Riff Willer: la bellezza di oltrepassare il proprio spazio

Perché con Riff Willer il vero gusto arriva proprio superando il proprio spazio, il proprio tempo, accantonando da una parte le proprie abitudini. E questo primo dico dal titolo “Streets of chance” sembra fare davvero tutto questo, rivolgendosi anche in un tempo che non niente a che fare con l’Italia Pop che – soprattutto in questi giorni – abbiamo visto passare in bella mostra dentro il grande Festival. Resteremmo fermi se non fosse per queste nuove voci che oltrepassano il proprio spazio… sound’s good Riff Willer

Noi partiamo sempre pensando alla bellezza… andiamo oltre quella che si vede. Per Riff Willer cos’è la bellezza?
Wow, che partenza, la bellezza…Banalizzando potrei risponderti per la serie “Belli dentro e va bene così”. Intendiamoci, tanto di cappello a chi non guarda al lato esteriore, o soltanto a quello, perché, specie se riferito a se stesso, denota una marcata personalità. E non è poco di questi tempi in cui sempre più marcata si fa la competizione sul filo dell’estetica. Il bello, però, è bello e basta, anche per me. Se una cosa piace è bella. E io cerco di fare sempre o quasi cose belle.

E all’annoso problema di mettere equilibrio tra bellezza e contenuto… tu come rispondi?
Perché, è per forza un problema? Non credo sia indispensabile trovare equilibrio tra bellezza e contenuto. Non ne vedo la necessità. Nella musica poi. Ecco, se restiamo in questo campo, ci sono brani stramaledettamente belli che, di contenuti, ne hanno davvero pochi.

La tua poi è una bellezza che attinge dalla cultura esterofila, l’Inghilterra, il punk rock nelle sue derive più morbide… perché?
Non c’è un perché. E grazie se pensi che la mia sia una musica bella. Lo pensi, vero? Scherzo. L’Inghilterra, quello che ha espresso ed esprime in chiave musicale e di costume mi ha sempre attratto. Se scrivo e canto in inglese la ragione è proprio questa. Il Regno Unito, la mancanza di condizionamenti e di cliché, mi hanno sempre affascinato.

E la tua provincia in che modo ha scritto questo primo disco?
La mia provincia, lo dico subito, è parte di me, non la rinnego. Ha “scritto” la mia musica attraverso i colori, i profumi della terra dove vivo. Anche se non si sente. E poi non credo che, nell’era del web, uno che fa musica indipendente debba farlo solo in una grande area metropolitana.

E dei vinili che mi dici? Ogni cosa di te conduce a questo supporto… ci hai pensato?
Il vinile, già. Un sogno e, spero, uno degli obiettivi futuri. Io stesso ne sono appassionato cultore, perché il disco sul piatto è per me un rito. Certo che ci ho pensato, ma, al momento, era fuori portata. Ho speso di mio, e tanto, per un progetto in cui credo. Il prossimo lavoro, chissà, incrocio le dita.