LE INTERVISTE DI MONDOSPETTACOLO: SISSY CASTROGIOVANNI

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Amici di Mondospettacolo, eccomi al mio secondo incarico da novella redattrice affidatomi dal mio fiducioso direttore; per l’occasione sono andata ad intervistare un ospite d’eccezione: Sissy Castrogiovanni, giovane, bella ma soprattutto importante esponente del panorama internazionale della musica jazz.

Musicista nata in una famiglia di musicisiti. Ti hanno trasmesso i tuoi genitori la passione per questo mondo?

Mi sa proprio di si! Mio padre è pianista, mia nonna suonava e dipingeva, lo zio di mia nonna, Turi Pandolfini, recitava con Totò. Tra zii, cugini e pro-cugini siamo circa una cinquantina e quasi tutti abbiamo a che fare con l’arte..chi suona, chi canta, chi dipinge, chi recita e chi racconta barzellette. Vieni alla prossima riunione familiare e ti diverti!

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E invece cosa ti ha portato a eligere il jazz come tuo genere?

Sicuramente da mio padre ho ereditato lo “swing” e l’inclinazione all’improvvisazione, elementi fondamentali nel jazz. Nel mio percorso musicale ho ascoltato e cantato di tutto, dal blues al rock al funk… quando sono approdata al jazz mi sono innamorata delle armonie e del senso di libertà e sorpresa che questa musica ti può dare. Quando suoni un pezzo sai come inizia (forse!) ma non sai mai cosa succederà all’interno di esso e non ci saranno mai due volte uguali. Ogni volta è una magia a sé.

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Ti consideri un autodidatta della musica? Ritieni che l’esperienza sia molto più importante di qualsiasi studio?

Ho iniziato come autodidatta, ma poi ho anche studiato tanto e studio ancora, ogni giorno, essendo completamente cosciente del fatto che non si finirà mai di studiare e di imparare ! Sono al 100% convinta che l’esperienza sia la reale maestra di vita, hai bisogno di “sporcarti le mani” per imparare veramente. Vale nella musica e vale in tutti i settori. Se a questo accosti lo studio, il processo di apprendimento diventa più veloce e completo, dandoti anche nuovi imput da mettere in pratica durante “l’esperienza”.

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Nel 2009 grazie alla vincita di una borsa di studio sei approdata negli States, che esperienza è stata? Difficile staccarsi dalla tua terra? ( intendo non solo per via di passare da granita siciliana e cannoli ad hamburger e milkshakes!)

Che esperienza è stata è veramente difficile da spiegare a parole. Talmente ricca e forte che si deve provare sulla propria pelle per capirla veramente. In quel momento il distacco non è stato così difficile perché ero assolutamente determinata nel seguire i miei sogni e incredibilmente curiosa di vivere quest’avventura oltreoceano da sola. Ma ahimè, devo ammettere che anno dopo anno il distacco diventa sempre più difficile. Vado a Catania una o due volte l’anno in vacanza e quando si arriva al momento dei saluti in aereoporto…’na tragedia!!! Altro che curiosità e determinazione!
Ad hamburger e milkshakes fortunatamente non mi sono mai abituata, penso di non saperlo neanche dire correttamente in inglese!! ahah ..Quanto ne vale la nostra cucina!!!

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Oltre ad essere una bravissima cantante sei anche compositrice, quali sono i momenti della giornata in cui il tuo estro creativo raggiunge l’apice?

Parlando di mangiare, ora che ci penso, le idee migliori mi sono arrivate proprio mentre cucinavo! Ma anche mentre guido, o faccio la spesa, o passeggio per strada…non credo di avere un momento specifico della giornata, la verità è che canto un po’ tutto il giorno, appena nasce un’idea “cool” la registro e in un secondo momento la sviluppo al pianoforte. A volte mi siedo al pianoforte pensando di studiare delle cose e invece inizio a sviluppare delle idee e finisco per avere un pezzo pronto.

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Sempre in giro per il mondo tra un concerto e l’altro, a volte non ti manca un po’ la quotidianità di un lavoro cosidetto “normale” e soprattutto delle tue radici…?

L’importante è avere equilibrio in ciò che si fa. Al di là dei concerti live o delle settimane in studio a registrare o in tour, il lavoro del musicista si sviluppa proprio a casa davanti al proprio strumento e al proprio computer. Al giorno d’oggi tutti i musicisti hanno un mini home-studio dove trascorrono gran parte del tempo. E` questa la nostra quotidianità e ne siamo follemente innamorati. Amo il mio lavoro e mi diverte farlo anche nei momenti più intensi e complicati.
Per le radici nessun problema…le porto sempre con me, nella mia musica, nella mia quotidianeità e in tutto ciò che faccio!

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Cosa porti delle tue origini, della tua sicilianità all’estero? Il nome del tuo primo album “Intra lu munnu” già la dice lunga?

