Michele Fenati: la piccola bellezza di un mare

Bellezza che per molti dei nostri ascolti significa anche voglia di pulizia e coerenza. Si perde e si rintraccia lungo quella sottile eleganza che divide la scena dalla verità dei contenuti. E quando le due cose prendono invece una strada comune poi significa anche che l’incontro arriva in un punto alto dell’arte. Che piaccia o meno sembra accadere anche questo dentro questo disco firmato da Michele Fenati: si intitola “Dall’altra parte del mare”, un pop leggero, pulito, maturo e senza presunzioni. Disponibile anche dentro una bella release in vinile… e noi come sempre indaghiamo sui sentieri della bellezza…

Noi iniziamo sempre parlando di bellezza. Per Michele Fenati la bellezza che peso ha?
Ci sono tanti modi di intendere la bellezza. La verità è che tutti siamo costantemente alla ricerca di una forma di bellezza che ci dia la possibilità di assaporarla e gustarla. Sono affascinato dalle opere d’arte e dalla loro bellezza, soprattutto perché esprimono la passione, le incertezze, le paure, le speranze dell’autore. Ecco secondo me la bellezza esplode in tutte le sue essenze solamente grazie alla passione.

E poi, in questo tempo assai dedito all’estetica, come e dove la ricerchi?
L’estetica è talmente naturale che si esprime con la propria semplicità. Ognuno di noi, credo abbia un proprio modo di “ricercare” la “propria” bellezza.

Dal classico al pop, incontro che almeno vocalmente hai sempre celebrato… posso chiederti il perché?
È una fusione talmente naturale che non posso considerarla una scelta. La nostra giornata si divide in momenti dolci, aggressivi, calmi, tranquilli… e allora gli archi e la chitarra classica che ogni tanto, si incontrano con la batteria e con la chitarra elettrica.

E di questo lungo percorso, cosa ritroviamo dentro questo disco?
È un disco molto personale e quindi ci sono molte delle mie passioni musicali: c’è l’amore per gli strumenti classici, per il pop e soprattutto per la canzone d’autore. Ci sono momenti di vita vissuta da raccontare e sogni ancora lì, pronti per essere sognati.

La semplicità ci sembra un parola chiave: tutto molto popolare. Anche il suono lo hai cercato pulito e senza fronzoli. Anche questo ci incuriosisce visto che viviamo tempi di trasgressione ovunque…
In questo mondo super tecnologico, per assurdo, è molto più difficile produrre un disco semplice. Ormai è quasi impossibile ascoltare un rallentato, un forte o un piano, le sfumature, gli armonici, i glissati, il suono del legno sfiorato dall’archetto o la mano che colpisce inavvertitamente la cassa della chitarra… quelli che venivano chiamati i colori della musica. Qualcuno pensa che i respiri del cantante siano dei “difetti tecnici”. Io, invece, amo le cose semplici, dirette e schiette, con la giusta dose di tecnologia, senza eccessivi artifici e con la componente umana che ha ancora la predominanza.