Stasera in tv in prima visione Nuclear Now di Oliver Stone

Stasera in tv in prima visione su La7 alle 21,15 Nuclear Now, un film documentario americano del 2022, diretto e co-scritto da Oliver Stone. Il film è basato sul libro A Bright Future: How Some Countries Have Solved Climate Change and the Rest Can Follow, scritto dagli scienziati statunitensi Joshua S. Goldstein e Staffan A. Qvist. Goldstein è coautore della sceneggiatura insieme a Oliver Stone. Il documentario è stato presentato fuori concorso alla 79esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, al Festival di Torino e al Rome Film Fest. Stone e Goldstein hanno successivamente sostenuto le loro proposte anche al 53° World Economic Forum 2023 a Davos, in Svizzera. Contiene una delle colonne sonore finali di Vangelis.

Trama
La posizione a favore dell’energia nucleare di Oliver Stone, che esplora la possibilità che l’utilizzo sistematico dell’energia nucleare sia davvero decisivo per far fronte al cambiamento climatico. Il documentario supporta questa tesi soprattutto grazie all’enorme lavoro di raccolta di informazioni, reso possibile dall’accesso – senza precedenti – a varie centrali nucleari francesi, russe e statunitensi.

“Questo film è rivolto in primis a tutti coloro che fanno parte della mia generazione e che hanno sviluppato tutta una serie di paure attorno al nucleare, generate per lo più dalla falsa informazione. “Il ricorso al nucleare è una valida alternativa ai combustibili fossili che deve essere presa in considerazione, in parallelo alle fonti di energia rinnovabili. – dice Stone – Il nucleare è in grado di fornire una tale intensità di partenza da poter soddisfare il fabbisogno energetico dell’intera umanità, e non solo in termini di energia elettrica. Le scorie sarebbero poi più limitate. Il petrolio non dovrebbe poi essere allontanato del tutto, ma destinato ad altri utilizzi”.
(Oliver Stone)

Nuclear now racconta di come il nucleare potrebbe, secondo le stime di una florida parte della comunità scientifica, salvare il mondo dal cambiamento climatico e dalla crisi energetica prevista nei prossimi decenni. La scienza ha infatti sbloccato questa energia a metà del XX secolo che, prima di essere usata per le bombe e poi per i sottomarini, era pensata per essere usufruita a scopi pacifici. Tuttavia, verso la metà del XX secolo, le società che iniziavano la transizione verso l’energia nucleare e l’abbandono dei combustibili fossili, iniziarono una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, finanziata in parte dagli interessi del carbone e del petrolio, che avrebbe seminato la paura per le radiazioni innocue a basso livello, e creato una confusione tra armi nucleari e energia nucleare.

Forse Oliver Stone dalla sua sa rimettere in gioco efficacemente, tagliando gli stereotipi sull’argomento, ammutolendo gli inetti, il dibattito sull’energia nucleare, in un periodo dove qualcosa sembra risvegliarsi. C’è qualcosa che ribolle e inizia a farsi sentire, e ciò non accade soltanto sotto la crosta terrestre, oggi non più vista come fonte di oro nero. Si tratta di qualcosa che ormai è stato messo alla gogna mediatica per troppo tempo, e che ora necessita di fuoriuscire per ritornare alla pubblica piazza, tra la gente e le istituzioni. Il notevole impiego di forze che il regista americano, mai esente a raccontare verità scomode e ritenute tabù dall’opinione pubblica, ha introdotto per provare a dare forza e conferire merito al tema dell’energia nucleare, è in fondo una disamina sociale che si regge sull’incomprensibilità e l’inaccessibilità che il tema di Nuclear now ha sempre avuto.

Senza ideologie di sorta (se non per evidenti provocazioni verso la classe politica connazionale e non solo) Stone mostra quello che ci siamo persi, con un po’ di rabbia e frustrazione: analizza con occhio investigativo il marcio dell’industria dell’informazione, quando mostra la paura alimentata attraverso i media, ed entra nel profondo delle debolezze umane, quando invece evidenzia la paura sopra ogni qualsiasi volontà di raziocinio. Nuclear now, allo stesso modo, è d’altra parte un titolo d’impatto. In primis perché è immediatamente associabile (con provocazione) a un film apocalittico da cinema del maccartismo; e in secondo luogo perché, in una più lucida e attenta visione, finalizza il messaggio di fondo del documentario: serve il nucleare? Sì. E quando? Ora. La ricerca si sta muovendo verso tale sviluppo, sempre più paesi riconsiderano l’energia dell’atomo come fonte d’importanza primaria, non resta che scacciare i fantasmi del passato, disintegrare il castello di carte costruito furbescamente dalle industrie dei combustibili fossili, e fare un esame di coscienza, grande quanto il mondo, profondo quanto deve essere un illuminante film di documentazione”.
(npcmagazine.it)

 

 

Luca Biscontini