Fantasy Island: in principio fu la serie tv Fantasylandia

Chi, tra coloro che sono cresciuti tra gli anni Settanta e Ottanta, non ricorda Fantasy Island, serie televisiva che, nata nel 1978 e trasmessa in Italia da Canale 5 con il titolo Fantasylandia, vide protagonisti Ricardo Montalban e il nano Hervé Villechaize, già noto come villain di Agente 007 – L’uomo dalla pistola d’oro?

Con prologo che tira immediatamente in ballo una giovane in fuga da alcuni misteriosi individui intenzionati a catturarla, a oltre quattro decenni di distanza ne viene concretizzata questa rilettura cinematografica voluta dalla Blumhouse Productions, specializzata in brividi da schermo.

Rilettura che, con al timone di regia il Jeff Wadlow cui dobbiamo, tra gli altri, Nickname: Enigmista e Kick-Ass 2, porta ovviamente un manipolo di sconosciuti sull’isola tropicale del titolo, dove sono ospiti del lussuoso villaggio vacanze in cui Michael Peña riprende, appunto, il ruolo che fu del sopra menzionato Montalban, impegnato a far avverare i loro sogni.

Sogni che, trattandosi di una variante maggiormente volta all’horror (anche se, in verità, siamo più dalle parti del thriller a tinte fantastiche), non possono fare altro che trasformarsi in incubi, tra una Maggie Q afflitta da problemi sentimentali e una Lucy Hale in cerca di vendetta contro colei che la rese oggetto di bullismo da adolescente.

Mentre Ryan Hansen e Jimmy O. Yang vestono i panni di due fratelli, il secondo dei quail omosessuale, e Austin Stowell quelli di un ragazzo orfano del padre morto in guerra e desideroso di prendere parte ad una missione bellica.

Una combriccola di personaggi che, trovandosi praticamente bloccati sull’isola dai poteri straordinari in cui tutto può accadere, lasciano pensare in maniera tranquilla ad una delle situazioni tipiche della saga Saw, con la differenza che in questo caso non si gioca di claustrofobia, ma vengono sfruttati non poco gli spazi aperti per orchestrare le diverse pericolose evoluzioni.

Man mano che al cast si aggiunge il mitico Michael Rooker di Henry – Pioggia di sangue nel corso della circa ora e cinquanta di visione che, nel trasferire nell’era dei social network il surreale succo del telefilm di origine, non dimentica neppure di ribadire che il problema del volere tutto è che spesso anche altre persone lo vogliono.

E, sebbene la fase conclusiva rischi di apparire eccessivamente contorta e di non facilissima e immediata comprensione nel tirare in ballo i diversi risvolti di sceneggiatura, grazie all’abbondanza di movimento Fantasy Island intrattiene a dovere senza annoiare affatto, tnto da non rientrare, per fortuna, tra i meno riusciti lavori di Wadlow (si pensi solo all’indifendibile Obbligo o verità).

 

 

Francesco Lomuscio