Il Castello Maledetto di William Castle

Nel 1932 esce per la famosa casa di produzione americana Universal Pictures un film in bianco e nero del regista James Whale (quello del famoso, primo Frankenstein), dal titolo The Old Dark House, divenuto in italiano Il Castello Maledetto, che vede tra gli interpreti Boris Karloff e Gloria Stuart. La pellicola, un horror infarcito di humor nero, riscosse maggior successo in Europa che in America, tanto che la casa di produzione inglese Hammer Films, insieme alla Columbia Pictures, decise nel 1963 di produrne un remake a opera nientemeno che del grande William Castle, regista che si era cimentato nei più disparati generi cinematografici, ma che in quell’epoca aveva già lasciato un segno anche nella storia dell’horror grazie a gioielli del calibro di Macabro del 1958, Il Mostro di Sangue del 1959 e La Casa dei Fantasmi del medesimo anno. Castle si mette così all’opera e nel 1963 gira il remake del film di Whale, mantenendone l’umorismo nero, e forse fin accentuandolo, tanto che la pellicola risulta, alla fine, più una commedia che un horror. Per determinati dettagli, inoltre, pare che Castle voglia ispirarsi più a La Caduta della Casa degli Usher di Edgar Allan Poe che al film di Whale, tanto da cambiare il nome del capostipite della famiglia Femm da Horace a Roderick. L’atmosfera della casa tenebrosa abitata da una dinastia maledetta certamente non può che ricordare l’opera del più grande maestro della letteratura horror di tutti i tempi, sebbene entrambi i film si basino su una sceneggiatura tratta da un romanzo di J. B. Priestley.

Il giovane Tom Penderel si ritrova a dividere l’appartamento con un losco figuro, tale Caspar Femm, in un modo davvero insolito: infatti, mentre Tom usa l’appartamento di notte, Caspar lo utilizza invece di giorno. Su richiesta dello stesso Caspar, Tom si recherà nella cupa dimora familiare dei Femm, incuriosito un po’ dalle richieste di aiuto dell’amico, che pare spaventatissimo da qualcosa, un po’ anche dalla descrizione che egli gli fa della sua splendida, e nubile, cugina Cecily. Giunto a Villa Femm, Tom troverà Caspar morto e già esposto nella cassa, pronto per essere sepolto. Uno strano zio gli racconta che il poveretto è morto cadendo dal balcone, ma secondo la bella Cecily c’è dell’altro: qualcuno lo avrebbe assassinato. Tom non ascolta gli inviti che Cecily gli rivolge di lasciare la casa, e quando capirà che questa è la scelta migliore, sarà ormai troppo tardi. Davanti a lui sfileranno dei soggetti davvero particolari ed al malcapitato succederà ogni sorta di stranezza, mentre i membri della famiglia, come nei migliori romanzi di Agatha Christie, cominceranno a morire uno dopo l’altro, con l’assoluta certezza che l’assassino si nasconde proprio tra le mura di quella dimora, e molto probabilmente è proprio un membro della famigerata famiglia Femm.

Le riprese del film si svolsero interamente in Inghilterra tra il 14 maggio ed il 22 giugno del 1962. Gli esterni sono quelli del bellissimo castello vittoriano di Oakley Court a Windsor, nel Berkshire, che ritroveremo anche come set del famosissimo musical The Rocky Horror Picture Show di Jim Sharman del 1975. Le restanti parti del film furono invece girate a Londra, eccetto gli interni in studio, realizzati sempre nel Berkshire. Nonostante questa vena english del film, la prima proiezione mondiale avvenne negli Stati Uniti la notte di Halloween del 1963, mentre in Gran Bretagna la pellicola approdò soltanto nel 1966. Nel cast è degno di nota l’attore inglese Robert Morley, che interpreta Roderick Femm: alle sue sembianze si ispira il famoso Ispettore Bloch dei fumetti di Dylan Dog. Gli attori principali sono tutti di nazionalità britannica, tranne il protagonista, Tom Poston, che è invece americano. L’eccessivo manierismo imposto nella recitazione rende i vari personaggi troppo macchiettistici, spingendo il film sul binario di una comicità da siparietti anni Venti che sinceramente non riesce più di tanto a solleticare le mie corde, e che ricorda più quella di certi serial tv dalla risata a comando. Le situazioni grottesche in cui il povero Tom si trova coinvolto riescono tutt’al più a strappare qualche sorriso, ma siamo ben lontani dalle vette di umorismo noir che raggiungono classici nostrani come L’Esorciccio o Fracchia contro Dracula, ovviamente a mio modestissimo parere. Certo, la caratterizzazione di alcuni personaggi è molto carina, ad esempio quello di Morgana, la ninfomane, vestita sempre di colori sgargianti che ne enfatizzano le forme, e che contrasta con quello etereo e quasi circonfuso d’aura mistica dell’altra ragazza del castello, la casta cugina Cecily. Il povero Tom si vedrà oggetto del desiderio di due donne tanto diverse, dalle quali però si sente attratto allo stesso modo, e si troverà al centro di una diatriba tra passione carnale ed amore puro.

Nonostante tutto l’armamentario squisitamente gotico utilizzato da Castle (il maniero tetro e polveroso, i candelabri, le mannaie, le lance, le bare), l’elemento horror nel film è praticamente inesistente, se non vi si vogliono vedere giusto alcuni richiami a La Famiglia Addams; peraltro nella sigla iniziale, durante i titoli di testa, si possono ammirare alcuni disegni realizzati proprio da Charles Addams, padre della celebre Famiglia. Simpatica la trovata dell’arca, che uno dei componenti della famiglia Femm sta costruendo in mezzo alla palude in cui si trova il castello, convinto che i giorni di pioggia che sembrano non finire mai porteranno a un nuovo diluvio universale: all’interno una discreta selezione di animali, tra cui felini ed asinelli in pacifica coabitazione.

A ben guardare, questo film non è né carne né pesce. Non fa troppo ridere, e non fa assolutamente paura, non lasciando il segno in alcun modo. La tensione, presente in buona quantità nell’originale, qui è completamente assente, e nonostante si cerchi di puntare sul meccanismo giallo stile Trappola per Topi o Dieci Piccoli Indiani, alla fine il risultato finale è piuttosto deboluccio. Il cast è tutto un po’ troppo sopra le righe, gigioneggiante, e se non tocca le corde della risata non riesce a raggiungere nessun altro traguardo. Uscito inizialmente in bianco e nero, come l’originale a cui si ispira, qualche anno dopo viene riedito in Inghilterra a colori in una versione, però, ridotta di ben 10 minuti. Tuttavia, né nell’una né nell’altra edizione il film riesce ad ottenere lo sperato successo, ed ancora oggi non è certo tra i lavori migliori associati al nome di William Castle, sebbene non si possa disconoscere la sua capacità di fotografare molto bene il castello e di far muovere i protagonisti all’interno delle sue stanze in modo decisamente elegante ed affascinante.

 

https://www.imdb.com/title/tt0057379/?ref_=ttmi_tt

Ilaria Monfardini