Ghost Son- Recensione del film di Lamberto Bava

Ghost Son

Ghost Son è l’ultimo film scritto e diretto da Lamberto Bava. Probabile omaggio al capolavoro del padre e maestro Mario Bava, Shock, l’ultima fatica del 2006 del regista si lascia sia guardare, ma anche dimenticare.

Stacey (Laura Harring) e Mark (John Hannah) sono una coppia di innamorati vivente in una fattoria isolata nell’Africa più remota. Il loro amore cresce giorno per giorno, tant’è che la donna, infatti, decide di restare in Africa con lui. ”Non potrei mai vivere senza di te’‘, dice Stacey a Mark in tono sincero e pregno d’amore. Mark desidera un bambino, ma la sua amata sente ancora il bisogno di aspettare senza affrettare i tempi. Un giorno, durante un pericoloso incidente d’auto, l’uomo perde la vita sotto gli occhi della sua donna.

La stabilità, emotiva, fisica e generale, di Stacey viene così distrutta col decesso dell’uomo della sua vita.  I loro progetti, evanescenti come l’anima della donna, dal cuore ormai rotto e non più ricomposto.

E’ con la scomparsa di Mark che il film prende il via e si tramuta in una discesa verso l’horror psicologico. Stacey, infatti, comincerà così a sentire la presenza di suo marito nella loro casa, convinta del fatto che egli sia ancora accanto a lei.

Ghost Son

Intriso di ghost movie, Lamberto Bava ci propone una vicenda drastica e drammatica, dove giunge poi anche l’orrifico. Laura Harring, stella del capolavoro del mistero e dell’onirico Mulholland Drive di David Lynch, riesce, in tutta la sua bellezza e il suo talento, a reggere un intero film, imperniato su un’angosciante ma monotona vacuità. Non solo, la donna mette in atto il terrore di una madre alle prese col proprio figlio, che, invece di essere un luogo di rifugio, si rivela essere proprio ciò da cui  si deve scappare.

Se all’esterno la protagonista assoluta è l’Africa, in tutta la sua bellezza e l’arcano, violentato enigma che lo pervade, all’interno, più nel profondo, ciò che brilla non è uno spirito intento a perseguitare la sua vittima, ma un senso di colpa mirato a distruggere e assassinare il corpo in cui alberga.

Ghost Son

Lamberto Bava è qui, con Ghost Son, lontano dai suoi vecchi lavori. Il gioiellino thriller psicologico che fu Macabro, i buoni Le foto di Giogia e Morirai a mezzanotte e i cult Demoni, Demoni 2La casa con la scala nel buio. Il regista fu qui vittima di un budget non alle stelle e di un’impronta completamente televisiva. Nonostante il  livello alto alle spalle, il regista italiano non riuscì, all’epoca, a risollevarsi.

Il buon cast svolge alle sue spalle un ruolo importante: quello di rappresentare i conflitti relazionali ed esporre un atipico amore permeato da una malsana ossessione, che persiste anche dopo la morte. L’ottima e cullante colonna sonora del compositore Paolo Vivaldi (già curatore del non riuscito The Torturer di Lamberto Bava) ci fa quasi vivere una macabra favola, dove la nenia infantile è ciò che dovrebbe più far gioire l’essere umano ma che qui, invece, è ciò che più provoca un primordiale terrore. La fatica di Lamberto Bava resta, nonostante i difetti, il più gradito degli ultimi suoi lavori, n attesa del prossimo e atteso film demoniaco Twins.

 Ghost Son approccia a noi, tuttora, in maniera timida e umile, ma non perforandoci il cuore.