Andrea Mirò: la bellezza come stato d’animo

Venti anni non sono pochi ma neanche una fetta di quasi tutta la vita, come dissero in quel film famoso. Venti anni che quasi ormai sono venticinque, sono un tempo in bilico tra il poco e il giusto, un tempo utile per guardarsi dentro e attorno e fare una sorta di punto. Andrea Mirò ha fatto questo e ce lo ha restituito su un disco che, se da un lato è privo di novità, dall’altro è celebrativo di storia. La sua storia. Alla sua musica chiediamo di portare in scena quella bellezza che ritroviamo dentro le menti libere di osare o anche di scegliere di restare, tra una confort zone e l’altra. “Camere con vista” in fondo mi lascia proprio pensare ad uno sguardo lanciato proprio in quel momento di pausa che la corsa si ferma, il tempo rallenta e a vita si può guardare dentro ogni particolare. Sono 38 canzoni della sua carriera messe li in ordine cronologico dentro un doppio disco che non solo fotografa ma anche racconta e fa scoprire…

La bellezza… per Andrea Mirò la bellezza per davvero cos’è?
La bellezza è uno stato d’animo, è riuscire a stare bene con se stessi, è un equilibrio a cui si cerca di approdare ogni giorno accettando le nostre imperfezioni, è ciò che si riverbera poi fuori di te per arrivare agli altri.

E per Roberta Mogliotti… pensi sia la stessa cosa?
Non penso mai in modo dissociato tra me stessa e l’artista: l’artista è una sfumatura della me intera, l’artista è bella quando è a suo agio in ciò che fa e che mette in scena. Amo molto il mio lavoro, è uno dei momenti più alti e soddisfacenti nella mia vita, è un “posto” in cui mi sento indubbiamente “bella”.

Come pensi, anzi quando sai di averla trovata dentro una canzone?
Quando senti che la canzone è riuscita, quando ciò che hai scritto e ciò che hai realizzato coincidono, quando ti sembra in equilibrio testo e musica.

Nel quotidiano queste due donne si sovrappongono, si somigliano o si tengono a distanza?
Io non suddivido la me sul palco e la me nella vita, come già accennavo prima. Sono 2 espressioni di una stessa persona, quando non mi occupo dei miei figli lavoro, come moltissime altre donne che lavorano. La difficoltà più grande è riuscire a stare in equilibrio tra le ingerenze familiari e questo mestiere che spesso non ha orari e ti porta a viaggiare continuamente. Forse la sfida più difficile però è mantenere alta la concentrazione sul palco nonostante tutto ciò che succede nella propria vita e in quella dei figli.

Se ti chiedessi la vista migliore dalle tante camere incontrate lungo il cammino? Qualcuna che ha davvero cambiato il senso della prospettiva?
Tutte le volte che sono stata a suonare oppure ho scritto per qualche progetto particolarmente coinvolgente o di rottura o di denuncia: le “stanze” e le “finestre” di questo disco sono le esperienze fatte, o che avrei voluto fare, o che mi sono passate accanto perché esperienze di altri, o che mi hanno colpito leggendo/guardando/ascoltando… quindi le più forti sono anche quelle che hanno lasciato un segno indelebile nella mia anima e nella mia sensibilità.

Oggi richiamare alla mente la tua storia serve per una emancipazione personale o per scacciare via demoni e scheletri? Insomma, che cosa davvero sta alla base di un progetto simile?
Questo alla fine è un progetto “storico” per dire a chi mi segue qual è stato il mio percorso finora e come si è evoluta e cambiata nel tempo la mia cifra stilistica, e per riscoprire alcune chicche rimaste troppo nascoste nel tempo; ma anche per chi non mi conosce e si è imbattuto in me su un palco teatrale per altri percorsi ed è rimasto incuriosito. Ne ho sentito l’esigenza proprio per poter approdare al nuovo materiale che intendo registrare appena mi fermerò con i vari tour e spettacoli di questo anno. Per aprire un nuovo capitolo dovevo indubbiamente “chiudere” quelli appena passati.