Il Conte Dracula di Jesús Franco

Nel 1970 il regista spagnolo Jesús Franco si approccia al leggendario romanzo di Bram Stoker, Dracula, col suo film Il Conte Dracula (Count Dracula), considerato da molti la pellicola più iconica dedicata al fascinoso Vampiro. Nei panni del conte troviamo l’attore che con Bela Lugosi si contende la palma di Miglior Dracula della storia del cinema, l’inglese Sir Christopher Frank Carandini Lee, o semplicemente Cristopher Lee, al suo quarto film nei panni del conte transilvano dopo Dracula il Vampiro di Terence Fisher del 1958, Dracula Principe delle Tenebre sempre di Fisher del 1966 e Le Amanti di Dracula di Freddie Francis del 1968. Se nei primi due titoli Lee è affiancato dall’amico e partner cinematografico di una vita, Peter Cushing, nel ruolo del prof. Abraham Van Helsing, qui al suo posto troviamo invece l’attore ceco Herbert Lom, l’iconico ispettore Dreyfus dei film de La Pantera Rosa. Considerato, come dicevo, da molti il più riuscito dei film sul personaggio di Stoker, ci presenta per la prima, e che io sappia ultima, volta, un Dracula fornito di un bel paio di baffoni a manubrio. Cooperazione inglese/spagnola/tedesca/italiana, vanta vari nomi italiani e spagnoli nel cast e nella crew, e le suggestive location sono per la maggior parte da ricercarsi nella penisola iberica, ma anche in Francia ed in Italia. Il montaggio della versione italiana è curato nientemeno che dal grande Bruno Mattei.

La storia è quella nota a tutti: fine XIX secolo, il giovane avvocato inglese Jonathan Harker si reca in Transilvania, sui Carpazi, nell’inquietante castello del Conte Dracula, per trattare con lui l’acquisto di una casa in Ungheria. Al suo arrivo in Romania capisce subito che c’è qualcosa di losco dietro la figura dell’affascinante e gentilissimo conte, che la gente del luogo non vuol nemmeno sentir nominare. Le sue paure troveranno concretezza quando durante la notte sarà assalito da tre aitanti donne che tentano di morderlo sul collo, allontanate però dall’arrivo del conte in persona che si palesa come un vampiro esigendo il suo tributo di sangue. Jonathan terrorizzato riesce a scappare, non prima però di essere morso dal conte, e verrà ritrovato febbricitante e ricoverato a Budapest nella clinica psichiatrica del prof. Van Helsing, dove lo raggiungeranno la fidanzata Mina con l’amica Lucy. Dopo aver vampirizzato Lucy il conte, giunto a Budapest per prendere dimora nella sua nuova casa posta proprio davanti alla clinica, tenterà di fare lo stesso con Mina, ma dovrà vedersela col terzetto inferocito composto da Van Helsing, Harker e Quincy Morris, fidanzato della giovane Lucy. Il Conte dovrà affrontarne delle belle, nonostante la sua fuga in Bulgaria, a Varna, su una nave.

Grazie alla stupenda fotografia di Manuel Merino ed alle brumose location, per la maggior parte spagnole, dove il rosso si staglia in tutta la sua importanza, Il Conte Dracula è un film che lascia il segno. I dialoghi sono relativamente pochi, perché a farla da padrone sono le musiche del compositore romano Bruno Nicolai, incalzanti ed ipnotiche, tanto magnetiche quanto sensuali e suadenti, capaci di variare registro in pochi secondi adattandosi perfettamente alle scene del film. La fissità delle espressioni di Lee, i suoi monologhi, i suoi occhi iniettati di sangue, sono leggenda, e non è un caso se ancora oggi la maggior parte della gente si raffigura Dracula con le sue fattezze. Ma il film di Franco non è solo Christopher Lee. È anche, come già detto, Herbert Lom, ed è anche il meraviglioso oltre ogni limite Klaus Kinski, nel ruolo di Renfield. L’attore tedesco, che ritroveremo al fianco di Franco in Erotico Profondo del 1976, ispirato ai delitti di Jack lo Squartatore, diverrà poi noto per aver lui stesso interpretato l’iconico vampiro della Transilvania in Nosferatu, il Principe della Notte di Werner Herzog del 1978 e in Nosferatu a Venezia di Augusto Caminito del 1988. Qui però è ben lontano dalla figura statuaria del vampiro, interpretando egregiamente Renfield, reso pazzo da Dracula dopo che gli ha vampirizzato la moglie. Un Renfield così decadente ed affascinante come quello di Kinski non lo ricordo nella storia della filmografia dedicata a Dracula, e se forse in parte si discosta dal vero personaggio stokeriano, tuttavia la perfetta interpretazione, completamente muta, e le movenze da dandy legate alla follia dei suoi occhi azzurri lo rendono assolutamente perfetto. Suadente e delicato, con lo sguardo poco sanguigno ma alla fine adatto alla parte, l’attore tedesco Fred Williams nei panni di Jonathan Harker. Se nel ruolo di Mina troviamo l’algida attrice austriaca Maria Rohm, musa di Jesùs Franco, la vera primadonna del film è la splendida spagnola Soledad Miranda, che dopo il ruolo iconico di Lucy in questo film reciterà al fianco di Franco fino alla fine della sua carriera, interrottasi bruscamente a soli 27 anni a causa di un terribile incidente stradale. Mediterranea e sensuale, ha dato vita a una Lucy che oscura e mette in ombra senza alcun dubbio quella Mina che teoricamente dovrebbe essere la vera eroina della storia. Il suo sguardo appassionato e bruciante, mentre il conte la morde sul collo cingendola in un abbraccio non certo mortifero, è una delle immagini che più caratterizza questa pellicola, essendo ormai parte dell’immaginario collettivo vampiresco. Nel multietnico cast troviamo anche l’attore romano Franco Castellani nel ruolo di una guardia della clinica che si occupa della sorveglianza di Renfield.

