Ficstrip: la bellezza, le sue luci e le sue ombre

Estetica e bellezza passano inevitabilmente dentro il gioco effimero di luci e ombre, dentro quel che si vede e quel che invece si lascia solo immaginare. E dal “non veduto” poi raccogliamo indizi per una proiezione che ha tutto il sapore di una speranza, gioco delle parti primigenio che all’uomo restituisce un’essenza assai speciale. E tutto questo è solo uno dei punti chiave che nascono dentro il mio ascolto di “Hopes and Shadows”, primo bellissimo lavoro dei Ficstrip che troviamo dentro i tradizionali canali digitali. Melodie pennellano una voce che richiama urbanizzazione e metallo, un rock acido e avulso dalle pareti di suono ma più attento ai disegni melodici. Belle sensazioni di novità dentro gli ascolto quotidiani…

Noi partiamo sempre parlando di bellezza. Lasciando da parte quella eccentrica e sfacciata… per voi cosa significa “bellezza”? Cos’è la bellezza?
La bellezza ha mille forme e mille modi di palesarsi. È davvero impossibile descriverla o catalogarla, anche perché è talmente soggettiva che non saremmo d’accordo su che risposta darvi e finiremmo per litigare. La musica rock sa esprimere bellezza, su questo siamo tutti d’accordo.

Esiste un potenziale equilibrio tra estetica e contenuto? In genere per premiare l’uno si penalizza l’altro… anche nella musica accade… cosa ne pensate?
L’estetica ultimamente è portata agli estremi ed è esagerata proprio perché non c’è contenuto. Trasgredire tanto per trasgredire, esagerare tanto per esagerare. Abbiamo fatto anche noi una foto con la pelliccia e vestiti in modo trasgressivo, ma solo perché a qualcuno di noi piacciono cose che per la morale italiana sarebbero quantomeno discutibili. Gli altri l’hanno presa come goliardata.

E parlando proprio di estetica, del suono come della forma, “Hopes and Shadows” sfoggia molta bellezza. In che modo questa è parte narrante delle canzoni? Oppure avete trattato gli arrangiamenti come puro corredo estetico?
La bellezza perduta o quella che appare ad un passo ma non si raggiunge mai è la vera e propria parte narrante di questo disco.

Il video di “Fallin’ Down” gioca molto sul vedo-non vedo. Mescola con “psichedelia” le forme. Perché questa scelta?
Sperimentazione. Volevamo capire se un video del genere riusciva comunque a trasmettere le sensazioni che abbiamo provato scrivendo la canzone, pur non rimandando a quest’ultima per forza in modo diretto. Il video è piaciuto, quindi missione compiuta.

E poi ci cattura questa copertina. Una donna. Punti di luce e punti di ore. E quelle cosa sono, mele? Come leghiamo a sé tutti questi elementi?
Le copertine dei singoli così come quella dell’EP sono l’espressione dei migliori professionisti nell’ambito della pittura e della fotografia delle nostre provincie, Varese e Como. Abbiamo cercato di far capire cosa trasmettesse a noi la canzone ed il disco e chiesto loro di esprimerlo attraverso la loro arte.