FABIO CURTO: il soul e la terra promessa

Vincitore di The Voice of Italy nel 2015. Ora un un ritorno di scena con quel piglio che meglio lo codifica e lo rende equilibrato. Il blues d’origine che diviene anima e soul music nera d’America. Il tutto in un nuovo disco in italiano dal titolo “Rive Volume 1”. Fabio Curto lo conosciamo da tempo e lo ritroviamo oggi tra le nostre pagine: un nuovo lavoro pubblicato dalla Fonoprint uscito lo scorso 15 Giugno in cui si mescolano radici pop inevitabili e scenari classici di musica americana come il singolo “Mi sento in orbita” assai didascalico per il genere che in rete si arricchisce anche del video ufficiale. Ma è anche trasgressione misurata e ragionata (trasgressione per modo di dire riferendoci alle classiche strutture) quella che troviamo in “L’airone” oppure il tutto preso e decodificato oggi come in “Neve al sole”. Ci prova dunque a cavalcare la sua personalità e ci riesce anche se inevitabilmente, cantandoci brani come “Domenica”, fa calare una valanga di gusto e di fascino che difficilmente si può arginare: quel certo modo di fare, di sagomare la voce, lo stile. Certamente parliamo di cose classiche, nessuna rivoluzione di stile. Però che fascino gente…

Talent e televisione. Innegabile pensare a loro come la chiave di volta per la carriera ed il lancio. Ma diciamolo a gran voce: la loro è una costruzione o una demolizione?
Costruzione o demolizione dipendono da quanto si decide di investire su un artista dopo il talent, per me è stato solo un lancio, qualcosa in più in termini di visibilità, dal punto di vista musicale invece sono tornato a fare la musica che mi piace fare solo dopo due anni abbondanti dalla vincita di The Voice e questo molta gente l’ha capito dalle prime note di questo album o da canzoni come Lucy e Alone.

Restando su questo tema, sicuramente oggi ti conosciamo per The Voice of Italy. Che cosa sarebbe stato senza la tv dei talent?
Mi conoscerebbero molte meno persone e avrei poca coscienza del business televisivo e dell’industria musicale nonché dell’industria del live. Ho fatto una specie di masterclass molto accelerato in due anni con tantissimi effetti collaterali, ma ne sono uscito vivo e con tanta voglia di fare anche se i momenti di sconforto non sono mancati. Sono felice della mia esperienza e non rimpiango niente.

Guardando un ragazzo oggi che vuol fare questa esperienza: cosa gli consiglieresti?
Di avere le idee chiare e di non provarci solo per lo sfizio o il il dubbio di voler fare il cantante nella vita seguendo la scia” ma quello ce l’ha fatta ce la posso fare anch’io” poiché non è così che funziona. La musica deve essere un’urgenza viva dentro di te anche con poche approvazioni e poco pubblico, io ho suonato anche per 10 persone nel corso della mia carriera ed ero felicissimo di farlo. Il successo è difficile da gestire perché l’immagine di te diventa di dominio pubblico e le aspettative/pretese aumentano con l’aumento re di esso specie se è improvviso. Ci vuole testa di ferro e tanta forza altrimenti i rischi legati a una ripercussione psicologica sono alti.

Blues e Soul, per venire al tuo disco. Quanto fascino americano!!! Come mai questa direzione?
È stata sempre una costante nella mia composizione l’influenza americana, ma anche quella irlandese e le ballad di altri tempi. Il blues e il soul mi hanno sempre svegliato qualcosa di fortemente intimo sofferto e personale per cui con questo album non ho fatto altro che selezionare un tot di pezzi e iniziare a produrli parcheggiando a casa per il momento molti altri.

E la bellezza estetica, noi che ne siamo intenditori: conta? Nella musica di Fabio Curto quanto influisce? E qui poi si torna prepotentemente a parlare di televisione…
La bellezza nella musica è fondamentale come l’armonia. Ma nella sola misura in cui per te quello che ha fatto è davvero bello, ti regala cioè sensazione belle. Il gusto estetico allo stesso modo, ma restano comunque cose molto soggettive. La musica considerata oggettiva e di moda non ha mai avuto presa su di me. Nella casistica di questo album io e il mio coproduttore Enrico Capalbo siamo rimasti affascinati da suoni che ho campionato a casa mio battendo i pugni contro una colonna alla quale avevo appeso delle catene oppure contro dei pavimenti di legno con un fondo vuoto. Li abbiamo poi inseriti in mezzo a sample elettronici e bassi synt per cui alcune cose sembrano iper prodotte, ma alla base ci sono dei suoni molto roots e crudi. La televisione di nuovo? Non credo sia gusto estetico bensì esigenza del momento che può essere un elemento azzeccato o che desta stupore per qualche ragione, dura poco e non è quasi mai approfondito dagli ascoltatori che hanno molti altre alternative più immediate per passare il tempo.