The lodge: goodnight daddy

Giusto il tempo di vedere in scena, nei panni di una madre di famiglia, la Alicia Silverstone che imparammo a conoscere attraverso diversi videoclip anni Novanta degli Aerosmith, che un inaspettato momento shock provvede a far balzare lo spettatore dalla poltrona in The lodge, co-produzione tra Canada, Regno Unito e Stati Uniti diretta dagli austriaci Severin Fiala e Veronika Franz, reduci dal collettivo The field to guide to evil.

Come nel loro acclamato debutto Goodnight mommy, datato 2014, è un rapporto tutt’altro che ordinario portato avanti tra genitore e figli ad essere posto al centro della circa ora e quaranta di visione, immersa nelle bianche distese innevate che circondano lo chalet di montagna in cui i giovanissimi fratelli Aiden e Mia vanno a trascorrere le vacanze di Natale insieme al padre vedovo Richard alias Richard Armitage e alla sua nuova compagna Grace, ovvero la Riley Keough de La casa di Jack.

Giovanissimi fratelli che, rispettivamente interpretati dal Jaeden Martell del dittico muschettiano It e da Lia McHugh, vengono lasciati soli con la donna, durante una una notte, dal padre, costretto a tornare in città a causa di un impegno; senza immaginare che quella che doveva essere la buona occasione per poter familiarizzare tra lei e i due è destinata a rivelarsi, in realtà, un vero e proprio incubo ad occhi aperti.

Un incubo che, come vuole la tradizione di un po’ tutta la cinematografia proveniente dall’Austria, i due registi concretizzano ricorrendo a pochissimi movimenti di macchina; man mano che la narrazione si evolve lenta e che il gelido clima di tensione viene attraversato da un forte retrogusto relativo a peccato e peccatori.

Ma in quale categoria rientra, precisamente, The lodge? È un film dell’orrore? È un home invasion? Intende sfociare nel torture porn o in disgustosi momenti splatter?

Nulla di tutto questo, in quanto, infarcito anche di un omaggio televisivo a La cosa di John Carpenter nel probabile tentativo di ricordare che è spesso opportuno non fidarsi pienamente di chi si ha accanto, sfoggia in maniera evidente il tenore di un dramma familiare a tinte thriller.

Però, se da un lato la regia appare decisamente elegante e tutt’altro che sciatta, dall’altro non risultano assenti momenti per sprofondare nella noia e non si fatica ad avvertire una certa mancanza di originalità, a cominciare dalla presenza della casetta di bambole che sembra quasi essere un elemento fisso delle recenti produzioni di genere (citiamo solo Hereditary – Le radici del male).

Fino ad approdare al più sfruttato dei twist ending, facilmente intuibile già nel corso della prima parte di The lodge per tutti coloro che abbiano almeno un minimo di dimestichezza con il filone.

 

 

Francesco Lomuscio