The cage – Nella gabbia: con gli occhi della tigre

The cage – Nella gabbia segna il debutto di Massimiliano Zanin alla regia di un film di finzione, dopo documentari quali Istinto Brass e Inferno rosso – Joe D’amato sulla via dell’eccesso.

Giulia, interpretata da Aurora Giovinazzo, è un’ex promessa delle arti marziali miste, ritiratasi dalle competizioni a seguito di una sconfitta che gli aveva procurato gravi ferite.

Insieme al suo fidanzato Alessandro, incarnato da Brando Pacitto, dirige un parco in cui si prendono cura di tigri provenienti da zone e realtà diverse, alcune di esse particolarmente aggressive e nemmeno idonee a stare in uno zoo. Frequentano regolarmente una comunità religiosa con a capo padre Agostino, cui presta il volto Fabrizio Ferracane. Alessandro ha un passato caratterizzato da crisi depressive e attacchi d’ansia, ma presenta ancora questi sintomi che scaturiscono in esplosioni di rabbia. Giulia, dal canto suo, ha avuto un’infanzia travagliata a causa della perdita di sua madre per overdose. I problemi di relazione tra i due si evidenziano quando Giulia decide di voler riprendere a combattere. Il suo percorso di ritorno allo sport è seguito da due figure fondamentali per la sua rinascita: il proprio mentore Serena alias Valeria Solarino e il coach Salvo, impersonato da Patrizio Oliva, ex campione italiano di pugilato.

The cage – Nella gabbia è dunque un film ricco di sfaccettature e metafore. Con la scusa di preoccuparsi per Giulia, Alessandro è in realtà accecato dalla gelosia perché vede la sua compagna allenarsi anche con alcuni ragazzi. I sogni di Giulia sono prigionieri dell’egoismo di chi la vorrebbe imbrigliare a sé. Lei stessa, prima ancora di essere al centro del ring, dovrà lottare in casa propria per realizzarli. I segni sul volto che la ragazza riporta dopo i primi combattimenti sono anche una sorta di allegoria relativa alle ferite psicologiche cui è sottoposta nella sua relazione malata, causate dai continui sensi di colpa generati da Alessandro, il quale la rimprovera di essere tornata a combattere.

Ad approfittare dei problemi psicologici del ragazzo, poi, è la figura di padre Agostino, che lo manipola al fine di esercitare la sua autorevolezza nella comunità religiosa che guida. Una sorta di microcosmo al maschile, dove le donne restano sullo sfondo. E il regista Zanin riesce a gestire tutti gli aspetti psicologici e altri temi importanti come l’omofobia, di cui è vittima Sara, l’allenatrice di Giulia ,senza però mettere in secondo piano la rinascita di una campionessa che combatterà nella gabbia con gli occhi della tigre. Molto efficaci, infatti, in The cage – Nella gabbia sono le sequenze di lotta e le coinvolgenti le musiche di Motta.

 

 

Fabrizio Battisti