Sebbene considerata una delle più belle ed ambiziose trasposizioni del romanzo di Stoker, questo Dracula alla fine dell’opera originale conserva davvero ben poco. Bella l’idea di presentare il conte inizialmente anziano e canuto che ringiovanisce via via che beve il sangue delle sue vittime, espediente che aveva utilizzato anche Stoker nel romanzo presentando Dracula come un’entità dall’età variabile. Alcuni squarci del suggestivo paesaggio boschivo avvicinano il film di Franco al Nosferatu di Herzog, centrando appieno l’obiettivo prefissatosi. Ed a proposito di location, non solo quelle naturali concorrono alla buona riuscita del film, bensì anche quelle architettoniche: l’affascinante castello del Conte, che col suo torrione circolare ricorda quello di Bran in Transilvania, spacciato (erroneamente) come la dimora di Vlad Tepes Dracula, è in realtà il francese Chateau Chaumont, nella Loira, reso cupo dalla fotografia notturna e satura di Manuel Merino. La maggior parte del film è però girata in Spagna: a Barcellona è stato posizionato fittiziamente l’Hotel Corona de Aur di Bistrița, dal quale Harker inizia il suo viaggio sui Carpazi per raggiungere il Conte Dracula, e che in realtà è un palazzo della Plaza Mayor del Poble Español; la parte finale in cui Harker e Morris raggiungono Dracula a Varna per eliminarlo definitivamente è invece girata nel Castello di Santa Barbara ad Alicante.

Insomma, questo film è decisamente una piccola chicca per tutti gli amanti dei racconti vampireschi, in cui intelligenza e gusto sopperiscono alla povertà dei mezzi, e con un Lee tanto sobrio quanto accattivante e convincente. Gli scenari gotici perfettamente ricreati fanno il resto… Franco, sebbene noto soprattutto nel sottobosco horror-erotico spagnolo, qua sorvola completamente questo aspetto, dimostrando senza dubbio un certo talento, sebbene non privo di ingenuità, come ad esempio nella scena delle tre spose di Dracula, che risulta quanto mai finta e forzata fino alla teatrale entrata in scena di Lee. L’uso eccessivo dello zoom, ahimè molto in voga negli anni Settanta, a volte stanca, ed il ritmo della narrazione talvolta risulta fin troppo lento, anche se mai noioso o soporifero. Fa sorridere che qui il conte si accontenti di acquistare una casa a Budapest e non a Londra, sebbene faccia venire a trattarne l’acquisto proprio un avvocato inglese, o il fatto che Harker al suo arrivo al castello trovi ad aspettarlo non un manipolo di lupi feroci ma dei semplici pastori tedeschi all’apparenza anche poco temibili….vabbè, piccoli dettagli! La sceneggiatura risulta un tantino arrangiata, ma alla fine è comunque ricca di una certa classe ed eleganza, e ben si fonde con la perfetta colonna sonora vagamente ispirata a modelli morriconiani.

 

https://www.imdb.com/title/tt0065569/

 

 

Ilaria Monfardini