Stasera in tv su Cine34 alle 21 Bianco, rosso e Verdone di e con Carlo Verdone

Stasera in tv su Cine34 alle 21 Bianco, rosso e Verdone, un film del 1981 diretto e interpretato da Carlo Verdone. Prodotto da Sergio Leone, scritto e sceneggiato da Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi e Carlo Verdone, con la fotografia di Luciano Tovoli, il montaggio di Nino Baragli, le scenografie di Carlo Simi e le musiche del maestro Ennio Morricone, Bianco, rosso e Verdone è intrepretato da Carlo Verdone, Lella Fabrizi, Milena Vukotic, Irina Sanpiter, Angelo Infanti, Mario Brega, Andrea Aureli, Elisabeth Wiener.

Trama
Il film è un comico road movie ambientato in Italia, nei primi anni ottanta, durante un fine settimana elettorale. I protagonisti, le cui storie si intrecciano ripetutamente durante il film, sono tre uomini in viaggio per raggiungere i rispettivi seggi elettorali, tutti e tre interpretati da Carlo Verdone: Furio, un funzionario statale estremamente logorroico e morbosamente pignolo, Mimmo, un giovane ingenuo e goffo ma allo stesso tempo premuroso con sua nonna e Pasquale, un emigrato del Sud Italia residente a Monaco di Baviera, che in Italia trova una accoglienza tutt’altro che calorosa.

Dopo il grande debutto con Un sacco bello, Carlo Verdone si cimenta in un road movie, tenendo ben stretti i punti di forza del suo primo film: tre personaggi diversi e irresistibili, ottime situazioni comiche, la tendenza a dipingere un ritratto della società, ma soprattutto la nota malinconica e la solitudine che rendono inconfondibili le sue pellicole. Si ride a crepapelle con le scene del redivivo Mario Brega (qui in versione camionista), le scenate al limite del sopportabile del pignolissimo Furio, i grandiosi siparietti con la Sora Lella, le mille peripezie del taciturno Pasquale Amitrano. Ma allo stesso modo, il regista-attore trova il tempo per la riflessione, per rallentare i tempi: la toccante scena della visita al cimitero, tenera e semplice ma di grande effetto, e la terribile morte della nonna, resa ancor più straziante dall’apatia degli scrutinanti, sono tra le più belle dell’intera carriera registica di Verdone, che non evita mai qualche pugno in faccia alla società.

Anche qui, tre maschere: il candido Mimmo (il Leo del film precedente con variazioni minime), l’insopportabile Furio (che anticipa il Raniero di Viaggi di nozze) e lo sgraziato Pasquale. Ma stavolta Verdone, ancora sceneggiatore con Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, unifica l’intreccio servendosi di un geniale motivo conduttore (il viaggio per andare a votare) e lo contamina con la commedia all’italiana degli anni Cinquanta. Ne esce un film tanto leggero e divertente che va giù come un bicchier d’acqua, ma contemporaneamente anche in grado di dipingere con affetto, ironia e arguzia un decennio unico e irripetibile.

Carlo Verdone era scettico sulla realizzazione del film – percepito come una normale continuazione del suo precedente lavoro, Un sacco bello – e temeva di andare incontro a un insuccesso: la riserva fu sciolta dopo una lunga riflessione nella quiete della sua residenza di campagna. Il personaggio di Pasquale fu un’invenzione per compensare la logorrea di Furio Zoccano con un personaggio completamente muto, ispirato ai personaggi dei film di Jacques Tati, visti più volte al cineclub Filmstudio di Roma.

La fine ci regala tre personaggi soli, come nel film precedente, forse con ancora meno speranze: Mimmo corre in preda al dolore, Furio è sperduto in mezzo a una Roma che ha inghiottito la sua Magda e Pasquale se ne torna a Monaco di Baviera, alla sua monotona vita di lavoratore. È una tristezza che sale pian piano, che c’è sempre, che resta come un piccolo spillo nelle risate che il film regala. Risate proprio per questo uniche nel loro genere.

 

 

Luca Biscontini