Flesh Contagium di Lorenzo Lepori

Flesh Contagium di Lorenzo Lepori può vantare, tra gli altri, un sinistro primato: essendo stato girato nel luglio del 2019 è il primo film realizzato durante la pandemia da Covid 19 che parla proprio di questa stessa pandemia, e dei possibili effetti che il vaccino di tipo sperimentale inoculato alla popolazione potrebbe causare sull’uomo, portando a orribili mutazioni genetiche di buona parte dell’umanità, fino ad arrivare al quasi totale spopolamento del pianeta, tenuto sotto costante oppressione da bande armate, e dove vige ormai la legge del più forte. Devo dire che da sostenitrice della campagna vaccinale contro questo maledetto virus mi ero approcciata a questo film con grande scetticismo, ma Lepori è stato molto bravo a farmi cambiare idea, proponendo un’opera che non subodora assolutamente di propaganda no vax, ma che invece ci trasporta in una realtà distopica e post apocalittica che strizza l’occhio ai grandi del passato quali Bruno Mattei ed Umberto Lenzi, ma anche ai maestri d’Oltreoceano come George A. Romero.

In un mondo sconvolto da una terribile pandemia, i pochi esseri umani rimasti sani cercano rifugio fuori dai grandi centri abitati, in sperduti casolari di campagna, per paura di essere scovati ed uccisi da gruppi armati conosciuti come gli Esecutori, che girano indossando tute antisettiche gialle e maschere con respiratore, uccidendo tutti coloro che si trovano sul loro passaggio. Ornella ed il suo compagno Helmut vagano, come tanti altri poveri disperati, cercando di sfuggire agli assalitori e trovare cibo e riparo, e così si imbattono in una bellissima villa, dove entrano di soppiatto nella speranza di reperirvi qualcosa: ma ciò che troveranno non sarà proprio di loro gusto, ed i proprietari, Udolfo e Vera, non molto più rassicuranti ed amichevoli degli Esecutori dai quali scappano. Per Ornella il varcare quella soglia sarà l’inizio di un vero e proprio incubo ad occhi aperti che le farà fare i conti con la brutalità dell’uomo e con esseri sovrumani che ella non avrebbe mai potuto credere esistessero, parti degeneri regalati all’umanità dalla pandemia e dalla successiva sperimentazione vaccinale.

Girato in appena una settimana nei borghi di Buggiano Castello, Borgo a Buggiano e Ponte Buggianese, nella provincia di Pistoia, Flesh Contagium vede per la prima volta collaborare Lorenzo Lepori, che di quelle terre è cittadino, ed Alex Visani, regista indie molto noto per pellicole quali The Pyramid (2013) e Stomach (2019), che qui è direttore della fotografia e sceneggiatore. La collaborazione tra i due registi prenderà da qui una via molto fruttuosa, portando nel 2021 all’uscita di Nati Morti, regia di Visani, di cui Lepori è uno dei protagonisti, alla realizzazione di Grida dalla Palude, con Lepori alla regia, che vede di nuovo la partecipazione di Visani come direttore della fotografia, classe 2022, e dell’ultima pellicola di Alex, Gli Artigli dell’Aquila (2023) che vede Lorenzo nei panni di un feroce villain. Inoltre Flesh Contagium vanta anche il primato di essere il primo film coprodotto insieme alla Digit Movies, a cui hanno fatto seguito un paio d’anni dopo Nati Morti e Grida dalla Palude. Come quindi si può notare la collaborazione di questi due giovani talenti del panorama indie ha dato buoni frutti, anche se attualmente entrambi hanno preferito seguire sentieri distinti l’uno dall’altro.

Il cast conta essenzialmente quattro attori principali, di cui uno, Helmut, è lo stesso Lorenzo Lepori, che però, nonostante il suo proverbiale edonismo, sarà quello che avrà in fondo meno rilievo, in quanto qui Lorenzo ha preferito, giustamente, concentrarsi soprattutto sulla parte registica. Al suo fianco, alla sua prima esperienza, l’attrice perugina Shiri Binder, ancora un po’ goffa davanti alla macchina da presa, ma che sfoggia una nonchalance da attrice navigata nelle scene di nudo, anche quando si tratta di cavalcare senza alcun pudore il suo collega Pio Bisanti, che interpreta Udolfo. Tuttavia il ruolo della Binder non è affatto semplice, essendo quello di una ragazza poco più che ventenne che deve affrontare una pandemia, una gravidanza, svariate violenze sessuali e il confronto con esseri mostruosi che non sembrano di questo mondo, fino a divenire una vera e propria schiava dei maschi che la circondano. Direi che in fin dei conti la neofita non se l’è cavata affatto male, e correggendo un po’ il tiro dell’espressività potrà senz’altro avventurarsi sul sentiero di una promettente carriera. Pio Bisanti si può un po’ definire l’attore feticcio di Lepori, in quanto lo abbiamo già trovato nei sui lavori passati quali Catacomba del 2016 e Notte Nuda del 2018, e lo ritroveremo in Grida dalla Palude e nell’ultima fatica del regista toscano, Cieco Sordo Muto del 2023. Insieme a lui ritroveremo anche la bravissima Simona Vannelli, moglie di Lepori, la cui impostazione teatrale gioca in Flesh Contagium un ruolo decisivo nella creazione del personaggio di Vera. La brava attrice non solo interpreta, ma fa letteralmente suo un personaggio drammatico, spaventoso e toccante al tempo stesso, in quanto Vera, che fin dall’inizio vediamo vivere un amore idilliaco col marito Udolfo, sarà da lui separata a causa degli effetti che il vaccino sperimentale avrà su di lei. Tuttavia questo amore non sparisce del tutto, e sopravvive in lui sotto forma di compassione, in lei di gelosia: insieme a Daniele Marinelli, fonico in presa diretta e compositore della colonna sonora del film, la Vannelli plasma il suo personaggio mettendole in bocca una cantilena agghiacciante, che fa presagire il peggio ogni qual volta la si senta tra le spettrali stanze della magione in cui sia lei che il marito vivono, abitandone ali differenti e lontane tra loro, ma abbastanza prossime affichè lui sia consapevole della presenza di lei, e viceversa.

