Un altro Ferragosto: Molino vs Mazzalupi 2

Diretto da Paolo Virzì, Un altro Ferragosto vede il ritorno dei Molino a Ventotene, dopo ventisette anni, per volere di Altiero, interpretato da Andrea Carpenzano, poiché suo padre Sandro, ovvero Silvio Orlando, capo famiglia, sta per morire, quindi vuole regalargli un’ultima vacanza nel suo posto del cuore, laddove furono esiliati i partigiani. Tra questi Altiero Spinelli, per esempio, ispirò proprio il nome del rampollo dei Molino.

Dopo Ferie d’Agosto, dunque, Virzì ci porta di nuovo in un contesto dove anche la famiglia Mazzalupi, ormai decimata dai lutti, ha la stessa idea di tornare sul luogo del delitto (sospensione di incredulità assoluta per una tale coincidenza), stavolta per celebrare un matrimonio.

Non ci sono più Ruggero e Marcello, cui prestavano il volto i compianti Ennio Fantastichini e Piero Natoli, ma le stesse schermaglie tra i due mondi contrapposti non mancano nemmeno stavolta. Virzì alza l’asticella dei cafoni e dei radical chic, i quali odiano di essere così definiti, in una parodia grottesca che dimostra di non avere più nulla da dire. Un altro Ferragosto vede cresciuti tutti i figli dei due clan. Da un lato Altiero, imprenditore quasi a rinnegare il padre comunista ma radical chic nell’anima, che rappresenta quel compromesso ormai diffuso del politicamente corretto, infatti è sposato con Noah, modello internazionale. Dall’altro Sabrina Mazzalupi, stavolta impersonata da Anna Ferraioli Ravel, diventata una famosa influencer e giunta a Ventotene per celebrare in grande stile le proprie nozze con Cesare, suo manager interpretato da Vinicio Marchioni: un individuo rozzo, omofobo e fascista.

Insomma, non manca nessuno stereotipo culturale degli uni e degli altri per tirare stancamente avanti, e senza mordente alcuno, un baraccone di personaggi tutti scontati e privi di personalità, in un universo bidimensionale negligente di spessore e d’interesse. Più che a un film sembra di assistere ad un guazzabuglio di pseudo-politica, senza alcun guizzo sia nella sceneggiatura che nella regia. Un altro Ferragosto, inoltre, non riesce a trasmettere quel senso d’estate che almeno nel suo predecessore sì faceva sentire.

Della stagione del solleone non v’è quasi traccia, complice anche una fotografia anonima che non tenta nemmeno di restituire quell’atmosfera con toni un minimo caldi. Il film di Virzì, quindi, arriva fuori tempo massimo, dopo oltre ventisette anni di ferie d’agosto (arretrate),oltretutto con una messa in scena debole che contribuisce insieme alle tematiche a non esaltare nemmeno le interpretazioni che restano sullo sfondo. Peccato soprattutto per Chiristian De Sica – che qui fa coppia con Sabrina Ferilli – e Paola Tiziana Cruciani, che non vengono valorizzati come meriterebbero, e di una Ventotene che, a sua volta, non emerge, poiché tutto si perde nelle intricate e mai risolte trame familiari, trattate superficialmente tanto da non creare empatia coi personaggi. Anche Silvio Orlando, che impersona un uomo morente, dà il senso di una commedia che versa nelle medesime condizioni.

 

 

Fabrizio Battisti