Stasera in tv su Rai 3 alle 22 Loving Vincent di Dorota Kobiela e Hugh Welchman

Stasera in tv su Rai 3 alle 22 Loving Vincent, un film d’animazione britannico-polacco del 2017, diretto da Dorota Kobiela e Hugh Welchman. Si tratta del primo film interamente dipinto su tela, rielaborando oltre mille opere per un totale di 66 960 fotogrammi realizzati da 125 artisti provenienti da varie parti del mondo. Alcuni quadri sono stati riadattati modificandone il rapporto, aggiungendo parti, scambiando il giorno con la notte, il tempo meteorologico e le stagioni. La tecnica rotoscope è stata utilizzata per la maggior parte del film, girando 60 minuti di materiale di riferimento in 12 giorni. Il budget del film è stato di 5500000 dollari, finanziato in parte con una campagna su Kickstarter.

Trama
La vita e la controversa morte di Vincent Van Gogh vengono raccontate a partire dai suoi dipinti e dai personaggi che li popolano. Attraverso le parole delle persone più vicine a Vincent, alle sue oltre 800 lettere e alle ricostruzioni drammatiche degli eventi che hanno portato alla tragica scomparsa di Van Gogh, 120 dei suoi dipinti prendono vita diventando testimoni dell’epoca in cui il genio è vissuto.

Loving Vincent ricostruisce, con una struttura narrativa a inchiesta di rigorosa pertinenza biografica, gli ultimi giorni della vita di Van Gogh a Auvers, nell’Île-de-France: il giovane Armand Roulin arriva lì controvoglia con una lettera di Vincent da recapitare postuma al fratello Theo, ma scopre che nel frattempo anche lui è morto. Parlando con gli abitanti del piccolo centro e raccogliendo le loro testimonianze, tutte contrastanti, Armand inizia a provare un genuino interesse per la personalità del pittore e per le circostanze che hanno portato alla sua morte. Quello che poteva essere solo un piccolo biopic affettuosamente celebrativo (e che partiva come progetto per un cortometraggio), è diventato tra le mani di Dorota Kobiela e Hugh Welchman un’impresa poderosa: Loving Vincent è stato infatti completamente dipinto a mano su tela, fotogramma per fotogramma, con le pennellate decise e i colori carichi propri dell’artista olandese. Più di cento pittori al lavoro per sei anni, 65mila dipinti per 900 inquadrature ispirate a quadri di Van Gogh, dai celeberrimi Notte stellata e Campo di grano con volo di corvi fino ai numerosissimi ritratti. E proprio i ritratti sono uno dei punti più importanti sui quali si è concentrato il lavoro degli autori: tutti i personaggi del film sono persone realmente esistite e ritratte da Van Gogh, e tutti vengono introdotti in scena nella stessa posa in cui Van Gogh li ha ritratti, da Marguerite Gachet al giovane uomo con fiordaliso, da Adeline Ravoux a Pere Tanguy.

Superficialmente, si potrebbe liquidare Loving Vincent come un film à la Vang Gogh, un esercizio di stile imitativo, affascinante ma pretestuoso nel voler mettere insieme l’immobilità eterna della pittura e le immagini in movimento del cinema. C’è invece una logica molto precisa dietro le scelte di Kobiela e Welchman: i 95 minuti del film sono stati prima girati in live action, poi i pittori hanno utilizzato i fotogrammi come modello per realizzarne la versione dipinta a olio (vedi foto nella gallery in fondo). «Abbiamo scelto di operare così – spiega Kobiela in un’intervista a Cineuropa – perché lo stesso Vincent dipingeva sempre dal vivo». E non potendo avere a disposizione i veri Armand, Marguerite o Adeline, il team di Loving Vincent ha letteralmente fatto il ritratto – anzi, migliaia e migliaia di ritratti – agli attori che compongono il cast: Douglas Booth, Saoirse Ronan, Helen McCrory, Eleanor Tomlinson, Chris O’Dowd, Robert Gulaczyk (un attore teatrale polacco, scelto per interpretare – o incarnare l’autoritratto di – Van Gogh). L’effetto è curioso: osservare la recitazione di un attore rielaborata in forma di pennellate in movimento, ci spinge a concentrarci di più sulla mimica, sulle espressioni, sui lineamenti. Guardiamo “Loving Vincent” e ci sembra di vedere il volto di Saoirse Ronan per la prima volta nella sua concretezza plastica, nei suoi volumi e chiaroscuri.

Loving Vincent rappresenta un grosso sforzo artistico, e se amate la pittura e l’animazione vale decisamente la pena vederlo su grande schermo, ma anche un film personale e molto dolce, a partire dall’ambiguo significato del titolo: amando Vincent o amorevole Vincent ma anche con amore, Vincent (è il modo in cui Van Gogh firma le lettere al fratello). «Possiamo parlare solo attraverso i nostri dipinti», è la frase di Vincent che il film prende in prestito come tagline: Vincent Van Gogh ha amato la vita attraverso i colori e i pennelli, e la sua arte è l’unica strada che possiamo percorrere per avvicinarci a lui. Un messaggio semplice, forse banale (sui titoli di coda troviamo anche un’irresistibile canzone strappalacrime), ma che Dorota Kobiela e Hugh Welchman esprimono con piena, sincera adesione. «Questa è la mia lettera al mondo / che non ha mai scritto a me»: sono versi di Emily Dickinson, ma potrebbero adattarsi bene anche al protagonista di Loving Vincent.

 

 

Luca Biscontini