Cosa resta, in fin dei conti, dell’amore così bello e puro che univa Udolfo e Vera? Solo compassione e gelosia? Eh no, sarebbe troppo semplice. Lepori gira un horror, ma la sua proficua immaginazione non si accontenta di infetti e persecutori, lui vuole di più, punta più in alto. Ci deve scioccare, e ci riuscirà! Dell’amore di Udolfo e Vera resta qualcosa, ma assolutamente nulla di bello, qualcosa di mostruoso, deforme, che fa pensare a un tumore, e che, nonostante ciò, entrambi sembrano in qualche modo amare, perché li riporta con la mente ai bellissimi momenti passati insieme a bagnarsi nudi in un fiume o a suonare amorevolmente il piano a 4 mani. Lepori omaggia prepotentemente Frank Henenlotter e il suo film più iconico, Basket Case, facendo realizzare dal suo tecnico degli effetti speciali Lorenzo Parlanti (con la collaborazione di Ugo Arizzi) ben tre animatroni che riportano alla nostra mente il piccolo quanto perfido Belial portato alla notorietà dal regista americano.

Lepori, e chi lo conosce lo sa, è un dissacratore, e con Flesh Contagium dissacra tutto ciò che nel mondo c’è di bello, dall’amore, alla maternità, ai rapporti umani, fino a svelarci alla fine l’allucinante natura degli Esecutori, che nascondono il loro vero io lovecraftiano sotto pesanti tute gialle….tute che, fra l’altro, sono state uno degli incubi della troupe, perché essendo assolutamente non traspiranti a luglio creavano al loro interno un vero e proprio effetto sauna che impediva agli attori di indossarle per più di pochi minuti di seguito, e quindi molto spesso per girare un’unica scena molte persone sono state cambiate più volte all’interno dei tutoni, per evitare svenimenti e successive rianimazioni, che, considerando la media di lavoro di 14 ore al giorno, certamente non sarebbero stati d’aiuto. Tornando al nostro Lepori, chi lo segue dai suoi esordi si renderà senz’altro conto che il ragazzo è cresciuto, eccome, dai tempi di Notte Nuda e di Catacomba: rimane, certamente, il suo gusto per il ludico e per gli eccessi, che è un po’ la sua cifra stilistica, ed anche quello per le situazioni macabre, che qui troveranno terreno fertile inserendosi nell’allora neonata pandemia, che forse, già da sola, spaventava il mondo senza bisogno di mutazioni genetiche e mostri sanguinari.

La sceneggiatura di questo horror Made in Italy è stata scritta a sei mani da Lorenzo stesso insieme al fido Alex Visani e ad un nome di spicco del cinema italiano di genere, Antonio Tentori, sceneggiatore, tra i tanti, anche di Lucio Fulci e Dario Argento, ed oggi più che mai attivo nell’appoggiare e supportare la scena indie nostrana. Strizzando l’occhio, in mezzo a infetti e abomini, anche ai vampiri, ai cannibali ed agli zombie, il terzetto di gran classe ci porterà sull’orlo del precipizio dell’Umanità. Le personalità devastate dei nostri protagonisti si attaccheranno a tutto pur di credere che possa esserci ancora un futuro, un’occasione per tornare a vivere, in un mondo dove ormai aspirare alla sopravvivenza ed al soddisfacimento dei bisogni primari è già quasi un lusso. Ovviamente non c’è spazio per nessun tipo di rivalsa, nessun happy ending, se non inserendolo nell’orrore che ormai popola il mondo. Orrore che troverà il suo massimo sfogo nella scena in cui Ornella si rivolge agli Esecutori implorando aiuto: qui verremo trasportati in un abisso che da una parte è squisitamente romeriano, dall’altra ci conduce nei mondi di Lovecraft passando a grandi passi tra i quadri che Yuzna dedica al Solitario di Providence. Un plauso, in questo senso, va al makeup artist Ugo Arizzi, che è riuscito a rendere questo inferno, sotto il livido sole distopico che lo sovrasta, assolutamente credibile. Sguisciando quindi da Mattei a Lenzi, da Massaccesi e Jesus Franco, passando per Romero ed Henenlotter, Lorenzo Lepori costruisce un film che subodora di antico ma che è squisitamente nuovo, e che riesce ad inserire elementi originali e coinvolgenti nell’ormai stra abusato background del pianeta popolato di infetti e ormai prossimo al collasso. Con un piede nell’attualità e uno nella classicità il regista toscano ci regala un prodotto che va indubbiamente visto, e che non può assolutamente lasciarci indifferenti, non fosse altro per la genuina passione e la solida professionalità che Lepori riesce a trasfondere in ogni fotogramma. Omaggiando lo splatter e l’erotismo crudo e morboso dei classici degli anni Ottanta, Flesh Contagium si pone come spettacolo feroce e viscerale che saprà far breccia nei cuori di chi con Bruno Mattei ed i suoi prodotti low budget è cresciuto, e che cerca un po’ di respiro fuori dal piattume mainstream, spingendo verso la non omologazione.

 

https://www.imdb.com/title/tt13037448/?ref_=fn_al_tt_1

 

 

Ilaria Monfardini