La nostra intervista a Nicola Barnaba, il “papà” di Ciao Brother!

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Dopo aver pubblicato la nostra recensione di Ciao Brother (qui il link), abbiamo fatto quattro chiacchiere con il regista Nicola Barnaba, che ci ha rivelato interessanti episodi circa le riprese e ci ha anticipato qualcosa sui suoi progetti futuri.

Quest’estate è uscito Ciao Brother. Come nasce l’idea di quest’opera?

La sceneggiatura è stata scritta da Giulio Base e nasce da tante chiacchiere fatte nel corso di vent’anni. Qualche anno fa mi ha chiamato proponendomi questo suo lavoro e subito dopo aver trovato un produttore, ci siamo messi alla ricerca degli interpreti. Originariamente Ciao Brother partiva non come una commedia ma come un’opera più drammatica. La svolta è avvenuta quando, non riuscendo a trovare due attori che ci convincessero, il produttore ha avuto l’idea di cercare una coppia di comici. In un primo momento questa proposta non mi ha convinto, ma dopo aver conosciuto Pablo e Pedro, ogni mio dubbio è svanito. Ho quindi riscritto gli aspetti più drammatici della sceneggiatura, trasformandola nella storia comica che ora conosciamo.

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Nicola Barnaba sul set di “Ciao Brother” con Nico “Pedro” Di Renzo

Dove è stato girato?

Le riprese si sono svolte prevalentemente a Los Angeles. Qui abbiamo avuto una serie di avventure/disavventure che hanno messo in pericolo la realizzazione del film, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.

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Raccontacene qualcuna.

Arrivati in aeroporto, gli addetti della dogana hanno bloccato il povero Nico per più di un’ora, costringendolo a giustificare il perché di tutto ciò che aveva in valigia. Durante le riprese, poi, mentre dovevamo girare la scena finale, abbiamo atteso per molte ore l’automobile di scena e, quando finalmente è arrivata, con essa sono arrivati anche i ranger.   Abbiamo così scoperto che c’era un problema con i permessi e alla fine, la scena abbiamo dovuto girarla in Italia.  Diciamo che portare a termine questa favola non è stato semplice.

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Hai definito il tuo film una ‘favola’. Interessante scelta.

Si, io ho una visione del cinema molto particolare. Amo particolarmente quelle pellicole che di distraggono dalla realtà di tutti i giorni. In questo caso Ciao Brother è una favola perché racconta la storia di un Cenerentolo che realizza la sua vita trovando qualcosa che non cercava neanche più: l’amore di una famiglia.

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Questo è il tuo terzo lungometraggio. Parlaci un po’ delle tue prime esperienze.

Il mio primo film è stato Una cella in due, un lavoro che in realtà non posso considerare totalmente mio, perché è stato un progetto che ho raccolto al volo dopo l’improvviso abbandono del regista, avvenuto a tre giorni dall’inizio delle riprese. Non è stato un film pensato e studiato da me, io mi sono limitato a fare un puro lavoro tecnico. L’anno scorso, invece, ho girato un piccolo film in dieci giorni, “Safrom”, scritto e realizzato da me con pochissimi fondi ma tanto impegno.

Torniamo ancora più indietro nel tempo. In passato hai girato numerosi cortometraggi, realizzando collaborazioni importanti, come quella con Claudio Santamaria.

Esattamente. Ho apprezzato per la prima volta Claudio quando al cinema ho visto L’ultimo Capodanno, in cui interpretava un piccolo ma interessantissimo ruolo. Così, grazie ad un’amica giornalista in comune, gli ho fatto avere la sceneggiatura del corto che avevo appena scritto, proponendoli di collaborare con me. Lui ha accettato immediatamente, e così è iniziata un’avventura entusiasmante che ha dato origine ad una bella amicizia e ad un corto “The Building” che ci ha permesso di vincere numerosi premi nei festival più importanti a livello internazionale, tra i quali “Il premio speciale della Giuria” al Festival del fantastico di Bruxelles.

Cosa consiglieresti ad un giovane che vuole iniziare una carriera nel mondo del cinema?

Innanzitutto è necessario precisare che il mestiere si impara in due modi: studiando e operando sul campo. Personalmente non consiglio corsi eccessivamente lunghi e dispendiosi quanto, piuttosto, tanti piccoli corsi mirati. Ciò detto, è indispensabile fare, fare, fare. E’ indispensabile mettersi in gioco il più possibile, realizzando progetti seri e partecipando a quanti più festival e concorsi possibile.
In questo campo è sicuramente importante la teoria, ma ciò che conta davvero è il curriculum, la pratica.

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Un’ultima domanda: progetti futuri?

Progetti ce ne sono davvero tanti. Ne ho uno in piedi da 15 anni che per vari motivi è saltato più volte. Ho poi il progetto di un action movie e di un film di guerra che, però, è molto costoso.

Bene, noi di Mondospettacolo ti salutiamo e speriamo di averti presto con noi!

Grazie, lo spero anch’io!

Sabrina Lanzillotti