Godzilla vs Kong: (ri)scontro di titani

Se in anticipo rispetto ai titoli di testa di Godzilla vs Kong troviamo in scena lo scimmione più famoso della Settima arte che, direttamente da Kong: Skull Island di Jordan Vogt-Roberts, è ora tenuto sotto osservazione sull’Isola del Teschio tramite una cupola tecnologica che replica il suo habitat, immediatamente dopo il loro superamento non tarda a farsi vivo il drago dall’alito radioattivo, che avevamo lasciato trionfante al termine di Godzilla II – King of the monsters di Michael Dougherty.

Un’entrata chiaramente distruttiva quella del caro vecchio Godzy, che con la divinità scimmiesca si scontrò per la prima volta sul grande schermo ne Il trionfo di King Kong, confezionato nel 1962 da Ishiro Honda in evidente aria di metafora sul sentimento di odio di allora tra Stati Uniti e Giappone.

Stavolta, però, messi da parte cartapesta e modellini per lasciare spazio ad impeccabili effetti digitali che, tra l’altro, sembrano rendere Kong quasi un discendente dei gorilla di Congo e Il grande Joe, è un chiaro sottotesto ecologista ad attraversare la visione.

Perché, se da un lato abbiamo la consueta agenzia di criptozoologia Monarch che, imbarcatasi in una pericolosa missione verso terre inesplorate, porta alla luce le tracce delle origini dei titani, dall’altra una cospirazione minaccia di eliminare per sempre tutte le creature dalla faccia della Terra.

Creature che sono una meraviglia per gli occhi dello spettatore, fortunatamente illuminate da una fotografia di Ben Seresin che evita i toni eccessivamente dark del citato lungometraggio di Dougherty, il cui buio imperante penalizzò non poco la comprensibilità dei momenti di lotta tra mostri.

Lungometraggio da cui fa ritorno, tra l’altro, Millie Bobby Brown per affiancarsi stavolta ad un amico dalle fattezze di Julian Dennison e ad un complottista da quelle di Brian Tyree Henry per scoprire che la multinazionale Apex Cybernetics, dove lavorava quest’ultimo, nasconde il gigantesco robot MechaGodzilla, telepaticamente guidato e destinato, appunto, allo sterminio dei titani, legittimi dominatori della Terra.

Un MechaGodzilla chiaramente lontano nei connotati da quelli proto-giocattolo cui ci aveva abituati la tradizione nipponica e che esteticamente si presenta, invece, quasi in qualità di figlio dei Transformers cinematografici di Michael Bay; mentre la storia si sviluppa su una spedizione in compagnia di Kong presso la Terra Cava alla ricerca di una misteriosa fonte di energia.

Spedizione cui prendono parte un geologo, un’antropologa e una bambina sordomuta in grado di comunicare col grosso primate attraverso la lingua dei segni, ovvero Alexander Skarsgård, Rebecca Hall e Kaylee Hottle.

Man mano che, con colonna sonora di vecchie hit (Over the mountain across the sea di Bobby Vinton e Loving arms di Elvis Presley nel mucchio) e abbondanza di movimento orchestrato tra navi attaccate e improvvise ire devastatrici del lucertolone nato come Gojira, dietro la macchina da presa Adam Wingard – autore degli horror You’re next e Blair witch – rende pienamente giustizia al titolo Godzilla vs Kong.

Confezionando un blockbuster d’intrattenimento che, non eccelso ma indubbiamente capace di lasciare più che soddisfatti i fan dei fotogrammi invasi da kaiju (mostri giapponesi, per intenderci), regala al cosiddetto MonsterVerse iniziato da Godzilla di Gareth Edwards un lungo combattimento conclusivo immerso in una Honk Kong dalle luci fluorescenti trasudante, in un certo senso, sapore bladerunneriano.

Godzilla vs Kong è disponibile dal 6 Maggio 2021 sulle principali piattaforme.

 

 

Francesco Lomuscio