Criminali come noi: una “storia vera” dall’Argentina

Ambientato in Argentina, Criminali come noi parte dal Dicembre 2001 con un gruppo di amici che, riuniti tutti i risparmi per acquistare alcuni silos abbandonati e fondare una cooperativa nella loro piccola città di campagna, finiscono per vedere i propri investimenti bloccati, in quanto sono alla vigilia della crisi economica. E scoprono presto di essere stati in realtà truffati da un direttore di banca e da un avvocato senza scrupoli, quindi, decisi a riprendersi ciò che è loro, mettono in piedi uno dei piani più strampalati di sempre.

Il titolo originale La odisea de los giles rende sicuramente meglio l’idea della storia raccontata, tratta dal romanzo di Eduardo Sacheri La noche de la usina. Perché di un’odissea parla il film diretto da Sebastián Borensztein, con il gruppo di cittadini che, dopo essere stati truffati dallo Stato che congela i conti nel 2001 (quelli in moneta argentina) e dall’avvocato Fortunato Manzi (Andrés Parra), il quale si porta a casa i preziosi dollari cambiati in pesos ingenuamente dalla piccola cooperativa, attuano la propria vendetta. Cittadini che sono Fermín Perlassi (Ricardo Darín), la moglie Lidia (Verónica Llinás) e il fidato amico Fontana (Luis Brandoni), insieme agli altri soci vittime della truffa bancaria.

L’Argentina è un paese molto vicino a noi, non fosse altro per un illustre cittadino che risiede sul trono di Pietro, e in Criminali come noi viene rievocato il terribile collasso finanziario che colpì nel 2001 il paese sudamericano (anche oggi in difficoltà economiche create ad hoc).

L’odissea di Fermín è fatta di tragedie, stress, ma anche di una irrefrenabile voglia di rivincita. Chissà perché si vuole inserire questo lungometraggio nel solco degli heist movie (come Ocean’s eleven, per citare uno dei più famosi), considerando che, in realtà, Criminali come noi è ben più di un film di genere, sebbene al suo interno renda uno splendido omaggio a Come rubare un milione di dollari e vivere felici di William Wyler, che vide protagonisti Peter O’Toole e Audrey Hepburn. Inoltre, a livello tragicomico la costruzione della vicenda è molto simile a quelle dei classici del nostro cinema.

Dalla superstar argentina Darín ai comprimari Luis Brandoni nei panni dell’anarchico seguace di Bakunin e Daniel Aráoz in quelli del peronista nostalgico, è perfetto.

L’unico difetto per una commedia di questo tipo potrebbe essere la durata, ma, considerando che la vendetta necessita di tempo adeguato, risulta adeguata a Criminali come noi, che si ritaglia il giusto spazio in una distribuzione italiana spesso affollata da inutili produzioni made in USA portando una cinematografia decisamente molto più vicina ai gusti del nostro pubblico. Del resto, un film che ci mostra come le banche e lo Stato truffino i poveri cittadini non si può considerare altro che un piccolo capolavoro.

 

 

Roberto Leofrigio