Stasera in tv su Cine 34 alle 21 La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia

Stasera in tv su Cine 34 alle 21 La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia, un film del 1978 diretto da Lina Wertmüller. Scritto e sceneggiato da Lina Wertmüller, con la fotografia di Giuseppe Rotunno, il montaggio di Franco Fraticelli, le scenografie e i costumi di Enrico Job e le musiche di Renato De Simone, La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia è interpretato da Giancarlo Giannini, Candice Bergen, Michael Tucker, Mario Scarpetta, Lucio Amelio, Massimo Wertmüller, Anny Papa, Anne Byrne Hoffman.

Trama
1968: Paolo, un giornalista di idee comuniste, si innamora perdutamente di una femminista americana, la segue fino a Los Angeles e infine decide di sposarla, e da lei avrà una figlia, Alex. Dopo dieci anni, i due vivono a Roma, sono in crisi e, in una notte di tempesta, si rinfacciano la reciproca delusione di desideri e di ideali; da questo dialogo forse rinasce qualcosa.

Di seguito riportiamo una parte della recensione di Lorenzo Ciofani.

Dopo Pasqualino Settebellezze, che la rende la prima donna candidata all’Oscar per la miglior regia, Lina Wertmüller è sul tetto del mondo. Le assegnano la cattedra di regia a Berkeley, è sbeffeggiata da Nanni Moretti in Io sono un autarchico, imtata al Saturday Night Live e Woody Allen la vorrebbe far apparire in Io e Annie, nello stuolo di amici del protagonista. La Warner le dà fiducia, cioè quattrini, e le fornisce i mezzi per esordire direttamente sul mercato statunitense.

Ne La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia i temi sono quelli cari alla regista: i conflitti sociali, il sesso, le relazioni tra uomo e donna, il femminismo, la rivoluzione impossibile, l’allegoria politico-sociale attraverso la prospettiva sentimentale. Con un collettivo di amici senza nome che commenta, interviene come un coro greco che ride, sghignazza, glossa, interviene seguendo il ritmo sincopato del montaggio di Franco Fraticelli, mentre Roberto De Simone lascia che musiche ancestrali ed etniche forniscano il tessuto sonoro su cui argomentare questo ennesimo non-musical erotico e politico del cinema di Lina Wertmüller.

E, invece, il fallimento. Non solo per il successo nullo. Tutto racchiuso nel verboso titolo, La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia inizia con le immagini di un disastro ecologico che annunciano i molti riferimenti storico-politici del film, dalla rivoluzione cubana alle porcherie di Nixon passando per i fremiti sessantottini, ovviamente modulati sull’emancipazione sessuale e sulla nuova disinvoltura dei costumi.

La regista ha ambizioni altissime e sceglie di adattare il suo sguardo al melodramma, ma non sa bene da che parte andare, arrivando a una seconda parte italiana quasi tutta in notturna, sulla carta piuttosto interessante. Eppure il gioco al massacro coniugale, tra Chi ha paura di Virginia Woolf? e molti racconti americani “turistici” da Noi due sconosciuti a By The Sea, è troppo cannibalizzato dalle parole e lo stile sovraeccitato tocca il primo zenit ridondante con un profluvio di specchi metaforici, vetri solo in apparenza trasparenti, e primi piani benché non più grotteschi.

Candice Bergen non trova mai una vera nota personale e si percepisce quanto Wertmüller cerchi nel suo corpo qualcosa che le ricordi l’amata Melato. Giancarlo Giannini immola il suo istrionismo a una performance sopra le righe quasi fumettistica, giocando fin troppo sulla sua iconografia da intellettuale comunista che arriva in America e disegna falce e martello sui pali per strada.

 

Luca Biscontini