IPPOLITO: la bellezza dentro la semplicità del pop

Il cantautore campano IPPOLITO torna in scena con un disco di omaggi, grandi cover, grande storia… ma soprattutto grande pop d’autore italiano. Si intitola “Piano Pop”, semplice e sintetico nel suono, eccentrico e protagonista nell’estetica della sua apparenza. E dentro le liriche che conosciamo tutti si adagiano le grandi melodie che in questa occasione cambiano appena di forma in qualche chiusa, in qualche soluzione… inevitabilmente nude di solo piano e voce, sembrano acquistare una voce diversa. Ed è sempre bello parlare di questa grande bellezza del pop italiano…

 

Noi parliamo sempre di bellezza. Chiediamo a tutti i nostri ospiti: cos’è per te la bellezza?
La bellezza nasce dalla sofferenza, dall’elaborazione di una situazione o di un fenomeno. E’ così anche la musica. Una bella canzone nasce dalla fermentazione di idee, è frutto di riflessione, ci vuole tempo direbbe qualche saggio. Oggi le belle canzoni non esistono più perchè non sono il frutto di una sofferenza ma di un lavoro razionale fatto a tavolino, al massimo c’è un mese di lavoro sulla stesura e il nuovo disco è pronto per essere cantato dal talent di turno, che poi verrà presto dimenticato.

L’estetica per Ippolito è anche una controtendenza rispetto alle aspettative. Di certo un disco di grande pop d’autore non farebbe pensare ad un look così sfacciato ed eccentrico. Come lo spieghi?
Anche l’occhio vuole la sua parte. La questione è che sono un tradizionalista, ascolto la musica che conta davvero, ma al contempo mi piacciono i look freschi e giovanili. Ho cercato di unire lo spessore che contraddistingue la canzone celebre, con la novità di un outfit che mi conferisca personalità e riconoscibilità.

Il tuo modo di cantare e i nuovi arrangiamenti che hai interpretato hanno cercato di celebrare l’estetica del brano o hai voluto anche studiarli per sottolineare qualche significato preciso delle canzoni?
In verità ho voluto esprimere qualcosa di diverso rispetto alle versioni originali. Ho cercato di salvaguardare l’estetica, ma attraverso la mia interpretazione ho voluto conferire la mia personale impressione sul significato delle canzoni. Il tono e il colore della voce, il tocco dei tasti del piano, sono aspetti importanti se si vuol dire qualcosa di proprio in un progetto di cover.

E in generale, asciugare tutte questa canzoni riportandole ad una forma così autentica, spirituale, sintetica di piano e voce… cosa ha significato per te?
È un po’ come ascoltare una composizione ai raggi x. Certo, ridurre a un piano e voce senza arrangiamenti, delle canzoni celebri, non è mai il massimo. Queste però erano le mie possibilità, i miei strumenti a disposizione e la mia esperienza. Oltretutto ho pensato che un progetto del genere non l’aveva fatto ancora nessuno e quindi ne ho approfittato per mettere sul mercato qualcosa che non c’era.

A chiudere: perché di alcuni brani hai voluto fare dei Medley?
È stato fondamentale creare dei medley all’interno del disco per due semplici ragioni: prima di tutto l’album ha guadagnato un tocco di autenticità, in secondo luogo ho cercato, in questo modo, di aumentare il numero di titoli celebri all’interno del disco, che altrimenti sarebbe stato un pò scarno, se consideriamo la vastità del panorama musicale anni 80′ e 90′.