Stasera in tv Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto di Lina Wertmüller

Stasera in tv su Rete 4 alle 21,30 Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, un film del 1974 scritto e diretto da Lina Wertmüller. Le musiche furono composte da Piero Piccioni (che vinse un David di Donatello). Alla fine del film, deluso e ubriaco, Gennarino (Giannini) si rivolge al mare, dicendo: “Mare traditore, che mi fosti amico un tempo e poi mi camminasti sopra il cuore“. Con queste parole Lina Wertmüller mette in bocca all’incolto e rozzo Gennarino una parafrasi dei versi finali del famoso Epodo di Strasburgo, bellissima poesia della lirica greca arcaica, attribuita ad Archiloco o a Ipponatte, nella traduzione di Salvatore Quasimodo: “Questo vorrei vedere che tu soffra, / tu che m’eri amico un tempo / e poi mi camminasti sopra il cuore“. Scritto e sceneggiato da Lina Wertmüller, con la fotografia di Giulio Battiferri, Giuseppe Fornari e Stefano Ricciotti, il montaggio di Franco Fraticelli, le scenografie e i costumi di Enrico Job, Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto è interpretato da Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Eros Pagni, Isa Danieli, Riccardo Salvino.

Trama
Una ricca signora milanese, Raffaella Pavoni Lanzetti, è in crociera nel Mediterraneo. Non si fa scrupolo di snobbare crudelmente la ciurma, ma quando naufraga su un’isola deserta con l’unica compagnia del marinaio Gennarino Carunchio, siciliano rude e comunista, la gerarchia di poteri si capovolge. Dopo un primo momento di paura, la signora ci prende anche gusto.

Bottana industriale e socialdemocratica!
(Gennarino Carunchio a Raffaella Pavone Lanzetti)

Un film che è diventato ormai un cult degli anni ’70, grazie alla regia di Lina Wertmüller e l’ottima recitazione dei due protagonisti. Siamo nel 1974 e lo scontro politico-sociale ha toccato le sue punte più alte: è appena stata respinta l’abrogazione del divorzio con il referendum e continua l’eterna lotta tra comunisti e democristiani. La signora dello yacht è l’esempio dell’arroganza del potere mentre il marinaio Gennarino deve accusare senza rispondere. Quando si troveranno su un’isola a causa di un naufragio, Gennarino, uomo siciliano vecchio stampo, comanderà sulla “femmina”, come la chiama lui. Poi tra loro scoppierà la passione, e il sotto testo è che la borghesia e il proletariato possono incontrarsi soltanto se sono fuori dal mondo, ad esempio su un’isola deserta.

Come in altri film diretti da Wertmuller con protagonista maschile Giancarlo Giannini, il focus è il rapporto uomo-donna, con la contrapposizione tra dimensione culturale normata nella sovrastruttura sociale e quella istintiva appartenente a un possibile stato di natura. Nella fattispecie la dimensione culturale è quella dettata dallo scontro di classe: da un lato il lussurioso libertinismo del capitale, dall’altro la rude austerità del proletariato. Ambedue connotati da infelicità, rispettivamente del troppo e del troppo poco avere. Due visioni dell’affettività che si scontrano con opposte asimmetrie di forza, prevalendo il capitale nella società strutturata e, in un primo momento, la muscolarità proletaria nel limbo dell’isola deserta. Quindi, svanita quell’ira rivoltosa che toglierà qualche soddisfazione allo spettatore vessato dal potere, la natura prevarrà e l’isola sarà paradiso. Si può discutere la concezione dello stato naturale dei rapporti affettivi di genere idealizzato e reso in pellicola dalla regista. Belle la fotografia e la musica; colpisce l’ottima recitazione di Giannini e Melato, con scene di erotismo mai volgari e di fortissimo impatto emotivo anche attraverso lo schermo.

 

 

Luca Biscontini