Stasera in tv The Circle, con Tom Hanks ed Emma Watson

Stasera in tv su Rai 2 alle 23,35 The Circle, un film del 2017 scritto e diretto da James Ponsoldt. Il film è l’adattamento cinematografico del romanzo fantascientifico Il cerchio (The Circle) di Dave Eggers del 2013. Con la direzione della fotografia di Matthew Libatique, le scenografie di Gerald Sullivan, i costumi di Emma Potter e le musiche di Danny Elfman, The Circle è interpretato da Emma Watson, Tom Hanks, Karen Gillan, Bill Paxton, John Boyega, Patton Oswalt, Ellar Coltrane, Glenne Headly.

Trama
In un futuro non molto distante, le terribili conseguenze della tecnologia si scontrano con il desiderio di essere ascoltati in un mondo in cui la presenza online è tutto e il numero di follower indica il vero potere. In tale contesto, si dipana il racconto di Mae Holland, una giovane donna affamata di successo e carriera. Unitasi alla Circle, colosso dei social media, brucia rapidamente le tappe fino a quando, spinta dal fondatore dell’azienda Eamon Bailey a stare costantemente di fronte alle telecamere, sarà costretta a lottare per mantenere la propria identità.

Scritto e diretto dal giovane James Ponsoldt (1978), The circle, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Dave Eggers, editore e saggista statunitense, è un buon film, laddove, pur trattando lo spinoso tema delle tecnologie contemporanee in campo comunicativo, quelle cioè che stanno effettivamente rivoluzionando le nostre vite quotidiane, non assume un prevedibile atteggiamento reazionario, invocando la presunta bellezza di un passato più verace e autentico (come alcuni tromboni, retorici fino al midollo, non cessano di fare), bensì con un imprevisto, rocambolesco finale, spariglia le carte in tavola, invitando lo spettatore a riflettere, senza condizionarne il ragionamento.

Cioè che viene di primo acchito giustamente stigmatizzata è l’ossessiva tendenza attuale a mettere in campo una mappatura paranoica dell’esistente, in accordo con il puerile desiderio di controllare il manifestarsi di qualsiasi fenomeno. Il capo di The Circle, Baley (un buon Tom Hanks), una sorta di versione cinematografica di Steve Jobs, un guru delle nuove tecnologie e dispensatore di inediti modelli di vita, afferma, violando chiaramente i dettami della lezione kantiana de La critica della ragion pura, che “conoscere è bene, ma conoscere tutto è meglio”. Ma la proliferazione delle immagini causata dalla diffusione massiccia di occhi elettronici pronti a registrare ‘tutta’ la realtà non produce – come delira Baley – una vera mutazione della capacità conoscitiva umana, bensì comporta solo un aumento imponente del numero dei dati da elaborare, circostanza che, comunque, non riesce a realizzare, evidentemente, l’impossibile obiettivo dell’onniscienza.

Mae Holland (una discreta Emma Watson) è una di noi, una persona normale, la quale, a fronte della pervasività della dimensione ‘social’ della vita, imposta dalla logica d’impresa di The Circle, dapprima vacilla, ma poi, infine, si lascia trasportare da un fatuo entusiasmo in cui sprofonda: un suo comportamento impulsivo, che ne mette a repentaglio l’incolumità, la conduce ad avallare acriticamente le tesi sostenute dal suo capo, portandola, addirittura, a divenire la cavia di un esperimento disumano, quello della ‘trasparenza totale’, ripercorrendo fedelmente le gesta del Jim Carrey di The Truman Show, ma con l’aggravante della consapevolezza. Inutile segnalare che la situazione precipita; ma è proprio a questo punto – nel finale (che non sveliamo) – che arriva il salvifico colpa di coda del film.

Detto molto semplicemente: non è la tecnologia in sé a incarnare il male, ma chi la gestisce, chi vorrebbe cioè utilizzarla per esercitare un potere massivo, come profetizzato da Gilles Deleuze quando preconizzava “le società del controllo”. Allora, non si tratta più, chiaramente, di rimpiangere un ritorno al passato (o di cercare di difendere alcuni inviolabili diritti della persona), quanto piuttosto di far impossessare le masse (meglio sarebbe dire “le moltitudini”) di quegli strumenti che ancora oggi costituiscono il mezzo privilegiato per opprimere. È questo il passaggio decisivo su cui bisogna intensamente riflettere: non solo non bisogna avere paura del progresso tecnologico ma, paradossalmente, auspicarne un’accelerazione, purché – e questa è la condizione necessaria – esso sia realmente al servizio della collettività. Si tratterebbe, allora, di un vero ed entusiasmante processo di liberazione, che consentirebbe finalmente a tutti gli individui di responsabilizzarsi, interrompendo la funesta e radicata prassi della delega, laddove i soggetti nominati (i candidati-eletti), ormai sempre più palesemente alle dipendenze del nuovo ordine mondiale, hanno mostrato inequivocabilmente l’inadeguatezza loro e dei sistemi parlamentari in cui gaiamente risiedono. Proprio a tale speranzoso scenario sembrerebbe alludere The Circle e ciò basterebbe a decretarne la bontà, sebbene il film non brilli per originalità formale, né contenutistica.

 

 

Luca Biscontini