Nel Ventre dell’Enigma di Pupi Oggiano

“L’Enigma è, per gli antichi, un indovinello complesso e poetico, che mette l’uomo davanti a se stesso, la sua anima davanti allo specchio. Dove risiede la soluzione? Qual è l’enigma padre di tutti gli enigmi? La profonda conoscenza di noi, la percezione della realtà specchiata nella finzione, il volto che si trasforma in maschera, il bene che non esiste senza il male, così come il nero non esiste senza il bianco. La realtà è dunque lo specchio dei nostri sogni e dei nostri incubi, o sono essi stessi la realtà e noi lo specchio che ne delinea i contorni?”. Così l’attore Diego Casale introduce, nella novelization tratta dalla sceneggiatura originale, scritta da Gabriele Farina e edita dalla Buendìa Books, uno dei film di cui è protagonista, Nel Ventre dell’Enigma, terzo lungometraggio del regista torinese Pupi Oggiano. Io amo molto le persone che osano, e Oggiano sa farlo molto bene. Appassionato di cinema da tutta una vita e musicista per vocazione, si approccia alla regia nel 2019 col suo primo film, La Paura Trema Contro, a cui segue, nel 2020, Ancora Pochi Passi, fino ad arrivare a questo suo terzo lavoro, presentato in anteprima nazionale al Cinema Massimo di Torino martedì 25 maggio 2021, a cui seguiranno, poi, altri tre film, E tutto il buio che c’è intorno (2022), Svanirà per Sempre (2023) e l’ultimo, ancora inedito, Contro un Iceberg di Polistirolo (2024). Il progetto di Pupi è, come dicevo, particolarmente ambizioso: il suo scopo è sempre stato quello di realizzare sei film, tutti autoconclusivi ma tutti concatenati in qualche modo l’uno con l’altro, che alla fine ci daranno, come in un rebus, il pensiero che il regista ha sul cinema di genere italiano, anche grazie alla lettura consequenziale dei titoli. Un vero enigma, quindi, e la passione di Oggiano per l’enigmistica emerge particolarmente in questo suo terzo film, di cui parleremo oggi.

In una scuola fatiscente ed oscura 4 studenti stanno per sostenere un esame, che sembra spaventarli a morte. Hanno un’ora di tempo per completare il loro compito scritto, e mentre il tempo inizia a girare sulla sveglia del preside, le riprese si spostano nella bellissima Torino in notturna. Qui, per le strade dell’affascinante capitale sabauda, si aggira un killer nerovestito con tanto di cappellaccio e guanti di pelle, che compie i più efferati delitti, scegliendo le sue vittime, pare, assolutamente a caso. Chi è il misterioso assassino? Che movente si cela dietro i suoi omicidi? E che legame c’è tra esso ed i 4 studentelli impauriti che sudano freddo sui banchi d’esame? La verità vi lascerà di stucco.

Se nel primo film Oggiano omaggiava soprattutto il cinema di fantascienza e nel secondo l’horror, qui il genere a cui sembra rifarsi particolarmente è il thriller anni Settanta/Ottanta. Non per niente uno degli sceneggiatori di Nel Ventre dell’Enigma (insieme allo stesso Oggiano ed a Corrado Artale) è Antonio Tentori, nome più che noto a coloro che amano il Cinema di Genere Made in Italy, che ha lavorato con alcuni dei più grandi registi che hanno reso famoso il nostro cinema in tutto il mondo: Lucio Fulci, Joe D’Amato, Sergio Stivaletti, Bruno Mattei, e persino Dario Argento. E sarà quindi al Maestro Argento che Oggiano tributerà l’omaggio più evidente del suo film, a partire dal look dell’assassino, alla maestria con cui Torino viene tratteggiata come città colma di mistero, ai delitti fantasiosi che risultano come dei quadri di grande impatto visivo, alla musica, mai sottofondo, ma sempre protagonista. Pupi, da buon musicista qual è, scrive e produce una colonna sonora che entra dentro alla scena come la lama dell’assassino trafigge le sue vittime, e scava un solco netto con tutte le miriadi di produzioni odierne dove la musica è solo un inutile e spesso fastidioso accompagnamento. Quindi qui ci sono tutti gli elementi fondamentali per tirare fuori un buon thriller…eppure Pupi Oggiano non si accontenta, vuole di più, rischia e cammina sul precipizio, sfoderando un finale così imprevedibile da lasciare l’intera platea di stucco. Guardare per credere.

