunghi. Se invece sono chiamato come intermediario tra un artista che rappresento e un teatro, i tempi sono molto piu celeri. Dando sempre il massimo al teatro con cui vado a collaborare in termini di qualità tecnica e idonea scelta dell’artista che propongo per il ruolo che dovrà interpretare.

 

Quale è stata la tua più grande soddisfazione professionale?

Devo dire che ne ho collezionate diverse, ma, sicuramente, tra esse vi è la tournee in Cina di una mia produzione di Lago dei cigni, con un corpo di ballo italiano selezionato ad hoc per questo progetto e le preziose coreografie di Maria Grazia Garofoli, già Direttore della Fondazione Arena di Verona. Abbiamo fatto spettacolo nelle maggiori citta cinesi, con oltre venticinque recite in due mesi! È stato davvero indimenticabile e non appena l’emergenza sarà finita saremo pronti a tornare, come gia avevamo in programma.

 

Sei anche docente di legislazione dello spettacolo. Come stai vivendo l’emergenza da Coronavirus?

Da parte di tutti noi, il lavoro di questi ultimi mesi ha dovuto subire sostanziali assestamenti. Essendo bloccato da quasi un anno, il settore relativo agli spettacoli dal vivo ha comportato anche da parte mia una rivisitazione, e, quindi, continuando a progettare per i mesi futuri in cui tutti auspichiamo nella riapertura dei teatri, ho deciso di mettere a frutto la mia esperienza e conoscenza giuridica per i giovani. Sto insegnando Legislazione dello spettacolo all’Istituto di Alta Formazione Coreutica di Genova diretto da Irina Kashkova, e devo dire che sto scoprendo in me una nuova veste molto interessante di “prof”, come mi chiamano i ragazzi.

 

Pensi che siano corrette le scelte istituzionali su questo settore?

Assolutamente no. Il nostro Paese dimentica troppo spesso quanto la nostra arte sia amata e, sopratutto, rispettata all’estero. Il trattamento indifferente riservato al comparto spettacolo durante il periodo del Coronavirus ne è stata l’eclatante dimostrazione.

 

Quando pensi si potrà tornare alla normalità?

Mi auguro il più presto possibile, ma la ripresa è inutile dire che non sarà veloce. Penso che a fine 2022 cominceremo a riassaporare il gusto di una vita normale. Prima sarà tutto di guadagnato e inaspettato.

 

Se dovessi paragonare questo periodo ad un’opera, quale sceglieresti?

Sicuramente il Nabucco di Giuseppe Verdi, pensando alla scena del coro che intona il celeberrimo “Va’ Pensiero, sull’ali dorate” come inno di speranza e augurio per tutti noi che tutto questo finisca al più presto.

 

Domanda conclusiva: hai un sogno nel cassetto?

Ne ho diversi, ma i sogni credo si realizzino con il duro lavoro, con la tenacia e quel pizzico di magia e fortuna che non devono mai mancare.

(Photo credits: Barbara Gallozzi)

 

Francesco Lomuscio