Stasera in tv Uomini e no di Valentino Orsini, con Flavio Bucci

Stasera in tv su Rai Storia alle 21,10 (ma disponibile anche su YouTube) Uomini e no, un film del 1980 diretto da Valentino Orsini, tratto dal romanzo omonimo di Elio Vittorini pubblicato nel Giugno 1945, primo testo in prosa a raccontare la Resistenza italiana. Con il soggetto di Elio Vittorini, la sceneggiatura di Valentino Orsini, Faliero Rosati e Giuliani G. De Negri, la fotografia di Franco Di Giacomo, il montaggio di Roberto Perpignani, le scenografie di Gianni Sbarra, i costumi di Lina Nerli Taviani e Paola Comencini e le musiche di Ennio Morricone, Uomini e no è interpretato da Flavio Bucci, Monica Guerritore, Ivana Monti, Renato Scarpa.

Trama
Milano, inverno 1944: una città distrutta e dolente, ancora in mano ai nazisti e alle squadre fasciste. Contro questo stato di cose alcuni uomini, riuniti nei Gap, cercano di opporsi, preparando attentati, collocando bombe e tentando di impedire ai nemici di riorganizzarsi. Non è un compito facile, ovviamente. Tanto più che questi uomini e queste donne hanno una loro vita privata che talvolta può entrare in rotta di collisione con il loro impegno collettivo.

Tratto dall’omonimo romanzo di Elio Vittorini, Uomini e no racconta con fredda lucidità una delle pagine più buie della storia italiana, e lo fa con un minimalismo e un’essenzialità tipici della cinematografia italiana a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, quando comunque la sostanza nel cinema di denuncia aveva quasi sempre il predominio sulla forma. Il protagonista, capitano della resistenza, viene disegnato con giusta ed equilibrata equidistanza tra la necessaria freddezza del comandante ed una pietas umana che in qualche modo influirà anche nella decisione finale, sacrificando un futuro dove l’amore cercava di sovvertire un ordine già scritto nella consequenzialità degli eventi. Il film alla fine risulta una lucida trascrizione del clima di quegli anni, senza stravolgere o drammatizzare troppo il romanzo originario. Orsini indovina nei solchi strabici di Flavio Bucci la macchina scenica giusta per significarne la disperata vitalità. Consapevole la regia, espressiva Monica Guerritore, anche se poi i film sulla Resistenza si somigliano e dissomigliano tutti. Qui a marcare una supremazia estetica è però il lungo piano sequenza poco “italiano”, a macchina da pressa fissa, della fucilazione, attraversata da una sola lama di luce (la fotografia è di Franco Di Giacomo). Un campo lungo fisso notturno di quasi sette minuti, accompagnato da quattordici esposizioni in crescendo di un identico nucleo tematico musicale, una marcia in progressione secca e sghemba, interrotta e resa ansiosamente zoppicante da un sapiente gioco di pause e intervalli che potrebbero prolungarla praticamente all’infinito. Un Goya in movimento, davvero formidabile.

 

 

Luca Biscontini