Chi gioca con gli enigmi sa bene come sorprendere lo spettatore, ce lo aveva già dimostrato qualche anno fa James Wan, con quello che forse è il suo film più bello e geniale, Saw – L’Enigmista. Ecco, sebbene il film di Oggiano, alla fine, poco c’entri col torture porn di Wan, tuttavia il piacere di lasciare lo spettatore a bocca aperta sul finale accomuna le due pellicole. Per eseguire un’operazione così delicata il regista torinese non si rivolge ad attori di grido, eccezion fatta per il bravissimo Diego Casale, punta di diamante del Cinema e del Teatro piemontese, che in passato abbiamo visto anche al fianco di Dario Argento in Non Ho sonno, e che è già stato protagonista indiscusso del precedente film di Oggiano, Ancora Pochi Passi. Come accennato, quindi, Diego Casale è l’unico attore conosciuto presente nel film, ma questo non penalizza in alcun modo il risultato finale: infatti, per creare il nutrito cast, si è attinto a piene mani dalle scuole di recitazione torinesi (una delle quali diretta da Casale stesso), portando sullo schermo dei talenti in boccio di cui sicuramente sentiremo ancora parlare. Alcuni dei giovanissimi attori sono davvero sorprendenti e ci regalano delle performance eccezionali, tanto più se si tiene conto che per molti di loro si tratta della prima esperienza su un set. Tra essi mi sento di citare coloro che maggiormente mi hanno colpito: Maurizio Carlini nel ruolo di un adorabile psicopatico, Anna Panero alle prese con una decorazione natalizia coi fiocchi ed Elisa Giorgio, ottima interprete di una donna insoddisfatta che fa di tutto per risollevare la sua relazione ormai agli sgoccioli. E poiché è risaputo che il team Oggiano è una vera e propria squadra affiatatissima, molti sono i nomi che qui ritroviamo e che hanno partecipato anche ai film precedenti del regista: la bella Frankie Converso, protagonista di La Paura Trema Contro, qui in un piccolo ruolo, Maurizio Parietti, che come Frankie è stato protagonista nel primo film e qui appare nell’incredibile finale, Massimo Sacco, il caratterista del gruppo, Osmar Santucho, Omar Vestri, e Maurizio Terenzi, solo per citarne alcuni.

Oltre alle riprese nella magica Torino, valorizzata dalla fotografia di Luca Ferrato, buona parte del fascino del film è data dagli ambienti, all’apparenza fatiscenti e diroccati, della suola in cui avviene il tanto temuto esame. Come location è stato qui usato il Mupin, Museo Piemontese dell’Informatica, che sta per nascere in via Reiss Romoli a Torino: prima di imbattersi nei locali del Mupin la troupe aveva in mente di ricostruire la fatiscenza della struttura in una scuola attiva, ma infine c’è stata la fortuna di poter sfruttare un vero e proprio set naturale, che si trovava esattamente nelle condizioni che servivano alla storia, in quanto erano da pochissimo iniziati i primi lavori di restauro. Il risultato non poteva che essere convincente, ed immergere sempre più lo spettatore nel ventre di un enigma che proprio tra quelle pareti si annida spaventoso ed implacabile. Il montaggio dinamico e scattante di Alessandro Benna ben si sposa con le musiche rock di Oggiano, che come quelle dei Goblin sanno far crescere il senso di tensione e ansia che accompagna ognuno degli omicidi perfettamente orchestrati. Un altro artista che merita assolutamente di essere citato in questa disamina è il disegnatore Riccardo Fissore, che si troverà davanti un compito arduo: usare le sue doti pittoriche per rappresentare qualcosa di amatoriale, qualcosa disegnato da mano incerta, dalla mano di un ragazzo, e non di un professionista….altro non posso dirvi, perché il pericolo di spoiler è troppo alto per rischiare di correrlo anche solo marginalmente.

Nel Ventre dell’Enigma non è un film che si può raccontare. E’ un omaggio personalissimo e proprio del regista al Cinema con cui è cresciuto e che ama visceralmente, ma la sua firma, la sua impronta, sono davvero troppo caratterizzanti per poterlo in qualche modo relegare in un sottogenere ben definito. E moltissimi sono i richiami e le strizzate d’occhio ai suoi film precedenti, che potrà riconoscere solo chi quei film ha visto più e più volte, perché Oggiano ama disseminare indizi, enigmi, ma non vuole renderci la soluzione del suo grande rebus troppo semplice. Ed è questo il bello.

Attualmente sono in corso le riprese del suo sesto film, Contro un Iceberg di Polistirolo, quindi non ci resta che aspettare e vedere come si completerà questo indovinello che nasconde il pensiero più profondo del suo autore: “La Paura Trema Contro: Ancora Pochi Passi Nel Ventre dell’Enigma e Tutto il Buio che c’è Intorno Svanirà per Sempre Contro un Iceberg di Polistirolo“. Chissà cosa ci aspetterà… quindi, se avete voglia di belle novità nel panorama cinematografico italiano, seguite Pupi Oggiano e non ve ne pentirete, parola mia.

 

https://www.imdb.com/title/tt13578302/

 

 

Ilaria Monfardini