Security: da Amidon, il primo thriller Sky Original

In prima assoluta su Sky Cinema e Now Tv il 7 Giugno 2021, Security è il primo thriller Sky Original e vede al timone di regia il britannico Peter Chelsom, autore di Serendipity – Quando l’amore è magia e Hector e la ricerca della felicità.

Derivato dall’omonimo romanzo dello Stephen Amidon che scrisse anche Il capitale umano, portato sullo schermo da Paolo Virzì, s’immerge in una Forde dei Marmi invernale, diversa da quella estiva e affollata di vacanzieri che ci regalò, tra l’altro, Carlo Vanzina nel suo Sapore di mare.

Una Forte dei Marmi la cui apparente tranquillità viene turbata dalla violenza subita da una giovane studentessa incarnata da Beatrice Grannò e sulla quale indaga un Marco D’Amore responsabile della sicurezza delle tante ville custodite da sofisticati circuiti di telecamere.

Un Marco D’Amore non convinto della colpevolezza del padre alcolizzato della ragazza, ovvero Tommaso Ragno, su cui cadono i primi sospetti, e che si spinge quindi in una ricerca destinata a portarlo a confrontarsi con una verità che ha scelto di seppellire per quasi vent’anni.

Una verità riguardante il suo vecchio amore Valeria Bilello e il figlio Giulio Pranno; proprio mentre sua moglie Maya Sansa sta affrontando la campagna elettorale come sindaco, sostenuta da un imprenditore dalle fattezze di Fabrizio Bentivoglio.

Un Fabrizio Bentivoglio di cui, francamente, comincia a stancare la maniera sopra le righe in cui affronta i personaggi che gli vengono offerti e che, curiosamente, manifesta qui un risvolto molto simile a quello del suo Roberto interpretato in Via Montenapoleone (riecco Vanzina).

Rappresentando soltanto uno degli aspetti che portano a storcere il naso dinanzi a Security, nel cui svolgimento, chissà per quale motivo, è soltanto la Sansa a sfoggiare un accento toscano nonostante la località d’ambientazione.

Man mano che a completare il cast provvedono una Ludovica Martino figlia adolescente di D’Amore, col quale vive un forte contrasto, e un Silvio Muccino professore, che intrattiene proprio con lei rapporti clandestini.

Un Silvio Muccino cui vengono maldestramente affidati momenti che avrebbero necessitato di attori del calibro di Al Pacino o Jack Nicholson e che, di conseguenza, non appaiono altro che ridicoli; come pure i flashback dei suoi incontri sessuali inseriti in maniera grottesca nel contesto o l’assurdo sogno in cui viene coinvolta una jena.

Se poi aggiungiamo che la oltre ora e cinquanta di visione non avanzi altro che all’insegna dell’estrema lentezza narrativa e dell’eccessiva verbosità, non è difficile avvertire che Security, mirato ad indagare le paure umane più recondite per rappresentare come le apparenze siano sempre più ingannevoli in mezzo a corruzione e pregiudizi, finisca per fallire nel suo obiettivo oltretutto stritolato dalla morsa della noia.

E, se da un lato la tensione latita, dall’altro la rivelazione finale non sorprende affatto.

(Photo credits: Riccardo Ghilardi)

 

 

Francesco Lomuscio