“Intra lu munnu” la dice lunghissima! La mia sicilianità è sempre stata forte e contagiosa. Fin quando è entrata di prepotenza nella mia musica mescolandosi con la mia parte jazz. “Intra lu munnu” è un album tra il jazz e la world music, cantato interamente in dialetto Siciliano. Qualcuno comincia a chiamarlo Sicilian-Jazz… è semplicemente un melting pot di tutte le mie influenze di cui il dialetto diventa forte collante. Armonie e improvvisazione jazz, ritmi africani, sonorità arabe e medievali, anche un pizzico di musica classica. Perché in fondo la Sicilia è tutto questo, un susseguirsi di dominazioni che hanno lasciato forte il segno nella nostra cultura e in ognuno di noi. I musicisti che collaborano con me in questo progetto vengono da tutte le parti del mondo: Palestina, Svezia, Israele, Sud America, Bulgaria, Africa, Italia; rendendo tutto ancora più speciale. ”Intra lu munnu” significa “Dentro Il mondo” ed è un inno alla passione… grande fonte di forza ed energia che ti rende capace di spostare oceani e montagne.

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Hai iniziato a creare il tuo album durante un soggiorno spagnolo, quanto Valencia ne ha influenzato la composizione?

Valencia è stata fondamentale in questo percorso. Ho vinto una borsa di studio full per il Mediterranean Music Institute di Berklee Valencia e ho trascorso in Spagna 6 mesi nel 2012. Ogni settimana eravamo a contatto con grandi esponenti della musica araba, africana e soprattutto di flamenco spagnolo e fado portoghese. E così ho scoperto milioni di cose in comune con la musica Siciliana. Un giorno mi sono seduta al pianoforte e ho iniziato a comporre “Comu lu mari da ‘Trizza” per la prima volta in vita mia in dialetto siciliano. Fino ad allora componevo prevalentemente in inglese e quello che scrivevo non mi sembrava esattamente “completo”, ma non immaginavo di poter esplorare il siciliano in musica. Invece quel giorno parole, armonia e melodia camminavano insieme in modo del tutto naturale ed e lì che è cliccato qualcosa. Qualche settimana dopo avevo tutti pezzi pronti.

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Hai suonato in piazze importantissime tra le quali il parlamento europeo (giusto per nominarme una), è emozionante sapere che il tuo parterre è costituto da personaggi cosi importanti?

Salire su un palco è sempre un’emozione. Sicuramente un palco importante ti fa tremare un po’…molto… di più!

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Quando hai capito che forse “ce la stavi facendo”?

Quand’è che ce l’avrei fatta?!?  E` un lungo soggiorno, come dicevo prima non si finisce mai di imparare e di crescere. Per me “farcela” significa semplicemente essere felici con quello che si fa, con quello che si è. Spero di trasmettere positività, in un’era che spesso purtroppo la fa perdere, e di contribuire in qualche modo a rendere questa Terra un po’ più felice. Più riuscirò a far questo e più mi avvicinerò all’”avercela fatta”.

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Alcuni importanti musicisti hanno detto parole bellissime nei tuoi confronti. Ti piace leggere i commenti della critica?

Se sono positivi si! (ride)  Che dire, è un grande onore avere riscontri positivi da parte di musicisti di grande esperienza. Soprattutto quando canti un genere non facile da definire in un dialetto non facile da comprendere qui in America dove si parla Inglese o in Sud America dove si parla Spagnolo. In realtà è proprio questo connubio che li affascina e io ne posso essere solo felice.

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L’esperienza a livello musicale che ti ha più soddisfatta fino ad ora?

Tante! Avere avuto la possibilità di cantare con Bobby McFerrin nel 2011 è stata una delle emozioni più grandi. Oltre questo ho recentemente cantato in diversi jazz festival in Sud America e vedere l’interesse del pubblico nella mia musica a prescindere da nazionalità e cultura è sicuramente una grandissima soddisfazione.

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Sei appagata da ciò che hai fatto fino ad ora?

Moltissimo. Non sarei riuscita a farlo senza il grande supporto della mia famiglia alla quale sono infinitamente grata.

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Sei un nome importante e riconosciuto nell ambito della musica jazz contemporanea, hai dato tanto quindi alla musica, viceversa a te la musica cosa ha dato?

La musica ha un grande potere e mi da tantissimo, ogni giorno. Mi mantiene connessa con il mio io più profondo, mi da gioia, mi emoziona, mi fa crescere. La musica crea unione e ha un grande effetto terapeutico. “Canta che ti passa” dicevano gli antichi!

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Sissy, già il mestiere dell’ artista è molto particolare e non facile, a maggior ragione se per svolgerlo devi viaggiare tanto come hai fatto tu. Riesci a conciliare la vita privata con quella artistica?

Tra le tante cose, la musica mi ha anche regalato un uomo speciale con il quale riesco a condividere pienamente questo mestiere. Anche lui è un musicista e spesso suoniamo o viaggiamo insieme. Che ti devo dire… Si fa l’utile e il diletevole!

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Grazie Sissy è stato un piacere e un onore averti qui con noi. Un grande in bocca al lupo per la tua carriera e per le tue prossime tournée.

Il piacere è stato tutto mio, grazie a voi… e saluti al lupo! 

E prima di salutarvi, vi invito a cliccare sul sito di Sissy: http://www.sissycastrogiovanni.com/

Elena Righi