Omen – L’origine del presagio: il demoniaco esordio di Arkasha Stevenson

Arkasha Stevenson dirige con Omen – L’origine del presagio il suo primo lungometraggio destinato al grande schermo.

Si era già fatta notare tramite il cortometraggio Vessels, del 2015, e un paio di episodi in serie televisive come il mystery horror Al nuovo gusto di ciliegia e Legion, dell’universo Marvel.

1971. Margaret Daino, interpretata da una molto convincente Nell Tiger Free, è una novizia americana che viene inviata a Roma per mettersi al servizio della Chiesa in un orfanotrofio, sotto la direzione della madre badessa suor Silvia, incarnata da Sonia Braga. Ad accogliere la giovane in aeroporto c’è il cardinale Lawrence , portato sulla scena da Bill Nighy, che lei già conosceva. La nostra incontra subito i bambini, tra i quali vi è una ragazzina più grande, Carlita alias Nicole Sorace, la quale viene isolata dagli altri poiché ha una condotta dissociata e a tratti violenta. Margaret nel frattempo divide un appartamento in città con la novizia Luz , cui presta il volto Maria Caballero, la quale, prima di prendere i voti, vuole provare per l’ultima volta i piaceri della carne. Quest’ultima la coinvolge quindi in una serata in un locale, dove fanno conoscenza con due ragazzi.

La giovane americana si allontana con Paolo, ovvero Andrea Arcangeli, ma di quella notte non avrà ricordi. Da qui avvengono fatti inquietanti, per cui la stabilità di Margaret è messa a dura prova, a causa anche di visioni orrorifiche sospese tra realtà e incubo. E Omen – L’origine del presagio si inserisce come prequel della saga Omen (quattro capitoli più un remake) in modo convincente, godendo di un’atmosfera malsana che permea il film per tutta la sua durata. La sensazione sinistra e sulfurea si avverte già dalle prime sequenze, girate in una Roma degli anni Settanta attraversata da violenti tumulti di origine politica. Tutto ciò è ben rappresentato e sottilmente mostrato, senza scadere nel didascalico. La Città eterna, sede naturale della Chiesa, è sconvolta dal caos, quindi è anche il terreno fertile per una terrificante cospirazione, che come fine ha la conquista del potere. Per questo motivo alcuni sono disposti addirittura a far nascere il male assoluto.

La vicenda vede quindi Margaret far parte di queste trame, per le quali mette in discussione la sua fede. Figura di riferimento per lei è padre Brennan, dai connotati di Ralph Ineson, personaggio che nel capostipite del 1976 possedeva il volto di Patrick Troughton. Mentre la sensazione che si prova durante la visione di Omen – L’origine del presagio è quella di assistere ad un film horror che fa bene il proprio dovere, senza sconti e in buon equilibrio tra ciò che viene mostrato e ciò che non si vede, più il solito brivido sulla schiena provato grazie alle note di Ave Satani di Jerry Goldsmith. Presenti nel film, inoltre, rimandi a Rosemary’s baby – Nastro rosso a New York di Roman Polanski, come del resto in parte già presenti nella meravigliosa opera di Richard Donner del 1976. Le ambientazioni e le scenografie della Roma degli anni Settanta sono poi realizzate tenendo cura dei particolari, e anche gli effetti digitali, come quelli prostetici, sono di livello soddisfacente. Fino al finale interessante di un’opera come che gode oltretutto di tensione in crescendo.

 

 

Fabrizio Battisti