Stasera in tv La banda del gobbo di Umberto Lenzi, con Tomas Milian

Stasera in tv su Cine34 alle 21 La banda del gobbo, un film del 1977, diretto da Umberto Lenzi ed è il terzo ed ultimo capitolo della saga di Sergio Marazzi (detto er Monnezza) interpretata da Tomas Milian. Tomas Milian in questo film interpreta anche la parte di “Vincenzo Marazzi”, fratello di Sergio detto il Gobbo e di entrambi i personaggi scrisse i dialoghi. Prodotto da Luciano Martino, con il soggetto e la sceneggiatura di Umberto Lenzi, la fotografia di Federico Zanni, il montaggio di Eugenio Alabiso, le scenografie di Giuseppe Bassan, i costumi di Silvio Laurenzi, il trucco di Franco Di Girolamo e le musiche di Franco Micalizzi, La banda del gobbo è interpretato da Tomas Milian, Pino Colizzi, Isa Danieli, Guido Leontini, Sal Borgese, Luciano Catenacci, Guido Leontini, Pierangelo Civera, Nello Pazzafini, Massimo Bonetti, Solvi Stübing, Franco Odoardi, Mario Piave.

Trama
Tornato da una lunga latitanza, il bandito Vincenzo Marazzi, detto “il Gobbo” organizza una rapina. Il colpo riesce, ma i suoi tre complici, il Sogliola, Perrone e l’Albanese, gli sparano per eliminarlo. Il Gobbo però si salva e viene nascosto da una prostituta. Subito mette in atto la sua vendetta contro i compagni, ma la polizia è sulle sue tracce e, grazie all’aiuto del fratello gemello, lo scova. Il Gobbo tenta la fuga, ma la sua auto sbanda e finisce nel fiume.

“Dopo che il cinema western, fino a quel momento genere molto in voga in Italia e maneggiato con cura e partecipazione, aveva ormai lanciato il suo ultimo “canto del cigno” intorno al 1975, verso la fine degli anni ’70 si assiste a una vera e propria invasione programmata delle sale cinematografiche da parte di un genere talmente particolare che può essere definito come la risposta italiana al noir americano: è il poliziottesco, accusato dai detrattori di essere un genere destrorso, maschilista e dai contenuti spesso simili e politicizzati, mentre in realtà esso si rivela una vera e propria fonte di successi inaspettati che portano l’industria del cinema a una ulteriore fioritura.

Umberto Lenzi, uno dei “Guru” del genere, l’autore di tanti cult, realizza nel 1977 un film destinato ad entrare nella (mini)storia del cinema di genere: gira La banda del gobbo dove, grazie al talento creativo del suo attore Tomas Milian, presenta per la prima volta (in veste ufficiale) i personaggi del Gobbo e di “Er Monnezza”, malavitosi entrambi, uno cinico, spietato, una vera mente criminale; l’altro, un innocuo ladruncolo dal cuore d’oro, ricettatore di auto e meccanico part- time quando non aiuta il fratello al quale vorrebbe somigliare. Il personaggio del malavitoso gobbo Vincenzo Marazzi era già comparso nel precedente lavoro del regista (Roma a mano armata) dove però si chiamava Moretto ed era un piccolo e losco abitante del sottobosco romano che ostacolava le indagini dell’inflessibile “commissario di ferro” interpretato da Maurizio Merli; a cambiare non è solo il cognome, ma pure la gobba che si sposta da sinistra a destra.

La pellicola riscuote da subito un enorme successo al botteghino, diventando in breve tempo una pietra miliare del genere: il pubblico apprezza soprattutto la commistione tra il classico thriller “all’americana” (sulla scia di tanti immortali Heist Movie o Noir) e la commedia più diretta e spietata, evidenziata dai dialoghi dei due personaggi principali (scritti direttamente da Milian stesso) che lanciano l’attore cubano nell’Empireo delle icone pop che hanno segnato l’epoca. Oltre alla suggestiva ambientazione nei bassifondi urbani della Roma fine anni ’70, il ritmo serrato e concitato scandito da rapine a mano armata, truffe, furti, vendette, sparatorie e inseguimenti, personaggi immortali e iconografici dotati di un sadico cinismo corrosivo, un altro valore aggiunto della pellicola è la colonna sonora composta da Franco Micalizzi, che, oltre a sottolineare alla perfezione i momenti di tensione narrativa del film, riesce pure ad usare le canzoni immortali e pop del cantautore Antonello Venditti per sottolineare l’animo fortemente romano della pellicola”.
(Ludovica Ottaviani, Cinefilos, 29 Dicembre 2013)

 

 

Luca Biscontini